Sanremo 2018: cosa ci è piaciuto di più di questa edizione

Redazione Pubblicato il 12/02/2018 Aggiornato il 12/02/2018

Il Festival di Sanremo 2018 si è concluso con la vittoria (annunciata) di Fabrizio Moro ed Ermal Meta. Ora è tempo di bilanci, in positivo e negativo

sanremo2018bilancio

Quello che non ti distrugge, ti fortifica e ti fa vincere gare e battaglie. Ne sono la prova Fabrizio Moro ed Ermal Meta che, nel corso di questo Sanremo 2018, sono partiti da favoriti per poi trovarsi in una bufera che rischiava di trascinarli fuori dalla gara.

Per fortuna le accuse e le polemiche sono rientrate, loro sono tornati sul palco e con la loro Non mi avete fatto niente hanno vinto (meritatamente) questa 68esima edizione del Festival della Canzone Italiana.

Dopo di loro si sono classificati Lo Stato Sociale e Annalisa: sui primi non avevamo dubbi dato che Una vita in vacanza è già uno dei pezzi più canticchiati, mentre Annalisa con Il mondo prima di te non convinceva più di tanto. Ci si aspettava, infatti, un piazzamento più in alto di Vanoni-Bungaro-Pacifico o dei The Kolors, visti come gli ideali partecipanti degli Eurovision Song Contest.

La classifica finale

Il resto della classifica finale si è guadagnata qualche fischio, perché ci sono artisti che indubbiamente meritavano una posizione più alta (vedi quelli citati sopra, oltre a Le Vibrazioni, Decibel o Diodato-Roy Paci) e altri che, onestamente, ci aspettavamo un pochino più giù (tipo Giovanni Caccamo).
Eccola:
4 Ron (Almeno pensami)
5 Vanoni-Bungaro-Pacifico (Imparare ad amarsi)
6 Max Gazzè (La leggenda di Cristalda e Pizzomunno)
7 Luca Barbarossa (Passame er sale)
8 Diodato-Roy Paci (Adesso)
9 The Kolors (Frida)
10 Giovanni Caccamo (Eterno)
11 Le Vibrazioni (Così sbagliato)
12 Avitabile-Servillo (Il coraggio di ogni giorno)
13 Renzo Rubino (Custodire)
14 Noemi (Non smettere mai di cercarmi)
15 Red Canzian (Ognuno ha il suo racconto)
16 Decibel (Lettera dal duca)
17 Nina Zilli (Senza appartenere)
18 Facchinetti-Fogli (Il segreto del tempo)
19 Mario Biondi (Rivederti)
20 Elio e Le Storie Tese (Arrivedorci)

I premi collaterali

Meritano di essere citati anche i premi collaterali, che hanno comunque la loro importanza. Il primo da citare è indubbiamente il Premio alla Critica Maria Martini (dato dai giornalisti), che è andato a Ron. Il Premio della sala stampa Lucio Dalla (radio-tv-web) è stato invece consegnato a Lo Stato Sociale).
Il trio Vanoni-Bungaro-Pacifico si è portato a casa il Premio Sergio Endrigo per la miglior interpretazione (dato dalle due sale stampa), Mirkoeilcane il Premio Sergio Bardotti al miglior testo (assegnato dalla giuria esperti) e Max Gazzé il Premio Giancarlo Bigazzi alla migliore composizione musicale (assegnato dall’orchestra).
Invece il Premio Tim music per il brano più ascoltato sull’app è andata alla coppia Meta-Moro.
A questi si aggiunge il Baglioni d’Oro, premio del Dopofestival e frutto delle votazioni tra i cantanti stessi: al primo posto si sono classificati Vanoni-Bungaro-Pacifico, al secondo Max Gazzé e al terzo Ron.

Una finale di spessore

Le premiazioni sono arrivate dopo una finale destinata a finire nel capitolo delle pietre miliari di Sanremo. Il direttore artistico Claudio Baglioni ha infatti voluto alzare ancora di più l’asticella, mettendo non solo la musica ma l’arte in generale al centro. Ha infatti limitato gag, siparietti e promozioni (a parte quella inevitabile di Sanremo Young, il nuovo talent musicale condotto da Antonella Clerici che partirà il 16 febbraio). Il primo grande momento ci è stato regalato da Laura Pausini rimessasi in forma dopo la brutta laringite (che non le ha permesso di essere presente alla puntata di apertura). La pop-star italiana ha prima presentato il suo nuovo singolo Non è detto, poi è stata raggiunta da una telefonata di Fiorello e ha duettato con Baglioni in Avrai, finché non si è scatenata con la sua Come se non fosse stato amore che l’ha portata persino fuori dal Teatro Ariston.
Presente anche il trio composto da Francesco Renga, Nek e Max Pezzali che hanno cantato Strada facendo con il padrone di casa.
Grande protagonista è stato poi Pierfrancesco Favino, che ha portato un brano dall’opera La notte poco prima della foresta, scritta dal drammaturgo e regista teatrale francese Bernard-Marie Koltès. A raggiungerlo poi sul palco Fiorella Mannoia cantando Fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati.
Più tardi, tornando a un registro più leggero, ha accolto l’amico e collega Edoardo Leo e insieme a lui ha giocato sul fattore commistione, che li ha portati alla conduzione nonostante siano attori.

Ciò che abbiamo amato

Proprio Edoardo Leo merita i nostri applausi: non era facile prendere in mano il Dopofestival, fascia difficile e considerata negli ultimi anni anello debole della kermesse. Eppure lui è riuscito a rinnovarla con intelligenza, freschezza e la dovuta ironia. Certo, è un attore e non un conduttore, ma ci sa fare con il palcoscenico ed è chiaramente un vero amante della musica.
Anche Pierfrancesco Favino è riuscito a stupirci con effetti speciali: quando ha esordito sul palco dell’Ariston era chiaramente impacciato, ma poi si è rilassato e riscattato, mostrando a tutti quanti di che pasta è realmente fatto.
Sulla carta il festival voluto da Claudio Baglioni non ci convinceva, perché dopo tanti anni di show ricchi di ingredienti, si temeva l’effetto noia. Invece il cantautore, in veste di direttore artistico, è riuscito davvero a tenere come focus la musica regalandoci il più bel Sanremo degli ultimi anni. E alla fine anche come conduttore non se l’è cavata poi male.
Altra cosa: questa edizione ci ha regalato tante belle canzoni, destinate ad accompagnarci anche nei prossimi mesi.
Se ci sarà un Baglioni bis? Noi lo speriamo.

Qualche piccola tirata d’orecchi

Se c’è qualcosa che bocciamo di questo festival? Nulla, ma qualche piccola tirata d’orecchi la facciamo. Partiamo da Michelle Hunziker: lei è stata una brava padrona di casa, ma continuiamo a non perdonarle il fatto di averci promesso una certa attenzione alle tematiche femminile, per poi cadere in una sequela di luoghi comuni che ha infastidito e non poco le donne che stavano davanti alla tv.
Altro anello debole di questa edizione è stata Sabrina Impacciatore: che bisogno c’era di fare la finta svampita per cinque giorni? Il gioco è bello quando dura poco! E poi da lei, che è un’attrice di grande talento, ci aspettavamo qualcosa di più.