27/10/2022

Romulus 2: la guerra per Roma

Veronica Colella Pubblicato il 27/10/2022 Aggiornato il 27/10/2022

Torna la saga di Matteo Rovere sulla fondazione di Roma, con nuovi episodi disponibili ogni venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic e Now

Romulus 2

Almeno per il momento, la seconda stagione di Romulus si è dimostrata all’altezza delle aspettative.

Ritroviamo le stesse atmosfere arcaiche e seducenti, arricchite da una tensione emotiva che ha tutte le caratteristiche di una tragedia annunciata.

Sappiamo che non è il caso di affezionarsi troppo – quello di Romolo e Remo è il fratricidio più famoso del mito dopo Caino e Abele – ma le scommesse su quale dei due re sopravviverà sono ancora aperte. E ancora una volta sono le relazioni tra i personaggi il vero punto di forza della serie, fulcro di alleanze e tradimenti quanto di rimpianti e passioni primordiali.

La nascita della città eterna

In questa seconda stagione gli accampamenti lasciano spazio alla pietra, le prime mura di una città che gradualmente acquisisce stabilità e potenza. Yemos e Wiros (Andrea Arcangeli e Francesco Di Napoli), uniti come fratelli, hanno consacrato a Rumia quella che una volta era la città di Velia. È il sogno di un luogo fondato sulla pace e sulla giustizia, dove ogni schiavo può vivere libero e dove apolidi e ladri possono trovare rifugio.

Una promessa che suona come una minaccia alle orecchie del re dei Sabini, Tito Tazio (Emanuele Maria Di Stefano, La scuola cattolica), antagonista mercuriale e crudele destinato a porre fine al fragile sodalizio tra le due anime di Roma. Sono proprio le sue sacerdotesse a profetizzare che presto la città con due re dovrà piangere uno dei suoi sovrani: il falso re morirà, quello vero vivrà. E il suo nome sarà Romulus.

Il ratto delle Sabine

Non si può fondare una città senza assicurarne la discendenza. Così si racconta che i primi Romani ottennero con l’inganno nuove spose dalle tribù vicine, costringendole di fatto a diventare un unico popolo: passati i primi anni per le donne rapite l’alternativa sarebbe stata diventare orfane e vedove in un colpo solo, guardando impotenti i loro padri e fratelli trascinati in una guerra senza fine con i loro mariti.

Nella serie questo antico tradimento subisce un ribaltamento radicale: è Tito Tazio che inganna Yemos e Wiros attirandoli a Cures – la città sacra dei Sabini – con l’intenzione di separarli e sottometterli. Il rapimento sacrilego delle sacerdotesse è l’unica possibilità di salvezza, ma offre a Tito il pretesto per muovere guerra a Roma e indebolire il trono di Alba Longa. Un peso che grava due volte su Ilia (Marianna Fontana), tormentata dal fantasma del padre Amulius (Sergio Romano) e sempre più legata a Yemos.

Molto più che ostaggi

Insieme alle Sabine i due re inviteranno a Roma anche il seme della discordia. La mancanza di fonti storiche sulla cultura Sabina ha permesso agli autori di rivisitare il mito liberamente, immaginandole come incarnazione di una cultura mistica, misteriosa e violenta.

Tra le sacerdotesse mascherate (interpretate da Ludovica Nasti, Maria Rosaria Mingione, Gaia Altucci e Bianca Panconi) c’è Ersilia (Valentina Bellé), il cui indiscutibile carisma ha convinto più di un re a credersi infallibile al pari degli dèi. E dopo aver suggerito a Tito di colpire il cucciolo di lupo prima che diventi grande, chissà cosa potrà sussurrare all’orecchio di Wiros.