Achille Lauro: il nuovo album tra punk rock e trasgressione
Achille Lauro ci ha raccontato via Zoom il suo nuovo album, il sesto
Nel corso dei suoi primi dieci anni di carriera, Achille Lauro è riuscito ogni volta a spiazzarci, a intrigarci e a trascinarci nel suo mondo fatto di contaminazioni e suggestioni. Non c’è dubbio che lui sia un artista in grado di lasciare il segno, tanto da riuscire ad arrivare a più generazioni. Ora, dopo essere stato ospite dell’ultimo Festival di Sanremo (dove ci ha regalato ogni giorno dei quadri molto particolari), è uscito con il suo sesto album di inediti intitolato semplicemente Lauro. Ce ne ha parlato lui stesso durante un incontro virtuale via Zoom.
La genesi e l’anima di Lauro
«Il 2020 è stato un anno piuttosto difficile, che ci ha costretti a stare chiusi nelle nostre case per via di una emergenza sanitaria tremenda. In questo disastro ho cercato di fare qualcosa di buono e così ho proposto i progetti 1990 e 1920 – Achille Lauro & The Untouchable Band, sequel di 1969 e figli dello stesso periodo» spiega Achille Lauro.«Io sono una persona che scrive tanto e così nel 2020 mi sono ritrovato un centinaio di brani, che riflettono le mie varie personalità e sensazioni. Quando riesco cerco di fermarne qualcuna e così è arrivato questo album, nato in maniera spontanea, che racchiude riflessioni su di me e sull’amore con i suoi mille volti. Lauro è diviso in due macro aree: una più introspettiva, che descrive bene la tempesta dell’anima (che viviamo tutti) e una punk-rock-grunge. Spero che il pubblico possa averne cura».
E confessa: «Io tendo a guardare al passato con nostalgia o a proiettarmi verso il futuro come un sognatore. Però non riesco a vivere bene il presente e questa è la parte peggiore del mio carattere».
La copertina dell’album
A catturare l’attenzione è anche la copertina dell’album, dove viene raffigurato l’impiccato con la scritta Lauro. «È minimalista, al contrario di quello che ci si sarebbe aspettato da me» dice Achille Lauro. «Originariamente è un mio quadro ed è una metafora della vita, dove l’ultima lettera rossa rappresenta il rifiuto di una fine (di un amore, di un percorso lavorativo ecc) che era stata imposta. Poi ogni lettera rappresenta anche i generi musicali che mi appartengono: la L sta per il glam-rock, che ha ispirato il mio percorso ed è un manifesto di libertà; la A rapprsenta il rock’n’roll e la sua sensualità; la U la pop-music che in Italia viene erroneamente vista come priva di valore e frivola (anche se in realtà tante canzoni rock sono diventate pop); la R è il punk-rock con il suo anticonformismo e la voglia di fare qualcosa di unico e originale; la O è la classic orchestra, dove i vari componenti hanno studiato come solisti ma insieme vanno a formare una grande opera».
Tra pensieri e canzoni
«Dietro a ogni cosa ci sono concetti e ispirazioni» continua a spiegare Achille Lauro. «Per esempio, quando sento una canzone la lego subito a un colore, che poi spesso è lo stesso che il suo autore associa ad essa. Così mi sono reso conto che una canzone la si guarda anche e infatti, quando scrivo, ho sempre in mente delle immagini ben precise che voglio riportare all’ascoltatore. Da qui parte la costruzione dell’immaginario legato a un brano, che comprende anche gli abiti. Io amo quello che faccio, tanto che ci perdo le notti per realizzare qualcosa che renda tangibile la mia musica».
L’artista parla poi di due canzoni di Lauro che gli stanno particolarmente a cuore, ovvero Generazione X e Femmina.
Sulla prima dice: «Non ho mai seguito un percorso ordinario, ma sono curioso e amo scoprire. Mi sono reso conto che la foto della mia generazione è simile a quella delle persone nate tra il 1965 e il 1980, in quanto ha perso la fede nella religione, non crede nel matrimonio e accetta alcune dipendenze come quella dalla tecnologia».
Invece su Femmina spiega: «È una canzone che parla di una cosa pericolosamente comune, ovvero il maschio che si nasconde dietro la sua virilità, anche quando la sua relazione non va bene ed è in stallo. Noto purtroppo che le persone non sono istruite al rispetto della figura femminile e sono allergico a quel mondo». Qui scatta il collegamento con la questione della parità di genere: «I diritti umani sono per me fondamentali, perché il loro rispetto è alla base della costruzione del futuro. Questo non riguarda solo la parità di genere: è doveroso scegliere, non solo chi amare ma anche cosa pensare, perché solo così si può sperare in un cambiamento».
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