Zucchero è “D.O.C.”, come il suo nuovo album
È uscito D.O.C., il nuovo album di Zucchero “Sugar” Fornaciari, che fa ballare (anche a ritmi elettronici) e pensare (al mondo di oggi)
La stagione fredda si fa calda grazie a Zucchero “Sugar” Fornaciari, che è tornato con un nuovo album il cui titolo rappresenta la sua essenza, ovvero D.O.C. (edito da Polydor/Universal Music). Undici brani (più tre bonus track) in cui l’artista ha voluto sperimentare inserendo più elettronica e raccontare il mondo di oggi che, ammette, un po’ lo preoccupa. Ad aprire le danze è stato il singolo Freedom, realizzato in collaborazione con il musicista britannico Rag’n’Bone Man. E se questo primo assaggio vi è piaciuto, non potrete rimanere indifferenti alle altre tracce che compongono questo grande album (disponibile in tre versioni ovvero CD, Doppio Vinile e in una versione Doppio Vinile speciale color arancio – edizione limitata in esclusiva per Amazon).
La parola a Zucchero
«In questo album ho toccato argomenti intimi ed ero quasi geloso che uscisse» confessa Zucchero, durante la conferenza stampa di presentazione. «Stavolta ho persino lasciato perdere i doppi sensi, perché non stiamo vivendo in un periodo così sereno e goliardico. Sono tempi sospesi e sospetti, perché non c’è trasparenza e la sostanza è poca. È come una pentola in ebollizione, che si spera non scoppi».
«Parlo di migranti, del clima e di quello che vedo nel mondo che mi circonda, ma non ho intenzione di lanciare dei messaggi politici» tende a precisare. «In passato l’ho fatto, anche partecipando ad eventi come il Live Aid, ma mi sono reso conto che alla fine i governi non ascoltano più di tanto le voci degli artisti».
E aggiunge: «Rileggendo le canzoni mi sono reso conto che è come se fossi stato in trance mentre le scrivevo, che in ogni brano c’è un leggero inizio di redenzione. E per un ateo incallito come me è come mettere in dubbio tante cose. Però il mio non è un avvicinamento al Dio dei Cristiani, ma a qualcosa di superiore che io stesso non so cosa sia, potrebbe essere anche lo spirito di mia nonna. Diciamo che ho voluto raccontare i mali di questo tempo con speranza e fede, cercando di vedere una luce in fondo al tunnel».
Le collaborazioni e il tour mondiale
L’album è stato prodotto da Don Was e Zucchero con Max Marcolini, concepito dall’artista a Pontremoli nella sua Lunisiana Soul e registrato tra Los Angeles e San Francisco. La firma dei brani è di Zucchero, che per alcuni ha collaborato con Francesco De Gregori, Davide Van De Sfroos, Pasquale Panella, Rag’n’Bone Man, Daniel Vuletic Robson e Martin Brammer, F. Anthony White, Mo Jamil Adeniran e Frida Sundemo.
«A livello musicale non volevo ripetermi, quindi ho coinvolto anche un team di giovani producer che hanno maggiore confidenza con la musica elettronica e il risultato è molto caldo» spiega. «Anche a livello di collaborazioni non volevo puntare troppo su nomi altisonanti e quindi ho coinvolto quelle nuove leve che mi hanno colpito nell’ultimo periodo, lasciandomi qualcosa».
Vi state chiedendo com’è nato il titolo D.O.C.? «A dire la verità stavo per consegnare l’album senza titolo, ma poi parlando con i contadini nel mio paesino sui monti mi è venuta questa idea. D’altra parte amo la vita country, genuina».
La musica lo porterà ancora lontano dall’Italia, dato che nel 2020 è previsto il suo ennesimo tour mondiale, che partirà in Australia, dal Byron Bay Bluesfest (il festival si terrà dal 9 al 13 aprile). Tornerà in patria dal 22 settembre al 4 ottobre, all’Arena di Verona.
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