David di Donatello 2022: una festa per il cinema che vuole ripartire. Ecco i vincitori
Trionfa Paolo Sorrentino, premio di Donatello per il miglior film e la migliore regia. Ma si fa largo anche una nuova generazione di artisti
Non è stata soltanto la festa dei David di Donatello, ma quella di un cinema italiano che, incrociando le dita, si sforza di ripartire. Nonostante il virus e la guerra, nonostante tutto e tutti. Perché “il cinema è un luogo d’amore”, come ha dichiarato la stessa Drusilla Foer durante la cerimonia di premiazione.
La serata ha visto il trionfo, non sorprendente ma ovviamente meritato, di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, premiato come miglior film e miglior regia.
Pellicola che ottiene, tra gli altri, anche il David di Donatello alla miglior attrice non protagonista a Teresa Saponangelo. Suo diretto concorrente, a livello di nomination prima e di statuette poi, è stato il Freaks Out di Gabriele Mainetti, riuscito ad aggiudicarsi, come prevedibile, i David tecnici, come quelli per scenografia, fotografia ed effetti visivi.
Una nuova generazione di artisti
Si fa largo, e questa è forse la principale novità di questa 67esima edizione, una nuova generazione di artisti. In primis il 29enne Eduardo Scarpetta, che ha commosso tutti quando, visibilmente emozionato, ha ritirato il premio come miglior attore non protagonista per Qui rido io, per poi dedicarlo alla sua famiglia. Ma anche per la “piccola”, anagraficamente parlando, Swamy Rotolo, miglior attrice protagonista per il film A Chiara ad appena 17 anni.
Silvio Orlando e il terzo David
Come non menzionare, poi, la standing ovation a Silvio Orlando per il terzo David della sua carriera, stavolta come miglior attore protagonista per Ariaferma. L’attore ringrazia dolcemente la moglie Maria Laura, per poi sottolineare, sarcasticamente, “che però sta bene”. Plausi anche per Manuel Agnelli, che con “La profondità degli abissi” di Diabolik vince la statuetta per la miglior canzone originale. Dolce e doveroso l’omaggio a Monica Vitti, mentre discutibile, nonostante la sua caratura artistica, l’esibizione di Umberto Tozzi, con tante note sbagliate di troppo.
Un’inedita e piacevole coppia di conduttori
In conclusione, ottima anche la conduzione, con un Carlo Conti, liturgico ma sempre impeccabile, come ormai ci ha abituato in tutti questi anni, e una Drusilla Foer, più ironica, leggera e divertente, sempre di gran livello.
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