02/09/2024

Venezia 81: Alessandro Borghi protagonista di Campo di battaglia

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 02/09/2024 Aggiornato il 02/09/2024

È stato presentato alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia il primo film italiano in concorso, ovvero Campo di battaglia di Gianni Amelio. Protagonisti Alessandro Borghi e Gabriel Montesi

Venezia 81  - Campo di battaglia

A due anni di distanza da Il signore delle formiche, il regista Gianni Amelio torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film con cui ci porta ad emozionarci e riflettere in questa 81esima edizione si intitola Campo di battaglia ed è liberamente ispirato al libro La sfida di Carlo Patriarca.

Protagonisti sono Alessandro Borghi e Gabriel Montesi, affiancati da Federica Rosellini. Nel cast anche Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria Grazia Plos e Rita Bosello.

Campo di battaglia uscirà nelle sale italiane il 5 settembre, distribuito da 01 Distribution.

Tra ospedali e trincee

Siamo sul finire della Prima guerra mondiale. Due ufficiali medici, amici d’infanzia, lavorano nello stesso ospedale militare e ogni giorno si trovano davanti i feriti più gravi. Però molti di loro si sono procurati le ferite da soli, perché farebbero di tutto pur di non tornare a combattere.

Stefano, di famiglia altoborghese e con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro. Invece Giulio, apparentemente più comprensivo e tollerante, non si trova a proprio agio alla vista del sangue: lui infatti è più portato per la ricerca e infatti avrebbe voluto diventare un biologo.

Anna, amica di entrambi fin dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere una donna: in quel periodo, infatti, senza una famiglia influente alle spalle, era veramente difficile laurearsi in medicina. Però lei, nonostante tutto, affronta con grinta un duro lavoro come volontaria alla Croce Rossa.

Ad un certo punto succede qualcosa di strano: molti malati si aggravano misteriosamente.

Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite affinché non tornino in battaglia? Anna sospetta che ci sia un sabotatore, ma sul fronte di guerra si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche e che ben presto finisce per contagiare anche la popolazione civile.

La parola a registi e protagonisti

«Io non parto da un tavolino dove metto delle idee, perché le ho sentite dire, sono legate all’attualità o c’è un argomento che tira. È proprio il contrario: io non penso, sento nelle viscere le cose» – spiega il regista Gianni Amelio durante la conferenza stampa – «Le immagini di guerra sono usurate e paradossalmente oggi sembrano irreali, perché siamo abituati a vedere la tv che ogni sera trasmette bombardamenti, morti e feriti. Questo è un film che va visto in una sala cinematografica (che dovrebbe essere considerata un tempio) non sul piccolo schermo. Non è un film di guerra, ma sulla guerra e questo ne aumenta la forza emotiva».

«Non ho mai conosciuto nessuno come Gianni» – confessa Alessandro Borghi – «È stato la benzina di tutto il processo creativo: ha iniziato a parlarmi di questo film un anno e mezzo prima di andare sul set ed è stato sempre sfidante, perché ti rende parte del processo ed è fondamentale per fare bene questo lavoro». E sottolinea: «Questa è una storia che affronta diverse tematiche e una è per me particolarmente importante: la relatività del giusto e dello sbagliato. Il mio personaggio, per esempio, viene presentato come il buono del film, ma alla fine non lo sai se lo è davvero».

La parola passa quindi a un emozionatissimo Gabriel Montesi: «Gianni Amelio è un grandissimo regista e mi ha insegnato tanto. Ogni giorno mi faceva vedere la direzione da prendere e mi ha fatto capire che agire come attore è anche sapere leggere il regista e gli altri attori, serve per l’idea del film. È stata un’esperienza formidabile, che mi ha fatto crescere tantissimo».

Invece Federica Rosellini dice: «Una delle cose che mi ha affascinato fin da subito di Anna è il suo essere un personaggio inafferrabile, tanto che all’inizio lei stessa non riusciva a prendersi tra le mani, ma poi è quella che finisce per cambiare. Lei è anche il ponte dello sguardo, gli occhi del pubblico. Occhi che dovevano essere laghi in cui rispecchiarsi. Questo film ci ricorda quanto siamo abituati a dimenticare, ma che bisogna anche prendere posizione e agire».