Venezia 79: Blonde reinventa Marilyn Monroe
È finalmente arrivato il momento del film più atteso della 79esima Mostra del Cinema di Venezia, Blonde, che vede Ana de Armas nei panni di Marilyn
È innegabile il fatto che il titolo più atteso della 79esima Mostra del Cinema di Venezia sia Blonde, che riporta sul grande schermo la divina Marilyn Monroe raccontata però secondo un punto di vista diverso.
A interpretarla l’incantevole e talentuosa Ana de Armas, che ha stregato il Lido fin dal suo arrivo.
Il film, in concorso, è scritto e diretto da Andrew Dominik che, come ha svelato durante la conferenza stampa, ha lavorato a questo progetto per diversi anni. Nel cast di Blonde (che potremo vedere dal 28 settembre su Netflix) troviamo anche Bobby Cannavale, Adrien Brody, Julianne Nicholson, Xavier Samuel ed Evan Williams. La colonna sonora è invece firmata da Nick Cave e Warren Ellis.
Il mondo di Blonde
Il film Blonde è tratto dal bestseller di Joyce Carol Oates e reinventa con audacia la vita di una delle più importanti icone del cinema, dalla sua difficile e imprevedibile infanzia come Norma Jeane al grande successo come Marilyn Monroe. Il racconto mescola realtà e finzione per esplorare la sempre più vasta differenza tra l’immagine pubblica e quella privata dell’attrice. È proprio questa peculiarità che fa la differenza, coinvolgendo ancora di più lo spettatore.
La parola ad Ana de Armas
È molto probabile che Blonde diventi il film della consacrazione per Ana de Armas. D’altra parte negli ultimi anni la carriera dell’attrice cubano-spagnola è in costante crescita, in particolare dopo film come Cena con delitto – Knives Out, No Time to Die, Acque profonde e il recente The Gray Man. Durante la conferenza stampa racconta il percorso che l’ha portata a diventare Norma-Marilyn «È stato un processo lungo e immersivo, che è partito dal libro ed è continuato con la sceneggiatura. Io avevo visto semplicemente i suoi film, quindi ho dovuto imparare a conoscerla oltre ad essi ed è stata una vera scoperta. Qui raccontiamo anche i suoi momenti più intimi, quando le cineprese erano spente. Ho avuto molto spazio per creare la donna reale dietro al personaggio, quindi era importante trovare un collegamento con lei e il suo dolore, volevo scoprire la sua verità emotiva. In fondo era una donna come me. Sapevo che questo progetto mi avrebbe richiesto di aprirmi e di arrivare in alcuni luoghi di vulnerabilità e oscuri».
E continua: «La maggior parte del film si concentra sulla figura di Norma Jeane e sulla sua storia, poi ovviamente c’è Marilyn perché sono la stessa persona. Ho cercato di trovare l’equilibrio tra i due personaggi, penso che si alimentassero a vicenda e che avevano bisogno una dell’altra».
Se teme il giudizio del pubblico? «Ho partecipato a questo film per fare un dono a me stessa, per crescere come attrice, non per far cambiare idea agli altri su di me. Qualsiasi cosa succeda, questa è una esperienza che mi ha cambiato la vita e che porterò sempre con me» – dice commuovendosi.
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