Venezia 74: Charlotte Rampling e le scelte di classe del cinema italiano
Alla 74a Mostra del Cinema di Venezia una splendida Charlotte Rampling protagonista di Hannah, ultimo film italiano in concorso
La classe non è acqua e ce lo dimostra ancora una volta Charlotte Rampling, splendida protagonista di Hannah, ultimo film italiano in concorso alla 74a Mostra del Cinema di Venezia, diretto da Andrea Pallaoro.
Al centro la storia di una donna che, dopo l’improvviso arresto del marito accusato di un terribile crimine, si ritrova sola e vede la propria esistenza sgretolarsi.
Lo spettatore assiste così al suo complesso percorso emotivo e psicologico.
Una collaborazione vincente
«Sono attratto dai personaggi incompresi dalla società e in questo caso ho voluto esplorare i confini tra identità e individuo» spiega il regista. «Questo personaggio è stato costruito su Charlotte. Io l’adoro da sempre, da quando la vidi ne La caduta degli dei di Luchino Visconti: i suoi occhi mi trafissero immediatamente. Il mio sogno era lavorare con lei e ora l’ho realizzato».
«Ci siamo incontrati per la prima volta a Parigi e ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda creativa» – racconta Charlotte Rampling – «Abbiamo iniziato a frequentarci e a conoscerci, diventando amici. Così, una volta arrivati sul set, è nato tutto spontaneamente e non c’era nulla da dirci sul ruolo».
E il risultato, da brividi, si è visto.
Il cinema italiano sempre più in alto
Dalla prospettiva di Venezia 74 il cinema italiano gode di ottima salute ed è pronto per competere, nelle sale, con le grandi pellicole straniere.
Questo a partire da Paolo Virzì, che si è messo alla prova con il suo primo film americano The Leasure Seeker (Ella & John) per il quale ha diretto attori del calibro di Helen Mirren e Donald Sutherland, con maestria e sensibilità. Il suo sarà sicuramente un successo al botteghino, destino che avrà in comune con Ammore e malavita, primo musical italiano a partecipare al concorso internazionale, firmato da un duo che non smette di sorprenderci ovvero i Manetti Bros. La sua forza? Il riuscire a mixare generi diversi in maniera originale e divertente.
C’è poi stato Una famiglia di Sebastiano Riso, un film se vogliamo meno pop, ma necessario nel suo doloroso racconto del mercato degli uteri in affitto.
Più intimista il già citato Hannah di Pallaoro, regista italiano ma ormai trasferitosi da diverso tempo negli Stati Uniti, che è riuscito a dare una dimensione internazionale al cinema d’autore italiano.
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