Mufasa: Il Re Leone, Luca Marinelli ed Elodie tra i doppiatori
È stato presentato il film Disney Mufasa: Il Re Leone. Presenti il regista Berry Jenkins e i doppiatori, tra cui Luca Marinelli, Alberto Boubakar Malanchino ed Elodie
Natale si avvicina e Disney si prepara a regalarci ancora una volta del grande cinema per tutta la famiglia. Uno dei titoli più attesi è indubbiamente Mufasa: Il Re Leone, diretto dal premio Oscar® Barry Jenkins, che esplora l’ascesa dell’amato re delle Terre del Branco. Il regista è stato a Roma per presentare il film insieme al cast dei doppiatori italiani ovvero Luca Marinelli (Mufasa), Alberto Boubakar Malanchino (Taka), Elodie (Sarabi), Edoardo Stoppacciaro (giovane Rafiki), Riccardo Suarez Puertas (Zazu) e Dario Oppido (Kiros). Hanno poi dato voce ad altri personaggi e alle canzoni Marco Mengoni, Elisa, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Toni Garrani, Emma Cecile Rigonat, Mattia Moresco, Adriano Trio, Valeriano Corini ed Edoardo Veroni.
Mufasa: Il Re Leone uscirà nelle sale il 19 dicembre.
Le dichiarazoni di Barry Jenkins
«Inizialmente non avevo capito il motivo per cui Disney volesse che fossi proprio io a dirigere questo film, non pensavo di essere la persona giusta» – racconta il regista Barry Jenkins (vincitore, nel 2017, dell’Oscar® per la Migliore sceneggiatura non originale per il film Moonlight) – «Ero indeciso, ma mia moglie mi ha detto che avrei dovuto leggere la sceneggiatura perché sarebbe stato infantile non farlo e aveva ragione, perché mi ha letteralmente conquistato e così ho accettato. Abbiamo lavorato quattro anni al progetto, girando negli ultimi due anni e mezzo. Durante questo periodo è morta mia madre e mi sono reso conto che questo film mi stava preparando a ciò che dovevo vivere».
E continua: «Credo che il mondo sia cambiato e con sé anche la percezione dei bambini, quindi credo che sia importante dar loro qualcosa che possa prepararli alla complessità, anche nella narrazione».
La parola a Luca Marinelli ed Elodie
«Sono stato e sono ancora un grandissimo fan del Re Leone. Avevo dieci anni anni quando l’ho visto per la prima volta e mi ricordo ancora la meraviglia. L’avro rivisto 160 volte, ora ci troviamo qui e sono molto felice» racconta Luca Marinelli. «Io divido la vita in tre atti, il primo finisce a 40 anni e ora mi trovo nel secondo, nel cui svolgimento è arrivata questa bella opportunità, che mi ha dato la possibilità di ritrovare quel bambino di trent’anni fa».
«Spero di essere stata all’altezza, dato che non è il mio mestiere» dice Elodie. «Mi sono sempre sentita un piccolo cucciolo di leone, perché aggredire è il primo modo di difendersi. In qualche modo finisco sempre per fare qualcosa che mi assomiglia e questo ruolo è arrivato in un mio momento di serenità». E confessa: «Io sono molto fan della Disney, amo piangere con i suoi film! Comunque devo dire di avere sempre preferito gli antagonisti, perché credo abbiano una bella tridimensionalità». Poi sulla sua carriera nel cinema svela: «In questo momento sto studiando e mi sto dedicando a quelle cose che non avevo fatto da ragazzina, sto abbracciando tutte le possibilità che arrivano anche per esprimermi perché è una cosa di cui ho bisogno. Il cinema ha un linguaggio incredibile ti dà la possibilità di scoprire te stesso attraverso gli altri, è per questo che sto abbracciando questa strada e si vedrà».
…e agli altri doppiatori
«Nel doppiaggio c’è sempre una dimensione fisica e una psichica, non è solo una questione di voce, ma si tratta di riuscire ad usare quella macchina in modo diverso dal set e dal teatro, anche se il cuore e la passione sono le stesse» dice Alberto Boubakar Malanchino.
«È stato un grandissimo onore per me essere diventato la voce di un cattivo della Disney. È stato molto intenso» dice invece Dario Oppido e Riccardo Suarez Puertas sottolinea: «Il nostro lavoro ci porta a fare un gioco di ruoli, prima fai un malvagio e subito dopo un uccello buffo con la voce stridula. È stato un piacere per me lavorare a un prodotto così importante e interpretare un personaggio divertente, spalla e mascotte».
Edoardo Stoppacciaro dice invece del suo Rafiki: «È un personaggio dolce nel suo essere sopra le righe, ha una sua direzione di profonda comprensione del visibile e dell’invisibile. Sa che in qualche modo le cose si sistemeranno nonostante le intemperanze giovanili degli altri membri del gruppo».
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