Film tv: Cristiana Capotondi è Margherita delle stelle
Il film biopic diretto da Giulio Base racconta gli anni giovanili della grande astrofisica Margherita Hack
Ci stiamo avvicinando all’8 marzo e uno dei modi migliori per entrare nel mood è immergersi nel racconto della vita di donne che hanno fatto la differenza. È per questo che vi consigliamo la visione del film Margherita delle stelle (una coproduzione Rai Fiction – Minerva Pictures) diretto da Giulio Base (su sceneggiatura di Monca Zapelli).
Liberamente ispirato dal libro Nove vite come i gatti di Margherita Hack e Federico Taddia, è un “coming of age” che racconta gli anni giovanili ovvero quello meno noti della grande astrofisica italiana.
A interpretarla è una bravissima Cristiana Capotondi, mentre Sveva Zalli è Margherita bambina. Nel cast anche Cesare Bocci, Sandra Ceccarelli e Flavio Parenti. L’appuntamento è per il 5 marzo, in prima serata su Rai1.
Esempio di empowerment femminile
Margherita nasce e cresce a Firenze. I suoi genitori, Roberto Hack e Maria Luisa Poggesi, sono dei veri anticonformisti per l’epoca: sono vegetariani, le trasmettono la curiosità nei confronti del mondo, le insegnano l’importanza del contatto con la natura e valori come la libertà e la parità. La piccola Margherita gira per le campagne fiorentine in bicicletta, con i capelli sciolti e i vestiti comodi e una naturale predisposizione all’autonomia. Adolescente nel periodo fascista, diventa una campionessa di atletica leggera e una brava studentessa, anche se rischia di farsi espellere perché esprime la sua contrarietà al fatto che la sua insegnante venga allontanata dalla scuola in quanto ebrea. Riesce comunque a diplomarsi e poi si iscrive alla Facoltà di Fisica, laureandosi con una tesi di astrofisica sulle Cefeidi, realizzata presso l’osservatorio di Arcetri di Firenze. Nel frattempo si fidanza e si sposa con Aldo, suo primo amico d’infanzia, con cui crea un rapporto speciale e moderno (i due scelgono anche di non avere figli, cosa insolita per l’epoca). Il grande talento di Margherita la porta al centro Astronomico di Merate, dove però si scontra con le dinamiche baronali del mondo accademico, ma dopo dieci anni diventa la prima direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Trieste.
La parola ai protagonisti
«L’archivio di RaiPlay ha tante interviste di Margherita Hack e sono state importantissime per me, per studiare e dirigere gli attori» – racconta Giulio Base durante la conferenza stampa- «Con Cristiana desideravo lavorare da tanto tempo e sono stato felice di esserci riuscito ora, anche perché è l’attrice ideale. Lei si è messa subito a lavorare sull’accento toscano e, nonostante la fisicità diversa, ha cercato una verosimiglianza anche nei movimenti».
«È stato un bel viaggio. Conoscevo la Margherita Hack divulgatrice e lavorando a questo film ho soddisfatto la mia curiosità di conoscere di più la sua vita. Ho compreso che è stata educata alla libertà, ha scelto un amore riconoscendosi nell’animo di un uomo che l’ha sempre spronata ad aprirsi al mondo con generosità» – spiega Cristiana Capotondi – «Lei è stata una donna d’ispirazione, anche se non ho mai pensato di fare l’astrofisica. Mi ha colpito questo romanzo di formazione che racconta come lei abbia puntato la stella giusta, riuscendo a realizzare il suo sogno».
«Noi siamo la nostra terra e Margherita aveva in essa radici ben salde. Poi c’era la sua famiglia, che è stata la linfa che l’ha fatta crescere e andare avanti» – dice Cesare Bocci, che interpreta il padre, mentre Sandra Ceccarelli che veste i panni della madre aggiunge: «Maria Luisa mi ha affascinato perché era una donna fuori dai canoni per l’epoca, aveva studiato belle arti nonostante fosse nata alla fine dell’800, era più grande del marito di due anni e ad un certo punto ha anche mantenuto la famiglia».
Invece a interpretare il marito di Margherita Hack è Flavio Parenti: «Questa storia è fatta da archetipi nuovi, soprattutto per la drammaturga italiana. Aldo, per esempio, si mette al servizio del matrimonio e dell’amore per la propria donna. È importante culturalmente, perché mette in scena delle idee di possibilità per le generazioni presenti e future».
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