Festa del cinema di Roma 2023: Mi fanno male i capelli, un film per Monica Vitti
Il nuovo film di Roberta Torre con Alba Rohrwacher e Filippo Timi è in concorso alla Festa del Cinema di Roma
Uno dei film più attesi della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma? Indubbiamente Mi fanno male i capelli di Roberta Torre (presentato in concorso), il cui titolo si riferisce ad una battuta pronunciata da Monica Vitti in Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. E proprio l’indimenticabile attrice appare nella locandina del film insieme ad Alba Rohrwacher, protagonista di questa particolare storia che risulta uno splendido omaggio. Al suo fianco Filippo Timi.
A firmare la colonna sonora è il compositore giapponese Shigeru Umebayashi, premio alla carriera di questa edizione del festival, noto anche per aver realizzato le musiche di film cult di Wong Kar-wai come In The Mood For Love.
Mi fanno male i capelli (una produzione Stemal Entertainment con Rai Cinema, prodotto da Donatella Palermo) è ora in sala, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Senza memoria
Monica è una donna a cui è stata diagnosticata la sindrome di Korsakoff. Sta perdendo la memoria e il processo sembra irreversibile. Poi succede qualcosa di inaspettato: trova il modo di ridare senso alle cose prendendo in prestito i ricordi di un’altra Monica, che ha sempre ammirato ovvero Monica Vitti. Inizia a vestirsi come lei, la imita, rivive le scene dei suoi film, si identifica nei suoi personaggi fino a confondere il cinema con la realtà. Suo marito Edoardo, che la ama profondamente, lascia che questo gioco diventi la loro nuova vita.
La parola a regista e protagonisti
«Questo è un film che ha avuto una gestazione lunga, iniziata circa tre anni fa. Ho fatto una serie di ricerche finché mi sono imbattuta nella storia di Johnny Rotten dei Sex Pistol, che ad un certo punto ha abbandonato la carriera per dedicarsi alla moglie che aveva perso la memoria. Poi è arrivata quella di Monica Vitti, che mi ha sempre colpito proprio per il suo rapporto con la memoria, per la quale ha sempre avuto attenzione anche da giovane» – spiega la regista Roberta Torre durante la conferenza stampa – «Il mio desiderio non era fare un biopic, ma un film in cui lei potesse dialogare con dei personaggi».
Come ha affrontato il suo personaggio Alba Rohrwacher? «Il primo passo è stato fidarsi di una grande regista e di una sceneggiatura nata da una idea speciale. Poi ho avuto a disposizione questo materiale riguardante Monica Vitti e così ho immaginato il dialogo con lei. Questo scambio con Monica non è stato né di un’attrice che la guarda come nutrimento e né di spettatrice che nutre il proprio immaginario con delle storie, è stato qualcosa di intimo, commovente e conturbante».
Importante è stato indubbiamente il lavoro che ha fatto il costumista Massimo Cantini Parrini: «Mi ha aiutato a traghettarmi dentro questa storia, ha immaginato e reinventato i vestiti del mio personaggio e altri che evocano quelli indossati da Monica Vitti nei vari film che raccontiamo nel corso della narrazione. Un giorno siamo andati anche in una sartoria romana che aveva realizzato alcuni costumi per lei e c’era questo sarto, Gabriele, che all’epoca era un apprendista e aveva cucito uno degli abiti da lei indossati in Polvere di stelle. Abbiamo fatto una riunione tutti insieme e alla fine lui ha voluto che lo provassi, io avevo paura perchè è un capo prezioso e delicato, ma alla fine l’ho fatto e mi stava. Ero emozionatissima!».
«In questo film siamo approdati dal pianeta Terra al pianeta Torre, fidandoci e con un pizzico di follia. Mi sono trovato a raccontare un rapporto senza preoccuparmi del ruolo, ma concentrandomi su ciò che doveva accadere. Ad un certo punto mi sono confrontato con un mito come Marcello Mastroanni ed è stato un regalone enorme, senza la preoccupazione di arrivare a quegli attori, perché era un gioco che facevo per cercare di avvicinarmi al mondo di Monica».
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