29/08/2019

Cinema: dopo l’anteprima a Venezia 76 arriva in sala 5 è il numero perfetto

Veronica Colella Pubblicato il 29/08/2019 Aggiornato il 31/08/2019

Protagonisti Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso il film è scritto e diretto da Igort che è anche l'autore del fortunato fumetto da cui è tratto

5 è il numero perfetto

Arriva nelle sale 5 è il numero perfetto, con Toni Servillo e Valeria Golino, presentato il 28 agosto alle Giornate degli Autori di Venezia. Un noir che vi mostrerà Napoli come non l’avete mai immaginata, tratto dalla graphic novel di Igort che ha conquistato tutto il mondo.

La storia

Peppino Lo Cicero (Toni Servillo), sicario della Camorra in pensione, si è ormai ritirato dalla criminalità organizzata per dedicarsi alla pesca. Il figlio Nino si sta dimostrando un degno erede, guappo anche lui nonostante il debole per i fumetti e le storie di eroi, segno rivelatorio di un carattere più malinconico e delicato. Quando Nino viene ucciso dall’uomo che era stato mandato a eliminare, Peppino è determinato a farsi giustizia. Indossato il suo impermeabile alla Bogart, invaderà le strade di questa Napoli anni ’70 nebbiosa e pulp con al suo fianco l’amico Totò O’Macellaio (interpretato da Carlo Buccirosso, il Don Vincenzo di Ammore e Malavita, 2017) e la donna che lo ama da sempre, Rita (Valeria Golino).

Due vecchi cavalieri di ventura

A differenza dei protagonisti americani che sfiorano il mitologico – come il Frankie Machine di Don Winslow, o i personaggi dei film di Scorsese – Peppino e Totò sono antieroi un po’ scalcagnati, due gangster di medio livello che non sono mai stati capi né mai lo saranno, in guerra contro forze più grandi di loro. I protagonisti perfetti per una storia di vendetta che si trasforma in una storia di rinascita, allo stesso tempo drammatica e ironica. Un uomo che ha sempre creduto ai soldi facili e alla violenza si accorge, quando ha perso tutto, di non aver capito niente.

Nessun tentativo di realismo o di denuncia: stando al regista, possiamo aspettarci sparatorie complesse e coreografate e la voglia di commuovere ed emozionare.

La lunga strada dalla carta allo schermo

Per trovare il modo giusto di adattare la storia per il cinema ci sono voluti tredici anni e dieci stesure di copione: è dal 2004 che Igor Tuveri (in arte Igort) lavora a questo film, fino a convincersi a fare il salto nel buio e occuparsi lui stesso della regia. A vincere le sue resistenze è stato Toni Servillo, innamorato fin dal primo momento della sceneggiatura e di questa visione di Napoli lontana dagli stereotipi, non una città piena di sole e di vita ma desertica, “notturna, piovosa, metafisica”, affidata nella sua resa estetica alla fotografia di Nicolaj Brüel (Dogman, 2018). Un direttore della fotografia “con una qualità pittorica”, scelto proprio per la comune tendenza a dare la massima importanza ai dettagli, fondamentale per chi arriva dal mondo del fumetto. Nonostante sia alla sua prima esperienza come regista, Igor Tuveri ha già scritto per il cinema: di recente ha lavorato insieme a Leonardo Guerra Seràgnoli alla sceneggiatura di Last Summer (2014) e con Antonia Iaccarino ed Enrico Pau per L’accabadora (2015), adattamento dell’omonimo romanzo di Michela Murgia.

Un noir italiano, con suggestioni asiatiche

Il fumetto (pubblicato da Coconino Press – Fandango)  è stato un successo internazionale, culminato con il premio Libro dell’anno alla Fiera di Francoforte del 2003. Un capolavoro in bianco, nero e blu scritto nel 1994 mentre il suo autore era in viaggio tra Giappone e Indonesia, rielaborando il concetto di nostalgia declinato alla maniera nipponica, dove i sentimenti dei personaggi sono intrecciati agli elementi naturali.
Igor Tuveri, uno dei pochi occidentali ad aver lavorato per la storica casa editrice Kodansha, è anche un grande ammiratore di maestri del cinema come Miko Naruse e Yasujiro Ozu, spesso citati tra le sue fonti di ispirazione.