Cannes 2023: Marco Bellocchio in concorso con Rapito
È arrivato il momento del primo film italiano in concorso al 76esimo Festival di Cannes. Si tratta di Rapito di Marco Bellocchio, che racconta il caso Edgardo Mortara
Il cinema italiano gioca un ruolo da protagonista al 76esimo Festival di Cannes, con ben tre film in concorso. Il primo a passare al Grand Theatre Lumière è Rapito di Marco Bellocchio, il quale torna sulla Croisette esattamente un anno dopo la première del pluripremiato Esterno Notte.
Stavolta il maestro ha deciso di raccontare, con il suo stile inconfondibile, il caso Edgardo Mortara ovvero una celebre vicenda storica che catturò l’attenzione internazionale tra gli anni cinquanta e sessanta del XIX secolo.
Il film, liberamente ispirato al libro di Daniele Scalise Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa (uscito nel 1996), vede tra gli sceneggiatori anche Susanna Nicchiarelli.
E come sempre Marco Bellocchio ha voluto sul set degli attori straordinari: Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo), Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri e Federica Fracassi.
Per fortuna non dobbiamo attendere molto prima di vedere Rapito al cinema: esce infatti il 25 maggio (con 01 Distribution).
La trama di Rapito
Siamo nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna. I soldati di Pio IX irrompono nella casa della famiglia Mortara, perché su ordine del cardinale devono prelevare Edgardo, il sesto dei loro otto figli (che ha solo sette anni). Il motivo? Una loro domestica ha dichiarato che quando il piccolo aveva sei mesi, ritenuto in punto di morte, era stato segretamente battezzato. E su questo fronte la legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per rivedere e riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Però, nonostante questo, il Papa non cede e non ha alcuna intenzione di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma.
La parola ai protagonisti
«Dopo aver letto il libro di Daniele Scalise e la biografia di Edgardo Mortara mi sono innamorato di questa storia. Da qui sono nate l’ispirazione e le immagini per poterla realizzare. Devo aggiungere che il momento della sceneggiatura con Susanna Nicchiarelli è stato importante e impetuoso» – spiega Marco Bellocchio durante la conferenza stampa – «Ho sento dire che anche Steven Spielberg aveva intenzione di fare un film su questa storia da un altro libro, tanto che era venuto a fare dei casting e dei sopralluoghi per le location in Italia, ma a quanto pare il progetto si è bloccato perché non ha trovato il bambino giusto per interpretare Edgardo Mortara da piccolo. Io invece ho avuto la fortuna di incontrare Enea, che non conosce la religione cattolica ma ha qualcosa di più prezioso che è la sua umanità. Comunque penso che questa sia una storia che non si può raccontare a pieno senza la lingua italiana, le sue inclinazioni regionali e il latino». E a tal proposito aggiunge: «Sono rimasto sorpreso per la precisione con cui gli attori hanno recitato in latino. Poi con tutti loro si è creato un rapporto molto bello sul set, di grande coinvolgimento».
Barbara Ronchi, che interpreta la madre di Edgardo, dice di avere sentito una forte empatia nei suoi confronti: «Mi aveva molto colpito l’immagine di Marianna Mortara ormai anziana, mi ha fatto pensare che fosse una donna spezzata in due»
Fausto Russo Alesi è invece il padre, Momolo Mortara: «È un personaggio complesso, che cerca di muoversi in questa situazione e sente la necessità di stare con suo figlio. In lui ho trovato spaesamento».
C’è poi Leonardo Maltese, che è Edgardo Mortara da ragazzo: «In lui ho trovato un certo turbamento in quanto diviso tra la famiglia naturale e la realtà dei fatti. Ho cercato di trasmettere il dolore che si portava dentro».
A Paolo Pierobon è stato affidato il ruolo di Papa Pio IX: «È un personaggio estremo, che ha vissuto fino a 85 e soffriva di epilessia. Però mentre lo interpretavo non ho pensato tanto alla sua vita, mi sono lasciato trascinare dalla sua carriera. E mi sono fatto guidare dal genio di Marco Bellocchio».
Gli fa eco Fabrizio Gifuni, che stavolta ha un ruolo tutto da scoprire al cinema: «Io sono partito dalla gioia e dall’entusiasmo di tornare a girare un film con Marco Bellocchio. Ho fatto un lungo viaggio immerso in questo personaggio che è completamente diverso da Aldo Moro. È un film che tratta dei temi importanti e profondi, ma senza dimenticare il gioco della fantasia e dell’immaginazione. Qui troviamo dei personaggi religiosi che hanno voluto difendere a tutti i costi l’esistenza del proprio Dio, in nome del quale sono state commesse anche cose negative, basti pensare alle guerre iniziate in nome di un principio superiore».
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