14/02/2025

Lo yoga come terapia rasserenante funziona

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 14/02/2025 Aggiornato il 14/02/2025

Ci sono molte buone ragioni per avvicinarsi alla secolare disciplina quando si è agitate, sotto stress o schiacciate da mille problemi: neurologiche, fisiologiche, psicologiche. L’esperta ce le racconta

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“La pace viene da dentro. Non cercarla fuori”, ma anche “Lascia andare ciò che sei e accogli ciò che potresti essere”. Queste massime sono attribuite nientemeno che a Buddha e l’insegnante di yoga Francesca Cassia le considera il punto di partenza per interpretare questa disciplina come un vero viaggio verso la serenità. Essere serene non significa non avere problemi, ma riuscire a rimanere centrati nella tempesta e la pratica abituale e costante dello yoga influisce a tal punto sullo stato mentale e sulla fisiologia umana da costituire un vero aiuto nella ricerca della calma e della pace.

Il filosofo indiano Patanjali, nel testo degli Yoga sutra afferma: lo yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente.

Un senso di stabilità

Secondo l’insegnante, nel momento della pratica si è centrate sul qui-e-ora, cioè si è presenti e attente a se stesse e agli asana che si eseguono, e questo alleggerisce la mente da qualsiasi pensiero più o meno gravoso. Mentre il corpo si muove nel flow, fra tenute e momenti di equilibrio, evoluzioni e sfide, tentativi e conquiste, si sviluppa un senso di stabilità che riproduce metaforicamente la capacità di adattarsi a tutte sfide della vita: questa condizione di equilibrio che si crea tra corpo, mente ed emozioni è il primo passo per rasserenarsi.

L’azione sul cervello

La valenza antistress e tranquillizzante dello yoga è comprovata anche da molti studi scientifici, nel campo della fisiologia, della neurologia e della psicologia.

È noto, ad esempio, che lo yoga stimola il sistema nervoso autonomo e in particolare il nervo vago, che interferisce con la regolazione del tono dell’umore e con aspetti fisiologici come il battito cardiaco, la pressione sanguigna e la respirazione: durante la pratica i ritmi rallentano e subentra uno stato di quiete.

Il cervello stesso viene “plasmato” dalla pratica e specialmente dalla respirazione (pranayama) e dalla meditazione (dhyana). Ad esempio la respirazione e la meditazione interferiscono con le onde cerebrali, inducendo il cervello a entrare in stato di onde alfa e theta, quelle associate agli stati di calma profonda. La meditazione, inoltre, agisce sul sistema limbico, l’area del cervello collegata alle emozioni, calmandolo e riducendo la reattività emotiva. Ci sono perfino studi clinici che mostrano come negli yogi si verifichi una diminuzione del volume dell’amigdala (il centro della paura) e si rafforzi la corteccia prefrontale (l’area della lucidità e della consapevolezza).

L'esperto consiglia

La respirazione consapevole e il movimento fluido facilitano anche la produzione di neurotrasmettitori e sostanze come la serotonina e il gaba, associate a una riduzione delle tensioni e dell’ansia.