09/03/2021

Vitamina D: serve anche a chi fa sport

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 09/03/2021 Aggiornato il 09/03/2021

Non è utile solo per la salute delle ossa o per la prevenzione di molte patologie, ma interferisce anche sulle prestazioni del corpo durante l’attività fisica, migliorandole e riducendo gli infortuni

Vitamina D e sport

Noi donne la conosciamo abbastanza bene. La vitamina D, infatti, è molto importante nel metabolismo osseo, cioè entra in gioco nei complessi meccanismi che regolano la densità del tessuto che compone lo scheletro: poiché l’osteoporosi, cioè la progressiva perdita di massa ossea, è un problema prevalentemente femminile (in genere compare dopo la menopausa), sappiamo tutte quanto sia necessario, fin da giovani, mantenere buoni livelli di vitamina D nell’organismo per cercare di prevenire questa patologia.Ma le sportive probabilmente ignorano altre importanti funzioni di questa sostanza, quelle legate all’esercizio fisico. Ne ha parlato in un recente webinar (organizzato da Zone Academy in collaborazione con The inflammation research foundation) il professor Fabrizio Angelini, specialista in endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Università di Pisa e presidente della Società italiana di nutrizione dello sport e del benessere.

Il 90% circa della vitamina D viene prodotta dall’organismo grazie all’esposizione al sole, la percentuale rimanente si assume grazie agli alimenti che la contengono (fegato, pesci grassi come salmone e sardine, latte e derivati, uova).

Perché è così utile

Come spiega l’esperto, la quantità di vitamina D nel sangue è influenzata da vari fattori: ad esempio il sesso (quello femminile è più predisposto alla carenza), l’età, l’esposizione alla luce solare (d’inverno l’ipovitaminosi D è più frequente), lo stile di vita, la dieta, la funzionalità di alcuni organi (come i reni) e naturalmente i fattori genetici. Il livello desiderabile nel sangue è intorno ai 50 nanogrammi per millilitro, perché valori troppo bassi sono correlati con patologie metaboliche come l’obesità, con la depressione, con una ridotta prevenzione delle malattie infettive delle alte vie respiratorie: in tempi recenti, non a caso, si è ipotizzato anche un legame fra il deficit di vitamina D e il contagio o il decorso dell’infezione da Covid-19.

Anche per prevenire traumi e infortuni

Gli studi hanno provato, però, che questa vitamina è molto importante anche per chi pratica attività sportiva. Grazie al suo effetto positivo sulle ossa, infatti, riduce il rischio di fratture e traumi (ad esempio in chi pratica discipline di endurance), ma contribuisce anche ad aumentare la forza dei muscoli, a ridurre la sintomatologia dolorosa post-allenamento e gli infortuni (come strappi e stiramenti). Se siete amanti dei workout molto intensi, poi, sappiate che la vitamina D ha anche un’azione regolatrice sui processi infiammatori e sul sistema immunitario, che i grandi sforzi fisici possono influenzare negativamente.

Quando serve un’integrazione supplementare

Che fare, quindi? Controllare il valore della vitamina D nel sangue è sempre consigliabile e, qualora le abitudini alimentari e lo stile di vita non siano sufficienti a garantirne una presenza sufficiente, è possibile iniziare un’integrazione supplementare: naturalmente deve essere opportunamente personalizzata ed eseguita sotto controllo medico.