29/12/2018

Freeride: una scelta di libertà. Parola di campionessa

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 29/12/2018 Aggiornato il 29/12/2018

Arianna Tricomi, vincitrice del Freeride World Tour, circuito internazionale di gare di specialità, ci racconta cosa è lo sci in neve fresca, e perché può essere accessibile a tutte

Freeride

La sua specialità ha una doppia faccia. Nel freeride agonistico gli atleti si buttano con gli sci lungo pendii vertiginosi, privi di tracciato e di porte, e ciascuno sceglie la traiettoria nella neve fresca che ritiene migliore per arrivare al traguardo, fra costoni rocciosi e stretti canalini. Uno sport estremo per pazzi, direte voi. Errore. Lo sci fuoripista significa anche percorrere brevi tratti al di fuori dei tracciati battuti, per poi rientrare, oppure scegliere itinerari in neve fresca più lunghi, assecondando le proprie possibilità.

Il freeride è uno sport invernale alla portata di chiunque, purché si abbia una buona tecnica sciistica.

Perché sceglierlo? Te lo dice una campionessa

Arianna Tricomi, che è la prima italiana nella storia ad avere vinto il Freeride World Tour, il circuito internazionale di gare di freeride, è abituata a smentire l’equazione “freerider = incosciente”. La 26enne di Corvara, che fa parte del team Red Bull, preferisce infatti un’altra definizione per chi pratica il fuoripista: un cercatore di libertà.

Perché consiglieresti la tua disciplina sportiva alle tue coetanee?

«Perché è un divertimento assoluto. Alla fine della giornata ho sulla faccia un sorriso che nessuno riesce a togliermi».

Ma non è rischioso?

«Chiariamo subito che alle discese mozzafiato e irte di difficoltà si arriva con una progressione, migliorando gradualmente la tecnica. Ma in neve fresca, molle, primaverile, in una parola sulla neve non battuta, possono sciare tutti, perché non esiste solo la pista preparata. L’importante è non farlo con superficialità, rispettare la montagna, non andare mai da sole, aspettare buone condizioni meteo e conoscere i rischi che si possono correre (valanghe, vento). Solo usando la testa e dotandosi dell’attrezzatura giusta si provano emozioni fantastiche».

Tua mamma è un’ex atleta della nazionale di sci, il papà un ex pilota delle Frecce Tricolori: il brivido è nel tuo dna?

«Cerco l’adrenalina, è vero, ma la natura è anche il mio luogo di pace. Mi hanno messa sugli sci a 3 anni e dai 6 anni la mamma mi ha fatto conoscere anche il telemark e le escursioni con le pelli di foca. Ho iniziato presto a fare gare di sci alpino e a vincere. Poi regole e vincoli hanno iniziato a starmi stretti e ho cambiato disciplina sportiva. Ma prima di arrivare al freeride, che è una scoperta recente, sono passata attraverso il surf da onda e lo sci freestyle (la specialità con salti e acrobazie)».

Tutti sport sfidanti. E nel tempo libero?

«Pratico anche arrampicata, skateboard, bici da enduro, trekking, slackline. Poi viaggio, leggo, amo la musica».

Cosa ha di bello il freeride?

«Come gli altri sport che amo, quando lo pratichi non pensi ad altro, sei lontana dai ritmi frenetici quotidiani. Oggi tutti pensano sempre al dopo, a ciò che faranno o diranno dopo, tutto scorre via veloce, invece quando sei in neve fresca sei obbligata a concentrarti sul “qui e ora”. Iniziando una discesa fuoripista si è davvero libere di essere se stesse».