Freeride: provalo con la tavola da snowboard
Lo snowboard, praticato in neve fresca e lontano dalle aree affollate, offre emozioni incomparabili ma richiede qualche attenzione per divertirsi in sicurezza
Da vari anni, complice anche il periodo della pandemia e del “distanziamento sociale”, gli sport sulla neve hanno visto crescere l’interesse degli appassionati verso nuove forme più “eco-friendly” e lontane dalla folla. Si parla sempre più di freeride, che significa disegnare curve in neve fresca. Lo si può fare nella natura montana più incontaminata, su e giù per cime inviolate, ma anche vicino a una pista, lungo un breve tracciato non battuto e senza spingersi troppo lontano. Il freeride si pratica con gli sci o con la tavola da snowboard e Mauro Lazzarini, presidente dell’AMSI (Associazione maestri di sci italiani) Lombardia e direttore della scuola di sci Ski School di Pontedilegno, ci parla di questa seconda possibilità.
Secondo il rapporto dell’osservatorio Skipass Panorama Turismo per l’inverno 2024-25, sono 555.000 i praticanti dello snowboard e il trend è in crescita del 2,2% rispetto all’anno scorso.
Sulla neve fresca
L’esperto riferisce che molti appassionati giudicano molto più affascinante la pratica di questa disciplina alla maniera tradizionale, cioè in neve fresca. Galleggiare nel bianco, fuoripista, permette di godere del silenzio della montagna, di ammirare in solitudine i suoi panorami e di godere dell’atmosfera ovattata che la coltre soffice crea.
Per affrontare queste discese, però, bisogna avere raggiunto un buon livello tecnico ed è indispensabile disporre delle dotazioni di sicurezza: per legge, quando ci si allontana fuoripista, occorre avere infatti con sé l’arva (apparecchio ricetrasmittente per la ricerca in caso di valanga), la pala e la sonda. Come per le gite di scialpinismo, quindi, anche per chi esce dai tracciati con la tavola da snowboard è consigliabile non solo essere in gruppo, ma anche farsi accompagnare da un esperto. È assolutamente sconsigliato avventurarsi da soli lontano dagli itinerari battuti, anche se si è allenati e se si sono consultati il bollettino meteo e quello delle valanghe.
A chi rivolgersi
Le figure professionali di riferimento, per queste attività più avventurose, sono due: il maestro, se si raggiunge il punto di partenza con gli impianti di risalita e poi si scende fuoripista, e la guida alpina, per i tour in cui ci si allontana dalla folla salendo e scendendo solo a forza di muscoli. Per le gite escursionistiche di questo tipo, l’evoluzione dell’attrezzatura offre oggi anche le cosiddette tavole “split”, che si dividono in due longitudinalmente: in questo modo diventano un paio di larghi sci, da usare con le pelli per salire in vetta, e poi si trasformano in una tavola, per disegnare curve nella neve fresca.
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