25/03/2025

Fitness: scegli un training “dolce” e su misura per te, nel segno del benessere

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 25/03/2025 Aggiornato il 25/03/2025

Le immagini di corpi modellati offerte dai social non sono l’obiettivo giusto a cui tendere. La psicologa spiega il modo corretto per scegliere la disciplina giusta da praticare

MILANO, ITALY - DECEMBER 16: Adidas Virgin photo shoot on December 16, 2020 in Milano, Italy. (Photo by Guido De Bortoli/Getty Images for Adidas Italy)

Secondo dati divulgati recentemente dalla catena di palestre Virgin Active, negli ultimi anni il numero di persone che praticano attività fisica nel tempo libero è aumentato, superando i 38 milioni. Questo incremento, però, va di pari passo con un importante cambiamento di approccio rispetto al passato, perché il pubblico si allontana sempre più dall’allenamento finalizzato puramente alla performance e all’estetica: l’obiettivo è raggiungere il benessere, in senso lato, e i professionisti del settore hanno il compito di promuovere questo modo di concepire il training, come parte di uno stile di vita più articolato, che mira alla salute psicofisica e alla longevità.

Solo nel 2024 il gruppo ha registrato un incremento del 15% sulla domanda di attività e discipline “dolci”, come yoga, Pilates, Sound bath, postural e mobility.

Su misura

La psicologa Lara Pelagotti commenta così l’importanza di cercare (e offrire ai fitness addicted) il vero benessere, in base alle necessità, obiettivi e desideri di ciascuno.

«L’attività fisica ha uno stretto contatto con il sistema corpo-mente. Nell’era dei social media siamo bombardati da un concetto di wellness che non è sano, che propone soluzioni di massa che non rispettano la singolarità e modelli di corpi che non possono andare bene per tutti». Molto spesso accade infatti che si scelga un’attività fisica per seguire l’influencer di turno e non in base alle proprie peculiarità personali: si guardano immagini di corpi “prima” e “dopo” un certo allenamento e si prova a uniformarsi, puntando a ottenere quegli stessi risultati. «Questo non è un buon modo per prendersi cura di sé, perché si tratta di modelli stereotipati e comunque il corpo a cui si vorrebbe arrivare non è il proprio corpo, ma quello di un’altra persona!» continua l’esperta.

Cercare la propria strada

Questo approccio distorto spinge a vivere l’attività fisica come una continua performance, fatta solo di confronti: «Le persone si irrigidiscono su aspetti legati al fisico e questo ha un forte impatto sull’umore, rende ansiosi, preoccupati, tristi, eccessivamente perfezionisti. In questi casi l’attività sportiva smette di essere percepita come complemento essenziale per la salute ed il benessere, ma diventa soltanto un obiettivo estetico, per raggiungere un certo corpo standard, a discapito degli aspetti di salute mentale» assicura la dottoressa Pelagotti. A giudizio della psicologa, ciò che bisognerebbe sempre fare è invece cercare la propria strada per prendersi cura del proprio corpo (e della propria mente) riscoprendo il piacere di svolgere un’attività fisica gratificante.