Danze popolari del Sud Italia: impossibile resistere alla loro energia
Basta ascoltare il ritmo del tamburello per avere già voglia di muovere i piedi. Ecco perché i corsi di balli etnici del Meridione sono alla portata di tutti e sono sempre più frequentati anche dai giovani
Chi di voi ha assistito a un evento folkloristico o a una festa tradizionale nel Sud dell’Italia e ha visto ballare una tarantella (in Campania), una pizzica (nel Salento) o un’altra delle danze etniche del Meridione, sa che le musiche che le accompagnano sono un vero e proprio invito al ballo: viene quasi istintivo muovere i piedi a tempo anche per chi non lo ha mai fatto nella sua vita. All’ultima edizione di Danzainfiera, a Firenze, abbiamo parlato dell’energia che si sprigiona da questi ritmi con Francesca Trenta, coreografa nei progetti di danza dell’Orchestra popolare italiana del Parco della Musica di Roma e in eventi etno-culturali internazionali, danzatrice e cantante, docente e studiosa delle danze popolari dell’Italia meridionale.
«Quando il tamburello inizia a suonare, entra in sintonia con il battito del cuore e crea un magnetismo irresistibile» afferma Trenta.
Forza ed energia
L’aspetto che più accomuna una tammuriata e un saltarello, una pizzica e una tarantella è proprio la spinta ritmica delle percussioni, che coinvolge e trascina nella danza i presenti. Chiunque rimane affascinato dalla forza, dall’energia e dalla vibrazione irresistibile che questi balli etnici sprigionano. È come se il corpo sentisse l’urgenza di ballare e di scuotersi seguendo il ritmo: «L’anima va da sola e si libera senza freni» sintetizza Trenta, che assicura di avere ballato ai suoi corsi con allieve ultraottantenni e, insieme, anche con le loro nipoti: chiunque, infatti, può accostarsi alle danze etniche del Sud, perché dal punto di vista del tempo musicale sono facili e orecchiabili e quindi adattissime anche ai neofiti. Ci si può divertire anche solo utilizzando piccoli passi appoggiati, di livello base, e seguendo così la musica.
Migliorare lo stile
Servono invece più tecnica e più esperienza per migliorare lo stile e accrescere il dinamismo della danza, imparando a dosare l’energia e a dare potenza a salti e saltelli caratteristici di questa famiglia di balli. Con il progredire delle lezioni si approfondisce anche l’aspetto del rapporto fra i ballerini, che è molto particolare: questi, infatti, sono perlopiù balli di coppia privi di contatto fisico e la relazione fra i danzatori si costruisce su un canovaccio, in cui la donna è il fulcro dell’attenzione e viene corteggiata dall’uomo. Quest’ultimo esibisce una ridondanza di salti ed evoluzioni, mentre lei lo stuzzica, osserva il corteggiamento e non compie movimenti particolarmente accentuati. Il legame fra i due partner non si crea quindi ballando allacciati, ma attraverso le espressioni, il gioco di sguardi e la capacità di intuire ciò che farà l’altro.
Per tutti
I balli popolari del Sud sono adattissimi anche ad allievi disabili e l’insegnante racconta proprio il lavoro emozionante che fa anche con loro: «Nel dialetto napoletano esiste il termine scutuliare, scuotere, simile al verbo cotulare, che in quello pugliese significa muovere, muoversi. Entrambi si applicano bene alle danze etniche, che portano proprio a uno scuotimento del corpo: questo risulta facile anche alle persone in carrozzella, ad esempio, perché la loro limitata mobilità non le ostacola e lo fanno senza filtri, senza freni inibitori, con anima pura».
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