Danzaterapia, la spontaneità in movimento
Non sono lezioni per imparare passi e stili di danza, ma prevedono un lavoro in cui ci si lascia andare e ci si muove liberamente, seguendo il riaffiorare di emozioni, paure, antichi ricordi. Con un forte effetto antistress e rigenerante
Il vostro corpo si muove trascinato dalla musica, mentre una voce vi suggerisce gesti da compiere o immagini da interpretare: ma non è una lezione di danza, in cui dovete imparare dei passi precisi secondo una tecnica codificata, imitando l’insegnante. Qui il movimento nasce e si sviluppa in ciascuno liberamente. Con la massima spontaneità. E’ una seduta di danzaterapia, in cui la parola d’ordine per i partecipanti è “lasciarsi andare”, esprimendo senza timore emozioni e sentimenti.
Già lo psicoanalista svizzero Jung vide nella danza il modo più diretto, meno razionalizzato, per raccontare il proprio mondo interiore. Perché il corpo, a volte più delle parole, svela l’io più profondo
In ogni individuo la postura, il modo di muoversi, di atteggiarsi, di esprimersi dipendono dalla storia personale. Le gioie, le ansie, gli stress si riflettono anche sul fisico, creando talvolta blocchi e contratture, e possono condizionare il rapporto con il mondo esterno, con gli altri. Abbandonandovi alla musica, sotto la guida dell’insegnante, entrate in contatto con voi stesse: ascoltate il vostro corpo, scoprendone potenzialità impensate, scaricate tensioni e nevrosi, date spazio alla creatività, trovate nuovi linguaggi per comunicare. Insomma, vi dedicate a una ricerca del benessere e dell’armonia psicofisica. Questo obiettivo è comune di tante forme di danzaterapia, che si richiamano a scuole diverse e che pongono l’accento su uno o sull’altro degli aspetti. Ma tutte puntano a restituirvi equilibrio e gioia di vivere.
Un esempio? Se lo stress è l’ingrediente base della vostra vita, somatizzate facilmente le vostre preoccupazioni e vi sentite contratte e rigide, il lavoro proposto dalla danzatrice argentina Maria Fux vi può restituire tranquillità e sicurezza. Il terapista sceglie una musica appropriata (in questo caso evocativa, con ritmo rilassante) e, dopo una fase di riscaldamento, suggerisce delle immagini: ciascun allievo è invitato a riprodurre con movimenti liberi la sinuosità di un serpente, l’ondeggiare delle alghe, la fissità di un sasso. Questi stimoli permettono di conoscere meglio il proprio corpo e di lasciarsi andare. Poi sboccia la danza: un momento creativo totalmente individuale, in cui non c’è razionalità né ricerca di interpretazione, ma autenticità istintiva. E l’effetto è liberatorio: la musica richiama ricordi, i blocchi emotivi vengono a galla e si sciolgono, le tensioni scompaiono.
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