Food delivery: con la pandemia è boom. Fai le scelte giuste
Cibo da asporto? Sì, ma senza esagerare. Segui le dritte della nutrizionista per mangiare con gusto e tenere sotto controllo il girovita
Ristoranti chiusi a singhiozzo, necessità di mantenere le distanze e voglia di stuzzicare il palato. E così che il food delivery, la consegna a domicilio di piatti pronti, ha registrato in un anno una crescita pari al 56%, secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e di Netcomm, consorzio del commercio digitale italiano.
I cibi più richiesti sono pizza, hamburger e gelato, seguiti a sorpresa dal ramen, la tipica zuppa giapponese.
Come conciliare comodità e piacere con il peso forma? «La parola d’ordine è sempre una: cercare di variare il più possibile le ordinazioni e non dimenticare mai ortaggi e frutta», commenta la dottoressa Chiara Boscaro, biologo nutrizionista agli Istituti Clinici Zucchi di Monza.
Quali piatti scegliere
Puntiamo sul pesce, per esempio un trancio di salmone o di tonno, carni bianche come pollo, vitello e tacchino alla piastra o al forno, le insalatone, arricchite da una quota proteica di pesce, carne o formaggio, con l’aggiunta di frutta, per esempio mela o frutti di bosco. Da insaporire a casa con olio extravergine di oliva, succo di limone, semi oleosi o germogli (sosia, lenticchie, ceci). Sì anche a riso venere e a zuppe di cereali (orzo, avena, farro, meglio se integrali), perché fonte di fibre. Scegliamo prodotti freschi, di stagione, a filiera corta o a chilometri zero, che non prevedono l’uso di sostanze chimiche per la coltivazione.
Pollice verso
Limitiamo il più possibile panini, vivande preparate con salse e intingoli di varia natura, paste ripiene e fritture che non tengono la croccantezza necessaria e fanno aumentare l’apporto calorico. La pizza? Una sola volta a settimana. Cerchiamo di non aggiungere altro sale o olio ai piatti. Non cadiamo nella tentazione del dolce ma concludiamo il pasto con un frutto che abbiamo Da bere niente bibite gassate o birra, pasteggiamo con acqua naturale e un bicchiere di vino rosso da 125 millilitri al giorno, che contiene più polifenoli antiossidanti rispetto al bianco.
Allergie & Co.
Tutti i ristoratori e quanti si occupano di manipolazione di pietanze devono seguire le norme Haccp (Hazard Analysis Critical Control Point), un sistema di autocontrollo per effettuare un’analisi dei potenziali rischi legati all’igiene alimentare per tutelare il consumatore finale. Chi soffre di intolleranze o segue un’alimentazione vegana può richiedere in anticipo la lista degli ingredienti impiegati nella cucina dei piatti.
Sicurezza e igiene
AssoDelivery (associazione italiana dell’industria food delivery) e FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) hanno messo a punto misure precauzionali per tutelare consumatori, ristoratori e rider secondo le direttive del Ministero della Salute. Nei locali del ristorante tutto il personale indossa la mascherina, rispetta il distanziamento sociale di almeno un metro e ha a disposizione i disinfettanti. Il luogo di ritiro del cibo è diverso da quello della cucina. I piatti pronti vengono chiusi in contenitori (o sacchetti) tramite appositi adesivi o graffette per garantire la massima protezione e vengono messi immediatamente in borse termiche per il trasporto, igienizzate con regolarità.
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