Sonnolenza diurna: perché è così difficile rimanere sveglie?
Colpa del debito cronico di sonno, dell’equilibrio tra vita lavorativa e passioni o anche della dieta. Ecco perché la sonnolenza diurna è così diffusa e come migliorare l’igiene del sonno
Palpebre che si chiudono nel momento meno opportuno, voglia di appoggiare la testa sulla scrivania e scivolare nell’oblio, difficoltà a rimanere concentrati, irritabilità, vuoti di memoria… la sonnolenza diurna può essere occasionale o persistente, complicando la vita a chi durante il giorno avrebbe bisogno di tante energie. Perché tanta fatica a tenere gli occhi aperti? Le cause di una sonnolenza eccessiva possono essere tante e diverse, dai problemi di digestione ai disturbi del sonno che impediscono di riposare adeguatamente, passando per la sindrome premestruale e per gli effetti collaterali di alcuni farmaci, come sa bene chi nella stagione dei pollini non può fare a meno degli antistaminici.
Esclusi disturbi dell’umore e problemi fisici, può anche essere colpa di quelle abitudini scorrette che si riflettono sul riposo, facendo sì che si arrivi alla sveglia già in debito di sonno.
Un problema comune
«La sonnolenza diurna è diventata piuttosto frequente, proprio perché raramente riusciamo a rispettare il nostro fabbisogno naturale di sonno» spiega il professor Luigi De Gennaro, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica all’Università La Sapienza di Roma. «In parte dipende dal fatto che l’organizzazione del lavoro e della vita impone un ritmo di sonno ridotto, compensato nei weekend o nei giorni liberi con il fenomeno del social jet lag, ulteriore conferma che tendiamo a coprire il debito di sonno alla prima occasione. E tra le conseguenze ci sono anche i cali prestazionali durante il giorno, soprattutto nelle ore pomeridiane in cui è più facile avere queste défaillance nelle attività cognitive».
Gufi e allodole
Rispettare gli orari standard della sveglia – o al contrario, arrivare alla sera abbastanza vigili da non sacrificare del tutto vita sociale e passioni – può rappresentare una sfida più o meno ardua a seconda del proprio orologio biologico. «Avremmo tutti bisogno di dormire di più, in ogni fascia d’età, ma non tutti negli stessi orari. Alcune persone hanno le loro massime prestazionali la sera e per il fatto di doversi alzare presto per cinque giorni su sette vivono una cronica deprivazione di sonno, mentre gli individui più mattinieri possono incorrere nello stesso problema perché costretti ad andare a letto troppo tardi. In ogni caso, a partire dalla rivoluzione industriale e dall’introduzione dell’energia elettrica si stima che siano andate perse circa due ore di sonno».
Buone e cattive abitudini
«A livello individuale poi entrano in gioco i comportamenti impropri, dalle scelte in fatto di alimentazione alla routine della sera» prosegue l’esperto. «Violare le regole dell’igiene del sonno può massimizzare la sonnolenza diurna o peggiorare la qualità del riposo e questo comprende anche i pasti, mai troppo abbondanti la sera e avendo cura di limitare i nutrienti che interferiscono con il sonno. Non solo tè o caffè, ma anche gli energizzanti e il cioccolato». Se più o meno tutti sanno che assumere troppi liquidi prima di dormire espone al rischio di alzarsi nel mezzo della notte per cause di forza maggiore e non riprendere sonno, non tutti sanno che anche le buone abitudini hanno i loro rischi. «L’attività fisica e sportiva ha un effetto positivo sul sonno se adeguatamente distanziata dalle ore serali. Anche se alcune palestre sono aperte fino a tardi o si ha la possibilità di allenarsi a casa, non conviene svegliare troppo i muscoli prima di andare a dormire. Alla sera poi bisognerebbe evitare un altro errore classico, quello di utilizzare la finestra di addormentamento per ricapitolare la giornata, da soli o in coppia. Questa strategia di ruminazione peggiora il sonno: tutti i fattori “stressogeni” andrebbero tenuti lontani dalla camera da letto, creando una comfort zone che permetta di addormentarsi serenamente».
Le apnee notturne
Alcuni tipi di sonnolenza, come quella post-prandiale, sono fisiologici e normali, soprattutto se capitano una volta ogni tanto. Quando però si ha una sonnolenza persistente e quotidiana, potrebbe valere la pena di consultare il proprio medico. «Chi soffre di apnee notturne, disturbo del sonno che colpisce in prevalenza gli uomini e gli individui in forte sovrappeso, potrebbe non esserne consapevole. Molto spesso ad accorgersene è chi gli dorme accanto, perché durante questi episodi si tende a russare molto forte. Se oltre a questo campanello d’allarme si aggiungono la stanchezza e la difficoltà di concentrazione durante il giorno, vale la pena di fare una visita diagnostica per approfondire – ma è importante anche tenere a mente che entro certi limiti la sonnolenza occasionale non deve destare allarme» conclude l’esperto.
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