Viaggi di lavoro: come sfruttarli (anche) per il proprio benessere
Molti li vivono come periodi di stress, ma anche le trasferte più faticose nascondono opportunità di crescita interiore e aiutano a conoscersi meglio
Avere un lavoro che porta a viaggiare molto, anche all’estero e in Paesi lontani, può essere stimolante perché permette di conoscere realtà e culture diverse dalla propria, ma spesso rappresenta anche una fonte di stress. Recenti indagini svolte fra viaggiatori d’affari sembrerebbero confermarlo: chi affronta trasferte frequenti, meeting fuori sede, spostamenti anche lunghi e cambi di fuso orario vive questa frenesia con ansia e ritiene che abbia un impatto negativo sul benessere e sulla propria salute mentale.
Con il giusto approccio, anche le trasferte più faticose e il viavai fra aeroporti e stazioni possono diventare un arricchimento.
Come alleviare la tensione del viaggio
Lo psicologo Davide Boifava, in collaborazione con Aries Group, ha formulato 4 consigli per chi si sposta per lavoro. Obiettivo? Alleviare la tensione-del-viaggio e vivere la lontananza da casa con spirito positivo. “Sono dei suggerimenti utili per trasformare le trasferte in occasioni di crescita interiore e di benessere psicologico, grazie a momenti di solitudine, contemplazione dei paesaggi e introspezione. Non tutti i viaggi offrono questa opportunità, ma alcuni, se vissuti con l’approccio giusto, possono portare anche a nuove intuizioni su di sé” spiega lo specialista.
- La solitudine può essere un momento di crescita interiore. Spesso il viaggio per lavoro è vissuto come un periodo (più o meno lungo) di isolamento e quindi come qualcosa di negativo. Invece bisognerebbe tenere presente che la capacità di stare da soli costituisce una tappa fondamentale dello sviluppo emotivo di ogni individuo, poiché permette di entrare in contatto profondo con il proprio sé. Durante i viaggi di lavoro, lontani da distrazioni e legami quotidiani, si dovrebbe quindi accogliere la solitudine come uno spazio di introspezione e di scoperta personale.
- Viaggiare significa attraversare paesaggi diversi da quelli abituali, aprire i propri orizzonti, e questo aiuta a elaborare anche le proprie emozioni. I luoghi nuovi in cui ci si trova diventano uno specchio per lo stato d’animo: guardare ciò che si ha intorno, sia esso una città o un panorama aperto nella natura, può aiutare a connettersi meglio con se stessi e a conoscersi di più.
- Sigmund Freud paragonava il processo psicoanalitico all’osservazione del paesaggio che scorre fuori dal finestrino di un treno in corsa. Partendo da questo principio, l’esperto suggerisce di sfruttare le trasferte di lavoro per osservare lo scorrere del flusso dei propri pensieri, senza giudicarli o “censurarli”. Il viaggio diventa così anche un “viaggio interiore”, un recap sui propri bisogni e sui propri sentimenti.
- La distanza dalla propria routine può generare frustrazione e preoccupazioni, ma anche stimolare riflessioni sul proprio ruolo nel mondo. Quando si è lontani dalla propria zona di comfort e dagli affetti è il momento giusto per interrogarsi sulla propria identità, sul proprio senso di appartenenza e sui propri desideri personali. Un viaggio lavorativo può così diventare non solo uno spostamento fisico, ma anche un momento per osservarsi da prospettive inedite.
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