22/01/2025

Acquaponica, la coltura zero waste per limitare l’impatto ambientale

Simona Lovati
A cura di Simona Lovati
Pubblicato il 22/01/2025 Aggiornato il 22/01/2025

Zero gli sprechi e zero i chilometri. La coltura acquaponica permette di coltivare verdure e allevare pesci a livello locale e in poco spazio, risparmiando suolo e risorse idriche 

acquaponica

È ancora poco conosciuta, ma negli ultimi anni si sta affacciando nei Paesi membri dell’Unione Europea con ottimi risultati come un sistema di coltivazione zero waste e circolare al 100 per cento. «L’acquaponica combina la coltura di vegetali, soprattutto le colture a foglia verde ed erbe aromatiche – lattughe, spinaci, radicchi, bietole, basilico – che meglio si prestano a questo scopo, all’allevamento di varietà di pesce locale e di qualità», spiega il professor Luca Parma, professore associato al Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

Questo connubio è particolarmente interessante perché già coesiste in natura ed è amico dell’ambiente.

Il motivo? L’acquaponica permette di fare fronte alla scarsità di acqua dovuta alla crisi climatica in atto (richiede il 90 per cento in meno di risorse idriche) e può essere realizzata senza dovere sfruttare il terreno, perché la coltura è fuori suolo. Senza dimenticare il plus di avere una filiera molto corta, ridotta davvero ai minimi termini.

Come funziona

La vasca di acquacoltura che ospita i pesci è collegata alle strutture idroponiche, sfruttando i principi degli impianti di allevamento a ricircolo (Recirculation Aquaculture System, RAS). In questo sistema, i microrganismi benefici presenti nell’acqua e nei filtri biologici convertono l’azoto prodotto dalle specie ittiche in nitrati, nutrienti facilmente assimilabili dalle radici degli ortaggi. Questo processo favorisce una crescita rapida e sostenibile delle piante, in un ambiente costantemente monitorato. Inoltre, l’uso di sistemi di disinfezione dell’acqua a raggi UV garantisce un controllo efficace senza lasciare residui, assicurando la qualità dell’intero ecosistema.

I vantaggi

«Diversi studi hanno attestato che la coltura acquaponica non mette a rischio la salute del consumatore, perché non ci sono differenze in termini di qualità e valori nutrizionali rispetto alla coltivazione tradizionale», precisa il professor Parma. Inoltre, l’acquaponica è proponibile in ogni momento dell’anno, anche in contesti urbani noti come vertical farming che hanno bisogno di spazi limitati: per questo gli ortaggi sono sempre freschi. Il sistema è fattibile persino in contesti marini salmastri per sfruttare la risorsa in zone costiere nell’ottica della blue growth (per lo sviluppo del settore marino). In questo caso, è possibile coltivare la salicornia o asparago di mare, dalle proprietà antiossidanti, con l’allevamento di pesci eurialini o crostacei pregiati. Secondo la normativa vigente, tuttavia, non può ancora essere definita come biologica, sebbene ne condivida i principi fondamentali, come la sostenibilità ambientale, l’assenza di utilizzo di fitofarmaci e la tutela del benessere animale.

I parametri da rispettare

Ad oggi l’Unione Europea sta promuovendo attività di ricerca di questo sistema innovativo di coltura, ma le difficoltà non mancano. «L’acquaponica non è un sistema di semplice gestione: occorre prestare attenzione a diversi parametri, come l’acqua che ha caratteristiche differenti per l’allevamento dei pesci soprattutto in termini di acidità, che influenza l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante», conclude il docente.

Work in progress

L’Università di Bologna, in collaborazione con un gruppo di ricercatori spagnoli dell’IRTA (Institute of Agrifood Research and Technology), nell’ambito del progetto europeo NewTechAqua, ha dato il via ad attività di divulgazione nelle scuole di diversi Paesi, tra cui in Italia e Spagna, per aiutare i ragazzi a capire i meccanismi di questo metodo e provare a ricreare una piccola unità di acquaponica a casa. Inoltre dalle attività di didattica e ricerca dell’Università di Bologna, unito all’intraprendenza di giovani agronomi, acquacoltori e ingegneri, è nata qualche anno fa Aquaponic Design, una startup innovativa e spin-off dell’Ateneo. La sua missione è promuovere e realizzare sistemi acquaponici sul territorio nazionale, coniugando sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica.