10/05/2022

Squilibri emotivi? Nell’ultimo anno le donne ne hanno sofferto di più

Emanuela Bruno
A cura di Emanuela Bruno
Pubblicato il 10/05/2022 Aggiornato il 10/05/2022

Una recente ricerca fotografa lo stato di salute mentale degli italiani, evidenziando il tipo di tensioni psicologiche che si sono scatenate negli ultimi mesi a causa della pandemia (e non solo)

squilibri emotivi

Un italiano su tre giudica insufficiente il proprio stato emotivo e le donne sono più spesso insoddisfatte rispetto agli uomini. È ciò che risulta da uno studio realizzato da Ipsos per conto della piattaforma di psicologia online TherapyChat: il 40% degli intervistati dichiara di avere provato nell’ultimo anno sensazioni negative come ansia, stress, nervosismo e stanchezza cronica, con un peggioramento del proprio benessere mentale evidenziato dal 35% del campione (40% nella fascia di età fra i 30 e i 45 anni). Le donne sembrano essere più colpite dall’aumento di tensioni e turbamenti (39% contro il 30% degli uomini).

Il 15% degli italiani non è ancora sufficientemente informato sul ruolo che psicologi e professionisti specializzati potrebbero avere sul recupero dell’equilibrio emotivo.

Le ansie più diffuse

Interpellati sul genere di malessere provato, i partecipanti alla ricerca hanno messo al primo posto la “preoccupazione” (52%), poi lo stress e il nervosismo (4 su 10), infine la depressione (15%). Ma quali sono le cause delle ansie così diffuse? Innanzitutto le questioni economiche (20%), seguite da quelle familiari e relazionali (16%).

È emerso chiaramente che in ambito lavorativo va ricercata la principale culla dei disagi, anche se i motivi che li generano sono diversi. Il 46% del campione ammette che la propria situazione sul lavoro influenza negativamente lo stato d’animo e il 32% individua nella precarietà la fonte di maggiori pensieri negativi. Emerge anche il problema del mobbing per due laureati su cinque. Tuttavia accade anche che ci si porti in ufficio il malessere domestico e il 28% rivela che le preoccupazioni personali hanno interferito in modo significativo con la concentrazione o la produttività sul posto di lavoro. Colpisce che il 19% abbia rivelato di avere preso in considerazione l’ipotesi di prendere un congedo per malattia, giustificandola con il proprio malessere emotivo. Solo il 15% dei lavoratori racconta di supporti psicologici forniti dal datore di lavoro e il 78% di loro li valuta positivamente, anche se pochi ne hanno usufruito.

Gli under 30 sembrano i meno afflitti da preoccupazioni legate al lavoro, anche se sono quelli che nel periodo pandemico lamentano di più la perdita di serenità e di equilibrio psicoemotivo (23%).

Poche richieste di aiuto

A fronte di tanto disagio, comunque, chiedere aiuto a uno specialista è un’opzione scelta da un numero limitato di persone: quando hanno un problema, gli italiani si rivolgono perlopiù ai famigliari (61%), agli amici (27%) e solo 1 su 5 decide di ricorrere a uno psicoterapeuta, a un coach o a un counselor. Il 40% degli intervistati rivela di avere almeno pensato di rivolgersi allo psicologo per superare le inquietudini e le ansie crescenti (le donne battono gli uomini 46% contro 31%), ma solo il 12% ha poi realmente messo in pratica il proposito.