Il Covid fa male anche alla tiroide
Anche la tiroide può risentire dell'infezione da Sars-CoV2 che interferisce con la sua funzionalità. Un motivo in più per proteggersi
Come sta la tiroide ai tempi del Covid-19? Quelle tiroidee sono da sempre fra le malattie più diffuse, soprattutto fra le donne. Oggi, però, la pandemia ha portato con sé nuovi dubbi in chi soffre di disturbi della tiroide e, forse, anche nuovi rischi per la salute di questa preziosa (e fragile) ghiandola. Abbiamo chiesto agli specialisti di fare chiarezza.
Come viene attaccata dal virus
La tiroide è uno fra gli organi esposti all’attacco del Covid-19. La ragione sta proprio in come si sviluppa l’infezione. «Il virus Sars-CoV2 per infettare l’essere umano utilizza la sua proteina virale Spike che è in grado di legare il recettore ACE2, presente sul polmone che invade, replicandosi. Il virus, però, dal polmone può diffondersi anche ad altri organi attraverso il torrente sanguigno: il recettore ACE, infatti, non è presente solo sul polmone ma anche su ipofisi, surrene, pancreas, testicolo, ovaio e, appunto, tiroide» spiega la dottoressa Irene Campi, specialista in Endocrinologia dell’ Istituto Auxologico Milano.
« Le ghiandole endocrine fra l’altro sono molto sensibili ai virus perché hanno vasi sanguigni numerosi e fragili, e quindi sono particolarmente esposte ai danni vascolari e trombotici e da ipossia (diminuzione di ossigeno a organi e tessuti), tutti tipici del Covid-19».
Valori che si alterano
Gli studi hanno rilevato che anche i valori degli ormoni tiroidei e del TSH si alterano quando si viene colpiti dal Covid-19. È l’effetto del danno causato direttamente dal virus e della reazione che il corpo può avere di fronte a gravi infezioni» dice la specialista. «Per contrastare l’infiammazione da Sars-CoV2, la cosiddetta tempesta citochinica, l’organismo tende a risparmiare energia e, dal momento che la tiroide è la centralina metabolica che regola il consumo energetico, riduce per prima cosa proprio gli ormoni tiroidei. Più l’infiammazione è seria più questo è evidente. Con la guarigione della malattia, però, di solito i valori si normalizzano».
Sì al vaccino
Pochi vaccini come quello anti-Covid-19 hanno destato dubbi, forse perché arrivato (per fortuna!) così rapidamente. Alcuni hanno riguardato anche la possibilità di somministrarlo a chi soffriva di malattie della tiroide e in particolare di malattie autoimmuni. «Non ci sono cointroindicazioni. Nel consenso informato da firmare al momento della somministrazione c’è un avvertimento da osservare (ma non una controindicazione assoluta) che riguarda chi sta assumendo medicinali che indeboliscono il sistema immunitario (come corticosteroidi ad alto dosaggio, immunosoppressori o medicinali antitumorali). Però moltissimi disturbi della tiroide non prevedono affatto trattamenti con questo tipo di farmaco, fra questi la comunissima tiroidite di Hashimoto, il morbo di Basedow e la malattia di Addison. Chi ne soffre, dunque, si può vaccinare senza problemi. Alcune patologie endocrine come il diabete mellito o l’obesità grave comportano addirittura il diritto prioritario alla vaccinazione» spiega la dottoressa Campi. «Le reazioni immunologiche al vaccino in ogni caso sono molto rare. Le infezioni, come quella da Covid-19 possono, invece, facilmente agire come pericolosi fattori scatenanti, delle malattie autoimmuni. Anche per questo è bene prevenirle proteggendosi con il vaccino».
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