Stop alla plastica monouso: dalle cannucce ai palloncini, scopri la blacklist
Plastic free? Sì, grazie. Dal 3 luglio entra in vigore la Direttiva europea che vieta alcuni oggetti in plastica monouso. E anche il'Italia deve adeguarsi
È l’inquinamento più pericoloso in assoluto, che causa danni irreversibili nei confronti dell’ecosistema ma anche per la salute dell’uomo. È questa la dichiarazione senza mezzi termini dell’ONU (Organizzazione Nazioni Unite), a fronte di 150 milioni di tonnellate di plastica che si trovano già negli oceani. Le stime rilevano una produzione di questo materiale pari a 400 milioni di tonnellate all’anno, dei quei solo il tre per cento viene riciclata. A fronte di questi dati, l’Unione Europea con la cosiddetta Direttiva Sup (Single use plastic) che riguarda gli oggetti in plastica monouso – cui gli Stati membri dovranno adeguarsi antro il 3 luglio -, punta a ridurre i rifiuti plastici, soprattutto nelle acque, di almeno il 50 per centi entro il 2025 e dell’80 per centoentro il 2030.
La black list
Ecco gli oggetti in plastica usa e getta a cui dovremo direi addio nel prossimo futuro, compresa quella oxo-degradabile, cioè la plastica alla quale sono stati aggiunti additivi per accelerarne il processo di degradazione.
- Bastoncini cotonati per pulire le orecchie
- Salviettine umidificate
- Posate e piatti
- Cannucce
- Palloncini e aste per palloncini
- Contenitori per bevande (fino a tre litri), compresi tappi e coperchi
- Tazze e contenitori in polistirolo espanso
- Bottiglie con capacità fino a tre litri
- Borse
- Attrezzi da pesca realizzati in plastica, per evitare che il materiale venga ingerito dai pesci
La Direttiva Sup chiarisce che gli unici polimeri ammessi sono quelli naturali non modificati chimicamente. Per questo, sono vietate anche bioplastiche e plastiche vegetali.
La polemica
Questo stop avrà un impatto non indifferente sulla nostra economia, per quanto riguarda calo di produzione di alcuni prodotti e occupazione. Tanto che il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti dichiara: «Riguardo alla transizione è importante sottolineare che è giusto andare in quella direzione, ma tenendo conto anche del prezzo che si paga in termini di posti di lavoro persi».
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