Conflitti: come disinnescarli in 5 mosse
Alcune persone sembrano sempre in cerca di una scusa per litigare. Ecco qualche consiglio per tenerle a bada, senza lasciarsi intimidire
Chi cerca continuamente il confronto mette a dura prova anche i caratteri più miti. Non tutte le provocazioni sono palesi, ma esiste un vasto campionario di frecciatine, critiche, commenti ambigui e piccole prepotenze a cui è difficile non reagire, che si tratti di un partner con la luna storta o di uno sconosciuto in rete che ci tiene a farci sapere la sua opinione (spesso non richiesta).
Rispondere al fuoco con il fuoco non è l’unica via d’uscita: come ci insegna la psicologa americana Susan Krauss Whitbourne, rispondere all’aggressività con la compassione è il modo migliore per non lasciarsi contagiare.
All’origine della rabbia
Non sempre chi è litigioso ha un vero motivo per prendersela con noi. Uno studio condotto dall’Università del Kansai, in Giappone, suggerisce che dietro alle forme più comuni di antagonismo ci sia una tendenza a ruminare su rabbia e frustrazione, che rende progressivamente più irascibili. Anziché essere un tratto immutabile di alcune personalità, l’aggressività si nutre dei sentimenti repressi e inascoltati. Ecco perché vale la pena di tentare la via della conciliazione, spiega Krauss Whitbourne, evitando di soffiare sulle braci del conflitto per ravvivarne la fiamma.
5 consigli per mantenere la calma
Non saremo tutti esperti di mindfulness o negoziatori di professione, ma possiamo essere d’aiuto agli altri e a noi stessi mantenendo un atteggiamento calmo e composto.
- Dai un nome ai sentimenti. Non è necessario fare finta di niente e neppure ricorrere a urla e recriminazioni. Se una persona si rivolge a noi in maniera aggressiva possiamo invitarla a un confronto aperto e sincero su quello che la fa arrabbiare, spezzando il circolo vizioso dei sentimenti repressi. Sperando che sentirsi accettata e ascoltata la aiuti a riesaminare la situazione con meno preconcetti, o che la nostra tranquillità sia contagiosa.
- Non prenderla sul personale. La rabbia degli altri non dovrebbe essere un nostro problema. Anche perché dietro ogni risposta sgarbata può esserci un retroscena che non conosciamo: lo strascico di un altro litigio, un semaforo che ha impiegato troppo tempo a diventare verde, un toast bruciato o una preoccupazione di natura più seria e personale. In ogni caso, è importante ricordare che non è colpa nostra se una persona è costantemente arrabbiata. Chi reagisce mettendosi sulla difensiva ha già accettato questa responsabilità, mentre lasciar scivolare l’offesa la respinge al mittente.
- Punta a un linguaggio neutrale. Di persona, al telefono o per iscritto, le parole con cui scegliamo di esprimerci sono importanti. A volte può essere utile una pausa, rimandando la discussione finché non si placano gli animi. L’importante è usare un tono pacato, scegliere termini semplici e alla portata di tutti, essere sintetici e consapevoli dei propri limiti. I fraintendimenti non si possono escludere del tutto, ma possono sempre essere chiariti.
- Non lasciarti intrappolare. Non bisogna cedere alla rabbia, soprattutto quando sappiamo che per l’altra persona ogni pretesto è buono per iniziare un litigio. Recriminazioni, accuse e attacchi personali danno soddisfazione solo quando colpiscono nel segno: se li lasciamo cadere nel vuoto, perdono potere.
- Offri qualche alternativa. Se si tratta di un atteggiamento radicato, l’invito a sfogare queste energie in maniera diversa potrebbe rendere la vita più facile a entrambi. Dalla palestra ai videogiochi, ci sono tanti modi sani per far fluire rabbia e aggressività senza che nessuno si faccia male, emotivamente o fisicamente.
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