09/10/2020

Le ovaie

Normalmente, si tendono a considerare le ovaie e le loro problematiche argomenti di stretta competenza del ginecologo. In effetti, questi organi sono fondamentali per la vita sessuale e riproduttiva. Non bisogna dimenticare però che si tratta di due ghiandole a secrezione endocrina, per cui rientrano anche nel settore di competenza dell’endocrinologia.

GHIANDOLE SESSUALI FEMMINILI

Le ovaie sono le due gonadi (ghiandole sessuali) femminili. Hanno forma ovalare, dimensioni variabili da 2,5 a 5 centimetri a seconda della fase del ciclo ovarico e un peso oscillante tra i 5 e i 10 grammi. Si trovano una a destra e una a sinistra dell’utero.

Esternamente sono rivestite da un tessuto biancastro, mentre internamente sono costituite dalla sostanza midollare (un insieme di vasi sanguigni e tessuto connettivo) e dalla sostanza corticale. Nella regione corticale avviene la maturazione dei follicoli, le piccole strutture rotondeggianti contenenti le cellule uovo, che una volta maturate e liberate sono pronte a essere fecondate.
Ogni mese, più follicoli iniziano il processo di crescita, ma solo uno riuscirà ad arrivare alla maturazione finale e a liberare la cellula uovo, che potrà essere fecondata da uno spermatozoo, formando uno zigote che si impianterà nell’utero e darà inizio a una gravidanza. Se, invece, l’uovo non viene fecondato, l’organismo lo espelle tramite le mestruazioni.

Oltre alla funzione riproduttiva, le ovaie svolgono anche un’altra importante funzione: producono gli ormoni sessuali femminili, estrogeni e progesterone, importantissimi nella modulazione del ciclo mestruale.

Ciclo ovarico e ciclo mestruale, dunque, pur essendo distinti, sono strettamente interconnessi tra di loro.

UN PROCESSO MOLTO COMPLESSO

I meccanismi ormonali che regolano il ciclo ovarico e quindi quello mestruale sono molto complessi. Ecco in breve, i vari passaggi.
1. L’ipotalamo produce, ciclicamente e a impulsi, il GnRH (Gonadotropin-Releasing Hormone), una sostanza che determina il rilascio di ormoni.
2. Il GnRH, infatti, agisce sull’ipofisi, stimolando la sintesi di due sostanze ormonali, dette gonadotropine, chiamate LH ed FSH, che a loro volta agiscono sull’ovaio determinando la maturazione dei follicoli e la sintesi di estrogeni e progesterone.
3. Per finire, gli ormoni sessuali agiscono sull’ipotalamo e sull’ipofisi regolandone e modulandone l’attività.

Proprio perché questo processo è così complicato, è facile che in alcuni punti si inceppi, determinando problemi di vario tipo. Ecco quelli che più comunemente si associano ad alterazioni ormonali.

PROBLEMI E MALATTIE DELLE OVAIE

Le ovaie possono andare incontro a diversi tipi di alterazioni, formazioni, sindromi, anomalie o essere soggette a vere e proprie malattie. Le problematiche e le malattie più frequenti sono: la sindrome dell’ovaio policistico, la sindrome premestruale, le alterazioni del flusso mestruale, i fibromi, le cisti, i tumori, l’endometriosi.

LA SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO

Si tratta di una condizione caratterizzata da un aumento di volume delle ovaie accompagnato dalla formazione di tante piccole cisti (piccole cavità piene di liquido), che possono essere grandi da 4 a 10 millimetri e che compaiono prevalentemente sulla superficie esterna di questi organi. Non solo: nell’ovaio policistico si assiste a un’aumentata produzione di ormoni androgeni (cioè maschili), come l’androstenedione e il testosterone.

Ancora oggi non si conoscono con esattezza le cause della sindrome dell’ovaio policistico. Sicuramente un ruolo importante è costituito dalla predisposizione su base genetica-ereditaria.
La predisposizione genetica può diventare malattia vera e propria a causa di particolari concause, come il sovrappeso, la produzione eccessiva di insulina, un’alimentazione sregolata, un forte stress.

I sintomi

L’iperproduzione di androgeni causa irsutismo, ossia un’aumentata peluria, e tendenza all’acne.

In caso di malattia, inoltre, le ovaie vengono “rallentate”, per cui non riescono ad assolvere regolarmente la follicologenesi, cioè il processo che porta alla ciclica maturazione delle cellule uovo. Le mestruazioni, di conseguenza, sono assenti (amenorrea) o poco frequenti (oligomenorrea).
Questa situazione ha ripercussioni anche sulle probabilità di concepimento: se le mestruazioni sono ridotte o assenti e l’ovocita non riesce a maturare, le possibilità di una gravidanza si riducono.

Le cure

Se non provoca disturbi, la sindrome dell’ovaio policistico non richiede trattamenti specifici: va solo tenuta sotto controllo. Se, invece, causa sintomi evidenti e problematici, allora, il medico consiglierà una cura mirata.
Per esempio, possono rendersi necessari farmaci in grado di aumentare la sensibilità all’insulina (come la metformina) o capaci di regolare l’assetto ormonale. Una delle cure più utilizzate in questi casi è quella con la pillola anticoncezionale “estroprogestinica” (che contiene, cioè gli ormoni femminili estrogeni e progesterone): contrasta i disturbi collaterali dell’ovaio policistico, dall’irsutismo all’acne e rende fittiziamente regolari i flussi. Anche l’inositolo può avere un ruolo importante nella terapia di questa condizione.

Se la donna vuole avere figli, si prescrivono farmaci in grado di favorire l’ovulazione, come le gonadotropine.

LA SINDROME PREMESTRUALE

Per sindrome premestruale si intende un complesso di disturbi che la donna inizia ad avvertire qualche giorno prima delle mestruazioni (da quattro a sette giorni prima) e che scompare spontaneamente con l’arrivo del ciclo mestruale. In alcuni casi i sintomi sono molto intensi e possono interferire con la normale vita quotidiana.

La sindrome premestruale è dovuta principalmente alle fluttuazioni ormonali del ciclo mensile: nella prima fase, infatti, si ha una produzione massiccia di estrogeni, nella seconda, invece, di progestinici.

Queste variazioni possono causare conseguenze nell’organismo di chi è geneticamente predisposto. In particolare, provocano una ritenzione di liquidi, alla base di quasi tutti i sintomi fisici della sindrome premestruale, e uno squilibrio della serotonina, il cosiddetto ormone del buon umore. Fattori come stress, carenza di alcune sostanze, dieta scorretta possono peggiorare il tutto.
I sintomi

I disturbi possono essere di varia natura:

– fisici, come gonfiore, tensione mammaria, spossatezza, cefalea, dolorabilità diffusa;

– comportamentali, come i disturbi del sonno, le modificazioni dell’appetito, la scarsa concentrazione, la poca voglia di socializzare;

– emozionali, come i cambiamenti d’umore, lo scarso autocontrollo, la depressione, l’irritabilità.

Le cure

In genere, il medico consiglia innanzitutto di adottare alcune strategie pratiche che migliorano le cose, come muoversi di più, curare il sonno, seguire una dieta a base di cibi freschi, limitare l’uso del sale.

In alcuni casi sono utili gli integratori a base di sostanze come magnesio, calcio e vitamina B6. Possono essere efficaci anche i rimedi naturali, per esempio i fitoterapici.
Nelle forme più complesse, possono essere indicati i farmaci, come gli antidepressivi.

LE ALTERAZIONI DEL FLUSSO MESTRUALE

Il ciclo mestruale è considerato normale quando ha un ritmo che va dai 25 ai 35-36 giorni e dunque si ripresenta mediamente ogni 28-30 giorni; dura dai tre ai sette giorni; e comporta una perdita media complessiva di 28-30 millilitri (ml) di sangue al mese, con punte massime di 80 ml.
Quando non sono rispettate una, due e/o tutte e tre le caratteristiche, si parla di anomalia. Le principali alterazioni sono sei: polimenorrea, oligomenorrea, amenorrea, ipomenorrea, ipermenorrea e menorragia.

POLIMENORREA

Si parla di polimenorrea quando il ciclo mestruale ha una durata inferiore ai 25 giorni. Se il fenomeno è isolato non bisogna allarmarsi. Se, invece, tende a ripresentarsi può dipendere da un’alterazione della fase luteale, l’ultima fase del ciclo mestruale, in particolare da un’insufficiente produzione di progesterone da parte delle ovaie/o da una durata troppo breve della fase luteale stessa.
Questa alterazione dipende da squilibri ormonali. In altri casi, la causa va ricercata in un ipotiroidismo, ossia un ridotto funzionamento della ghiandola tiroide. Più raramente, alla base c’è un tumore della tiroide.
Anche lo stress gioca un ruolo importante: infatti, comporta un aumento dei livelli di adrenalina e cortisolo, due ormoni che possono interferire anche con la durata del ciclo mestruale.

OLIGOMENORREA

Se il ciclo ha un ritmo più lento del normale, arrivando a distanza di oltre 35-36 giorni dal precedente, si parla di oligomenorrea. Se la donna non è incinta, la causa più frequente di oligomenorrea è rappresentata dalla sindrome dell’ovaio policistico. Anche un iperandrogenismo congenito, cioè un’aumentata produzione di androgeni presente fin dalla nascita, può avere la stessa conseguenza.
Un’altra possibile causa è l’iperprolattinemia, ossia una produzione elevata di prolattina: quando presente in eccesso, infatti, questo ormone altera il delicato equilibrio ormonale che regola il ciclo mestruale. Questa condizione può non avere a sua volta una causa riconosciuta oppure derivare da ipotiroidismo, ovaio policistico, tumori di ipotalamo o ipofisi, uso di alcuni farmaci (come antinausea, procinetici gastrointestinali, oppiacei).
All’origine dell’oligomenorrea potrebbero esserci poi lo stress o l’anoressia nervosa, che comporta un calo degli estrogeni.

AMENORREA

È la mancanza delle mestruazioni per almeno sei mesi. Escluse la gravidanza e la menopausa, alla base possono esserci tantissime cause diverse. Le più comuni? L’uso di alcuni farmaci (come certi ipertensivi, la pillola anticoncezionale, gli psicofarmaci); l’eccessiva produzione di prolattina; l’ovaio policistico; i tumori dell’ipofisi; lo stress; l’anoressia nervosa o altre malattie di competenza psichiatrica, come la gravidanza immaginaria. Tutti questi fattori, infatti, possono alterare l’equilibrio ormonale che regola il ciclo mestruale.
L’amenorrea può derivare poi da anomalie genetiche; dalla sindrome di Asherman, in cui sono presenti sinechie uterine, ossia aderenze nell’utero; da tumori dell’ipofisi o da alterazioni ematologiche.

IPOMENORREA

Se le mestruazioni sono scarse e le perdite di sangue non raggiungono i 20 ml in un mese si parla di ipomenorrea. In molti casi, si tratta di un problema del tutto benigno, per esempio legato a una predisposizione di base o all’utilizzo della pillola anticoncezionale.
Se compare nelle donne che hanno più di 40 anni può annunciare l’arrivo della menopausa.
La causa più comune di ipomenorrea è rappresentata da una lieve iperprolattinemia, che influisce sull’equilibrio ormonale. Anche un cattivo funzionamento della tiroide (sia iperfunzionamento sia ipofunzionamento), avendo la stessa conseguenza, può provocare ipomenorrea.
Talvolta, tutto dipende dalla comparsa di sinechie uterine, a causa di raschiamenti o interventi chirurgici all’utero, oppure da una ridotta ricettività dell’endometrio agli stimoli ormonali. Anche lo stress e un’alimentazione squilibrata possono diminuire la quantità delle mestruazioni.

IPERMENORREA

La situazione opposta alla precedente è l’ipermenorrea, ossia un flusso abbondante, sopra gli 80 millilitri, che costringe a cambiare spesso assorbente. Può derivare da fibromi o polipi uterini o dipendere anche da un’iperplasia o un tumore dell’endometrio.
Altre cause possono essere l’adenomiosi, ossia la crescita del tessuto ghiandolare dell’endometrio sulle pareti dell’utero; l’uso di spirali senza progesterone (per esempio al rame); le alterazioni della fase luteale. Talvolta, alla base ci sono l’utilizzo di farmaci anticoagulanti o disordini della coagulazione.
Metrorragia o spotting

Per metrorragia o spotting si intendono piccole perdite ematiche vaginali che si verificano per uno o più giorni durante il ciclo mestruale (generalmente alla metà) non in relazione alle mestruazioni.
Se si presentano come fenomeno isolato generalmente sono del tutto innocue, mentre se tendono a ripresentarsi possano dipendere dall’uso della pillola anticoncezionale.
Al di fuori di questi casi, lo spotting può essere legato all’uso della spirale, ad alterazioni ormonali, a una gravidanza, a disturbi alimentari, a tumori dell’utero, alla presenza nell’utero di fibromi o polipi o sinechie (aderenze).

I FIBROMI

Non si tratta di una malattia delle ovaie, ma è collegata alla loro funzione. Infatti, anche se a oggi le cause dei fibromi non sono certe, si sa che nel loro sviluppo sono implicati gli ormoni ovarici, estrogeni e progesterone, che stimolano la moltiplicazione delle loro cellule.
I fibromi sono formazioni benigne di aspetto tondeggiante e dimensioni molto variabili che nella maggior parte dei casi si sviluppano nel corpo dell’utero.
A seconda della loro localizzazione si distinguono in: fibromi sottomucosi, che sporgono nella cavità uterina, fibromi intramurali, che si sviluppano nella parete dell’utero, e fibromi sottosierosi che si sviluppano sulla superficie uterina esterna. Possono essere anche singoli, ma molto spesso si tratta di formazioni multiple. 

I sintomi

In circa metà dei casi, i fibromi non provocano alcun sintomo. Quando si manifestano, lo fanno con disturbi caratteristici che possono impattare sulla qualità della vita e causare forte stress come: sanguinamento uterino, dolore e compressione pelvica, alterazioni della minzione e dell’evacuazione, problemi di fertilità.

Le cure

Se non provocano sintomi e non sono associati a infertilità, i fibromi non vanno trattati. Se, invece, provocano disturbi oppure riguardano donne giovani o alla ricerca di un figlio in genere si interviene.
Per tenere sotto controllo le manifestazioni e l’evoluzione della malattia può essere sufficiente una cura farmacologica, per esempio con la pillola anticoncezionale e la spirale medicata al progesterone.
Nelle donne in cerca di un figlio, con formazioni sottomucose o intramurali che alterano il profilo della cavità dell’utero, in genere, si opta per la chirurgia, preceduta o meno dall’uso di farmaci in grado sia di ridurre le dimensioni dei fibromi sia di limitare i sanguinamenti.
In alternativa alla chirurgia, si possono effettuare l’embolizzazione arteriosa dei fibromi (si iniettano in utero microparticelle di materiale embolizzante, che interrompono in flusso di sangue al fibroma) oppure la risonanza magnetica con ultrasuoni focalizzati (si indirizzano ultrasuoni che bruciano il fibroma).

LE CISTI

Sono formazioni rotondeggianti, contenenti materiale liquido o semi solido, che compaiono sulla superficie o nei tessuti interni delle ovaie. Gli esperti ne distinguono quattro tipi fondamentali:
– cisti follicolari, che si formano in seguito alla mancata rottura del follicolo, la struttura cava che si trova nell’ovaio e che si rompe per far fuoriuscire la cellula uovo pronta per essere fecondata;
– cisti luteiniche, che derivano dalla trasformazione in ciste del corpo luteo. Quest’ultimo è la struttura che rimane sulla superficie dell’ovaio una volta che il follicolo si è rotto e che è destinata ad atrofizzarsi fino a scomparire;

– cisti endometriosiche, che derivano dall’endometriosi (vedi oltre);
– ovaio policistico.

Le cure

Se la cisti all’ovaio provoca disfunzioni ovariche e irregolarità mestruali è necessaria una cura a base di ormoni.
Nel caso in cui sia di dimensioni notevoli o sia di natura maligna, e in base anche all’età della donna, è necessario intervenire per asportarla.

L’ENDOMETRIOSI

Si tratta di una malattia che consiste nella crescita o nell’impianto di cellule simili a quelle che costituiscono l’endometrio (la mucosa che riveste internamente la cavità uterina) al di fuori dell’utero, in questo caso nelle ovaie.
Ogni mese, le cellule “anomale” endometriosiche subiscono le stesse modificazioni tipiche dell’endometrio: crescono e poi si sfaldano durante il ciclo mestruale.

I sintomi

Diversamente dall’endometrio dell’utero, che quando si sfalda fuoriesce dal corpo, le “isole” di endometrio localizzate in sedi diverse (come appunto le ovaie) non hanno sbocchi verso l’esterno. Di conseguenza, provocano sanguinamenti interni all’addome e infiammazione dei tessuti che le circondano. Un altro sintomo tipico, anche se non sempre presente, è il dolore, che interessa tutta la zona del basso ventre.

In alcuni casi le piccole emorragie interne vengono riassorbite senza conseguenze. A volte, invece, danno origine alla formazione di noduli e di cavità piene di sangue condensato, dette cisti endometriosiche. Nel tempo, l’infiammazione dei tessuti può favorire la formazione di piccole cicatrici interne (è quanto succede nelle forme più serie della malattia).

Le cure

Se i sintomi non sono particolarmente invalidanti, può essere utile l’utilizzo della pillola anticoncezionale, che “mette a riposo” le ovaie. Nei casi più seri, quando le cisti endometriosiche  sono particolarmente grosse, si ricorre alla chirurgia.

IL TUMORE

Si tratta della proliferazione incontrollata delle cellule delle ovaie, il più delle volte le cellule epiteliali (ossia quelle che costituiscono l’epitelio di rivestimento delle ovaie e non producono gli ovuli). Anche le cellule germinali possono, però, essere all’origine di una forma tumorale.
Esistono i tumori stromali dei cordoni sessuali, che derivano da cellule specializzate dell’ovaio o cellule stromali, che hanno funzione di sostegno delle cellule germinali e attività endocrina (producono cioè ormoni). Non tutti i tumori derivati da queste cellule producono però ormoni.

Tra i fattori di rischio più comuni per il cancro dell’ovaio c’è l’età: nella maggior parte dei casi colpisce le donne di età compresa fra i 50 e i 69 anni.

Altri elementi predisponenti sono: la lunghezza del periodo ovulatorio, ossia un menarca (prima mestruazione) precoce e/o una menopausa tardiva; il non aver avuto figli; la predisposizione genetica. Le gravidanze plurime, l’allattamento al seno e l’uso a lungo termine di contraccettivi estroprogestinici invece sono fattori di protezione.

I sintomi

Il tumore dell’ovaio non dà sintomi nelle fasi iniziali. Per questo è difficile identificarlo precocemente.
I possibili indicatori precoci della presenza di un cancro delle ovaie sono tre, specie se sono presenti in contemporanea, compaiono all’improvviso e si associano a sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto: addome gonfio, aerofagia, bisogno frequente di urinare.

Le cure

In genere si procede con l’intervento chirurgico di asportazione delle ovaie, che può essere seguito o meno da chemioterapia.