Domande all’esperto
Ecco le risposte ad alcuni dubbi che riguardano le malattie delle basse vie respiratorie, gli esami per diagnosticarle e le regole d’oro per conservare bronchi e polmoni sani nel tempo.
CHE COS’È LA BRONCOSCOPIA?
È l’esame che permette di rilevare eventuali ostruzioni e infiammazioni dei bronchi. Viene utilizzata in particolare quando il medico sospetta la presenza di un tumore dei polmoni, fibrosi cistica, asma, BPCO, sarcoidosi. Consiste nell’osservazione diretta dei bronchi e nel prelievo di frammenti di mucosa (tessuto di rivestimento dei bronchi) al fine di farli analizzare in laboratorio. Si effettua con uno strumento a fibre ottiche, detto broncoscopio, costituito da una sonda sottile collegata a un monitor che viene inserita nei bronchi attraverso la bocca o il naso. Si esegue in anestesia locale, a digiuno da 12 ore, si protrae per circa 30 minuti e non richiede ricovero.
SPESSO SI FA CONFUSIONE TRA ENFISEMA, bronchite E BPCO. IN SINTESI, QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CHE LE DIFFERENZIANO?
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una condizione anomala dell’apparato respiratorio, caratterizzata da un’ostruzione che rende difficile il passaggio dell’aria dai bronchi ai polmoni, non del tutto reversibile (ma ben controllabile se si seguono con attenzione le cure), generalmente progressiva e associata a una continua infiammazione del polmone. La bronchite cronica e l’enfisema polmonare (quest’ultimo caratterizzato dall’alterazione irreversibile degli alveoli polmonari) spesso sono sottostanti alla BPCO o la peggiorano. I termini, per via dei molti sintomi comuni alle tre condizioni (la tosse e il catarro in primo luogo), vengono invece spesso usati in modo intercambiabile o come sinonimi. In Inghilterra, per esempio, si parla di bronchite cronica per alludere a una condizione caratterizzata da tosse persistente con catarro, difficoltà respiratoria e ostruzione al flusso aereo. Negli Stati Uniti questi sintomi associati sono invece ricondotti all’enfisema polmonare, mentre in Italia alla BPCO.
SE SI APPARTIENE A UNA FAMIGLIA IN CUI VI SONO CASI DI BPCO SI È SICURI DI SVILUPPARE LA MALATTIA?
Avere parenti di primo grado colpiti da BPCO significa solo avere una predisposizione a sviluppare la malattia, ovvero avere maggiori probabilità (non la certezza!) di ammalarsi rispetto alla popolazione generale. Per tutelarsi dal rischio diventa dunque ancora più importante eliminare i fattori favorenti, primo tra tutti il fumo di sigaretta. Un fumatore, specie se accanito, predisposto alla BPCO per familiarità, difficilmente riesce a scongiurare il pericolo di andarvi incontro
COSA SEGNALANO LE MANOVRE CHE ESEGUE IL MEDICO PER VISITARE BRONCHI E POLMONI?
Quando i medici effettuano una visita approfondita eseguono sempre alcune manovre che servono a stabilire in linea generale se ci sono anomalie a carico di bronchi e polmoni. Queste manovre appartengono all’ambito della “semeiotica medica” (studio dei segni) e sono rappresentate da: palpazione, percussione, auscultazione. La palpazione consente di stabilire se la gabbia toracica è simmetrica e se si espande in modo normale. La percussione (che viene fatta attraverso colpettini dati con le dita) permette di controllare che non vi siano intoppi al passaggio dell’aria né l’anomala presenza di aria nella pleura. L’auscultazione, che viene eseguita con il fonendoscopio, permette di percepire i rumori respiratori che, a seconda di come sono, esprimono la presenza o l’assenza di malattie, come, per esempio, l’asma e la bronchite cronica.
È GIUSTO PRENDERE L’ANTIBIOTICO OGNI VOLTA CHE CI SI AMMALA DI BRONCHITE?A
L’antibiotico viene troppo spesso usato impropriamente soprattutto in relazione alla bronchite acuta, che è l’infiammazione dei bronchi di cui sono quasi sempre responsabili virus respiratori, su cui l’antibiotico non ha alcuna azione curativa. Eppure, da una ricerca condotta in Europa, in Australia e negli Stati Uniti è emerso che l’80% delle persone con bronchite acuta prende l’antibiotico. Il problema sta nel fatto che utilizzare l’antibiotico quando non serve favorisce un’eventualità temibile: la resistenza a queste medicine, da cui può derivare la loro inefficacia in caso di vero bisogno.
IN COSA CONSISTE ESATTAMENTE LA SPIROMETRIA?
La spirometria è l’indagine che valuta la funzione respiratoria. Viene effettuata con uno strumento detto spirometro ed è un esame semplice e non invasivo. Non può essere effettuata nel mese successivo a un infarto del cuore, da chi è stato sottoposto da poco tempo a un intervento al torace, dalle persone non collaboranti, a causa per esempio di una demenza. L’esame si svolge seduti o in piedi e consiste nel respirare per alcuni minuti, secondo le indicazioni del medico, nello spirometro, un piccolo apparecchio con boccaglio (come quello della maschera da sub). La durata dell’esame dipende dal grado di collaborazione della persona: più ci si attiene in modo scrupoloso agli ordini del medico più è veloce.
CHE DIFFERENZA C’È TRA MUCO E CATARRO?
Il catarro, che i medici definiscono più scientificamente “espettorato” è una secrezione anomala proveniente dalle ghiandole che si trovano nell’apparato respiratorio. Questa secrezione quando è prodotta in quantità limitata, non è ispessita né di colore scuro o verdognolo o giallognolo, ma è chiara e filante prende il nome di muco. In condizioni normali, ogni giorno vengono prodotti tra i 20 e i 100 ml di muco. La funzione del muco è quella di mantenere umidificate le vie respiratorie e di trattenere i microrganismi e le particelle estranee che possono raggiungere le vie respiratorie attraverso l’aria che si respira. Nel momento in cui si sviluppa una malattia che coinvolge l’apparato respiratorio aumenta la produzione di muco, che a questo punto prende il nome di catarro.
È VERO CHE L’ASPETTO DEL CATARRO PUÒ DARE INDICAZIONI SUL TIPO DI MALATTIA IN ATTO?
L’aspetto del catarro, il suo odore, la sua consistenza sono molto eloquenti per un medico esperto, anche se oggi non è più usanza degli specialisti analizzare “a vista” questa secrezione, bensì eventualmente mandarla a esaminare nei laboratori di analisi dove viene rilevata in esso la presenza di microorganismi patogeni (che causano malattie), di sangue oppure di cellule tumorali o anche di globuli bianchi (per esempio, eosinofili). In generale, un catarro di consistenza fluida ma schiumoso indica che i bronchi sono irritati e si riscontra più di frequente in chi è colpito da asma oppure fuma molto. Il catarro molto denso è tipico della BPCO, quello giallognolo oppure verdastro delle infezioni batteriche.
QUAL È LA DIFFERENZA TRA ESPETTORANTI E MUCOLITICI?
Entrambi i tipi di medicine agiscono per consentire l’eliminazione degli accumuli di catarro dall’albero bronchiale. I mucolitici, detti anche fluidificanti, lavorano sul catarro fluidificandolo (appunto) e diluendolo allo scopo di permetterne la più facile espulsione. Possono essere assunti sia per bocca sia per aerosol. Gli espettoranti agiscono invece migliorando il lavoro delle ciglia bronchiali, che formano una sottilissima rete mobile, adibita al trasporto del muco dalle basse vie respiratorie all’esterno. Possono essere assunti per inalazione o per bocca. Va detto che il fluidificante naturale più efficace è l’acqua, quindi in presenza di un catarro difficile da espellere perché denso è opportuno bere molto. Oltre all’acqua aiutano le tisane, specialmente a base di timo e di timo serpillo.
QUALI SONO LE CAUSE DI RESPIRAZIONE AFFANNOSA NON LEGATE A UNA MALATTIA DELLE VIE RESPIRATORIE?
Ci sono condizioni che alterano la funzionalità di bronchi e polmoni provocando respirazione affannosa o difficoltosa. Tra queste, ci sono gli attacchi d’ansia che per loro caratteristica impongono di respirare superficialmente e affannosamente, le malattie di cuore, l’ernia iatale (dilatazione del cardias, valvola che collega l’esofago allo stomaco), la pressione bassa, l’obesità, la gravidanza (a causa dell’ingrossamento dell’utero che va a comprimere il diaframma), il fumo di sigaretta, lo stress, gli sforzi eccessi, l’altitudine (per via del minore contenuto di ossigeno dell’aria).
CHE SOS’È ESATTAMENTE LA TOSSE?
La tosse è un atto difensivo che ha il preciso scopo di liberare i bronchi dall’eventuale presenza di secrezioni o di sostanze estranee (per esempio fumo o polvere) che ostacolano il meccanismo della respirazione. Lo stimolo di tossire è gestito dal cervello il quale ne ordina la comparsa ogni qualvolta si rende necessario depurare le vie aeree. A grandi linee può essere di tre tipi: grassa, secca, sibilante, a seconda dell’origine. La tosse che quando compare è secca (senza muco) e poi diventa grassa (con catarro) è in genere dovuta a un virus. Se secca e associata a dispnea (difficoltà respiratoria) e sibilo è espressione di un’iperreattività dei bronchi dovuta, per esempio, all’asma. Se è accompagnata da catarro giallo-verdognolo è probabilmente causata da un’infezione da batteri. E’ importante che una tosse che si protrae per più di una settimana venga sottoposta all’attenzione del medico curante. In nessun caso si devono assumere di propria iniziativa calmanti della tosse: queste medicine, così come i fluidificanti e gli espettoranti vanno presi solo ed esclusivamente dietro prescrizione medica.
È VERO CHE È SEMPRE BENE USARE UN UMIDIFICATORE D’AMBIENTE QUANDO C’È LA TOSSE E I CALORIFERI SONO ACCESI?
Umidificare l’ambiente con un apposito apparecchio è un accorgimento utile in caso di tosse dovuta a un’infiammazione della laringe o della trachea oppure da fumo. In generale serve quando vi è un’irritazione dell’albero bronchiale. Se invece la tosse è dovuta a un’allergia agli acari della polvere è bene evitare l’uso dell’umidificatori perché questi minuscoli insetti si moltiplicano proprio negli ambienti molto umidi e caldi.
È VERO CHE L’ ESPOSIZIONE ALLO SMOG PUÒ PROVOCARE GRAVI DANNI ANCHE DURANTE LA VITA INTRAUTERINA?
Respirare un’aria inquinata dallo smog può causare all’apparato respiratorio e, in particolare, alle basse vie aeree danni gravissimi che possono riflettersi in maniera negativa su altri organi e apparati visto che l’ossigenazione di tutto l’organismo dipende da bronchi e polmoni. In particolare, lo smog respirato immettendo nel sangue, attraverso le vie respiratorie, sostanze tossiche può interferire sulla fertilità maschile, sia determinando una minore produzione di spermatozoi, sia alterando la loro qualità. Oltre a questo, alcuni studi hanno ipotizzato, appunto, che vi sia una relazione tra esposizione massiccia allo smog durante la vita intrauterina e comparsa dell’asma.
GLI ANTIINFIAMMATORI NON STEROIDEI (FANS) SONO SCONSIGLIATI IN CASO DI TOSSE?
I farmaci antinfiammatori, di cui è capostipite l’aspirina, in un passato non troppo lontano non venivano prescritti in caso di tosse. Successivamente si scoperto che la loro assunzione, in particolare se associata a quella di preparati fluidificanti (o alla semplice acqua bevuta in abbondanza) si rivela molto utile per contrastare la tosse dovuta, appunto, a cause infiammatorie (per esempio, bronchite). Va ricordato che gli antinfiammatori vanno assunti a stomaco pieno perché, altrimenti, possono rivelarsi aggressivi nei confronti della delicata mucosa gastrica.