24/09/2020

La polmonite

La polmonite è l’infezione del parenchima (tessuto) polmonare, che può essere causata da vari agenti infettivi. È una malattia che può essere contratta con facilità negli  ospedali, nelle case di riposo e, in generale, nelle comunità.
In Italia l’incidenza della polmonite corrisponde più o meno a due casi ogni 1000 abitanti: il dato è comunque incerto perché non esiste un registro nazionale della malattia.
La polmonite è la principale causa di morte infantile nel mondo. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno uccida 1,2 milioni di bambini con meno di cinque anni (il 18% di tutti i decessi in questa fascia di età): più dell’Aids, della malaria e della tubercolosi messe insieme.

I SINTOMI

La tosse e la difficoltà di respirare, associate a stanchezza, malessere generale, indolenzimento al petto e quasi sempre febbre (anche molto elevata oppure febbricola) sono i sintomi che derivano dall’infiammazione del tessuto polmonare e dalla presenza di liquido negli alveoli polmonari che sono le due condizioni che caratterizzano la polmonite. La persona con polmonite si sente spossata, non ha appetito, muove a fatica anche solo qualche passo.
La polmonite di origine virale, che può rappresentare una complicazione dell’influenza, è caratterizzata da febbre con brividi e tosse molto secca senza catarro.

LE CAUSE

Responsabili della polmonite sono numerosissimi microrganismi, che generalmente raggiungono i polmoni attraverso le vie aeree, ma possono anche aggredirli attraverso il sangue, come accade, per esempio,  in caso di infezione da stafilococco aureus.
I batteri implicati più comunemente sono: clamidia,  streptococco pneumoniae, haemophilus influentiae, stafilococco aureus, legionella, mycoplasma.
Può comunque essere dovuta anche a un virus, quello dell’influenza, per esempio, o del morbillo o della varicella (herpes zoster) o il citomegalovirus.
Oppure può dipendere da un fungo: l’aspergillus fumigatus.

QUANDO È COLPA DEI SUCCHI GASTRICI

Esiste una forma di polmonite detta “ab ingestis”, dal latino “da ingestione”, che si sviluppa come conseguenza del contatto tra il tessuto polmonare e i succhi gastrici provenienti dallo stomaco.
È una polmonite detta anche “chimica” che può essere determinata dall’inalazione accidentale, per esempio, di una piccola quantità di vomito emesso a causa di un’intossicazione alimentare o in seguito a un principio di annegamento.
La cura consiste nell’aspirazione del materiale inalato e nella somministrazione sia di antibiotici sia di ossigeno, per favorire la corretta ossigenazione dell’organismo.   

LE CONSEGUENZE

Una polmonite non curata può avere conseguenze anche molto gravi. Può determinare un versamento pleurico, un ascesso polmonare, caratterizzato dalla formazione nel polmone di una sorta di buco più o meno grande contenente pus e frammenti di tessuto polmonare necrotizzato (morto) o, nei casi peggiori, sepsi generalizzata ovvero sviluppo di un’infezione che coinvolge l’intero organismo. Una simile eventualità apre la strada al rischio di morte.
Tutte le possibili conseguenze si instaurano comunque se la polmonite non viene adeguatamente trattata. Il rischio di complicazioni dipende, più che dall’età anagrafica, dalla condizione dei polmoni: se è vero infatti che dopo i 65 anni aumenta, è certo che è inferiore in un settantenne che non ha mai fumato, ha sempre svolto attività fisica e, in generale, ha polmoni sani rispetto a un cinquantenne colpito, per esempio, da bronchite cronica da fumo. 

LA DIAGNOSI

La radiografia del torace è l’indagine che  consente di visualizzare i segni della polmonite ed eventualmente di valutare l’estensione della malattia.
Può accadere però che, soprattutto all’inizio della malattia, la radiografia non riesca a individuare l’infezione e questo può succedere specialmente per certe forme (per esempio causate dallo stafilococco aureo, se ha raggiunto i polmoni dal sangue).
L’iter diagnostico prevede anche gli esami del sangue, che possono segnalare se c’è un’infezione in atto, attraverso la valutazione dei cosiddetti indici infiammatori (per esempio Pcr e Ves).

LE CURE

In prima battuta vengono comunque somministrati gli antibiotici, scelti tra quelli che contrastano il più grande numero dei batteri che si sanno potenziali responsabili delle polmoniti. Se i sintomi sono particolarmente gravi o la persona è molto anziana può essere prescritto il ricovero in ospedale.
Per far scendere la febbre si utilizza il paracetamolo e per contrastare il dolore si usano i Fans (farmaci antinfiammatori non steroidei).

Il riposo è obbligatorio, anche se si sta a casa e questo deve valere per le due settimane successive alla scomparsa dei sintomi. La convalescenza è molto importante ai fini della ripresa: chi comincia a strapazzarsi all’indomani della scomparsa della febbre, tornando al lavoro o frequentando ambienti affollati, rischia di ammalarsi nuovamente.