La broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO)
La broncopneumopatia cronico ostruttiva, che i medici chiamano semplicemente con la sigla Bpco, è una condizione più complicata e grave della bronchite cronica. In Italia interessa il 4-6% per cento della popolazione (più di 3 milioni di persone), in linea con quanto si rileva negli altri paesi industrializzati.
Questo vale per la popolazione generale, in una fascia di età compresa tra i 15 e i 95 anni, perché di fatto, se si prendono come riferimento i forti fumatori maschi con più di 60 anni, la frequenza con cui si riscontra la malattia supera il 50 per cento. Come dire, che più un fumatore, specialmente se maschio (ma anche le fumatrici sono in pericolo), invecchia più per lui aumenta sensibilmente il rischio di svilupparla.
Da vari anni l’incidenza della malattia nella popolazione è in costante aumento. Si stima che negli Stati Uniti ne siano colpiti più di 30 milioni di persone e che attualmente sia tra le prime dieci cause di morte nel mondo. In ambito specialistico si prevede che in Italia nel 2020 il suo aumento sarà tale da farla diventare la terza causa di morte, dopo l’infarto del cuore e l’ictus cerebrale. Nel 1990 era invece la sesta causa di morte.
I SINTOMI
La Bpco è caratterizzata da una sofferenza costante dei bronchi e del tessuto polmonare (detto parenchima polmonare), che si esprime con una riduzione del flusso dell’aria (da qui il termine ostruttiva) che a differenza di quanto succede in caso di asma bronchiale viene ripristinato solo parzialmente dall’impiego di farmaci broncodilatatori (mentre nell’asma i broncodilatatori hanno un buon effetto).
In altre parole con la Bpco la risposta al trattamento è scarsa. La tosse è persistente, accompagnata da catarro a volte striato di sangue, il respiro è affannato e il fiato manca dopo pochi movimenti (salire le scale, camminare), nei casi più gravi anche solo nel farsi la barba.
Quest’ultimo sintomo, detto “dispnea da sforzo”, però, in genere compare quando la malattia è in uno stadio avanzato. Si associano stanchezza, mancanza di forze, a volte deglutizione fastidiosa, disturbi del sonno, senso di oppressione al torace.
LE CAUSE
Prima di tutto esiste una predisposizione genetica a sviluppare la Bpco: a dimostrazione di questo, il fatto che, nonostante il fumo sia il maggiore fattore di rischio nei confronti della malattia, non tutti i fumatori la sviluppano. Chi ha parenti di primo grado colpiti dalla malattia deve dunque considerarsi più a rischio di chi invece non si trova nella stessa condizione.
Il fumo di sigaretta è, comunque, la concausa più certa: nel fumo di sigaretta sono contenute innumerevoli sostanze che venendo a contatto con il tessuto polmonare (parenchima polmonare) lo danneggiano determinando le lesioni caratteristiche della Bpco. Sempre per quanto riguarda il fumo, è nocivo anche quello dei sigari e della pipa, così come quello prodotto dalla marjuana usata per inalazione.
Il ruolo del fumo passivo nella comparsa della Bpco è invece ancora controverso, anche se è certo che l’esposizione a esso, specialmente nei primi anni di vita fino all’adolescenza, è una minaccia per la salute e può comunque favorire il rischio di sviluppare la malattia.
Va detto però che nel 10-20% dei casi di Bpco il fumo non è implicato. Dove non c’è responsabilità del fumo, possono entrare in gioco altri fattori di rischio, tra cui sono probabili imputati l’inquinamento atmosferico, l’abuso di alcol, l’appartenenza a una classe socioeconomica svantaggiata, l’esposizione professionale a gas e polveri, le frequenti infezioni virali contratte nell’infanzia (in particolare da adenovirus).
LE CONSEGUENZE
Le conseguenze della Bpco sull’organismo sono numerose e riguardano così tanti apparati da aver indotto gli specialisti a definirla una malattia “sistemica” cioè che investe l’organismo nella sua totalità.
È una malattia invalidante, prima di tutto perché la respirazione difettosa impedisce di fare esercizio fisico, non solo perché non c’è fiato per affrontare il movimento ma anche in quanto a lungo andare, a causa della insufficiente ossigenazione (ipossia) che comporta, danneggia l’apparato muscolo-scheletrico.
La sedentarietà a sua volta determina una riduzione della massa muscolare peggiorando il quadro a causa di questa concatenazione di condizioni poco felici: la difficoltà respiratoria durante il movimento induce a fare vita sedentaria, la vita sedentaria contribuisce a indebolire i muscoli, la debolezza muscolare peggiora la facile stancabilità suggerendo di muoversi sempre meno.
Le altre conseguenze severe sono la perdita di peso, la depressione (che sembra legata proprio alla scarsa ossigenazione dei tessuti più che a fattori psicologici), l’osteoporosi (fragilità ossea, anche riconducibile all’assenza di movimento).
A risentirne sono inoltre i vasi sanguigni, in particolare le vene delle gambe e le coronarie (arterie che irrorano di sangue il cuore), in parte perché la carenza di ossigeno li danneggia in parte in quanto le cause sottostanti alla Bpco (in primo luogo il fumo) agiscono direttamente su di essi alterandoli.
In generale, la Bpco può anche avere conseguenze irreversibili: accade se non viene adeguatamente controllata con i farmaci e lo stile di vita e se si associa a importante malnutrizione e basso peso.
LA DIAGNOSI
Poiché la caratteristica principale della Bpco è la difficoltà di passaggio del flusso dell’aria (ostruzione o limitazione), l’indagine di prima scelta è la spirometria, che appunto valuta l’efficienza e la funzionalità dell’apparato respiratorio.
Dopodiché, una volta stabilita la presenza di Bpco, viene generalmente prescritto un esame, l’emogasanalisi, che si effettua dopo aver prelevato del sangue da un’arteria (in genere l’arteria del polso): questa analisi consente di stabilire il livello di ossigenazione dei tessuti e quanta anidride carbonica viene trattenuta al momento dell’espirazione.
È possibile inoltre che venga eseguito il test del “cammino dei sei minuti” durante il quale la persona viene fatta appunto camminare lungo un percorso di lunghezza standard. Prima e dopo vengono misurati il livello di difficoltà respiratoria e l’ossigenazione dei tessuti: i risultati sono considerati di alto valore predittivo circa l’evoluzione della malattia e anche estremamente indicativi per quanto riguarda la sua gravità.
È indispensabile inoltre che venga prescritta una radiografia del torace e, in alcuni casi, uno studio più approfondito dei polmoni attraverso una Tc del torace.
LE CURE
La prima cosa da fare, come nella bronchite cronica, è smettere di fumare. Per quanto riguarda le cure in senso stretto, in relazione alla malattia si parla di “piano terapeutico”, che viene elaborato dal medico in base a una serie di variabili, prima tra tutte le gravità della malattia.
Molti sono i farmaci utilizzati e le associazioni tra di essi. I dosaggi vengono stabiliti caso per caso. Ecco quali categorie di farmaci vengono impiegate più di frequente:
– broncodilatatori sia per via inalatoria sia per via orale (servono per limitare per quanto possibile il restringimento dei bronchi e favorire il passaggio dell’aria);
– corticosteroidi per via inalatoria o per via orale (servono per attenuare l’infiammazione);
– mucolitici e mucoregolatori (servono per facilitare l’espulsione del catarro).
Quando il catarro contiene pus, che è causato dalla proliferazione di batteri, vengono prescritti antibiotici.
In molti casi, nelle fasi avanzate della malattia, diventa indispensabile ricorrere all’ossigenoterapia, oggi possibile anche al domicilio e durante gli spostamenti, dotandosi di un apposito contenitore di ossigeno (stroller).
È inoltre necessario che la persona segua un programma di riabilitazione respiratoria, che consiste nell’allenare gradualmente il corpo ad affrontare l’attività fisica pur con le limitazioni imposte dall’ostruzione di bronchi.
Le due attività fisiche di prima scelta sono la camminata (anche su tappeto rotante) e la cyclette. Rinforzare la muscolatura delle gambe consente alle persone con Bpco di mantenere più a lungo la loro autonomia. Per attuare un efficace programma è necessario affidarsi a personale sanitario abilitato. Il fai da te è invece sempre una scelta sconsigliabile e rischiosa.
L’ESENZIONE DAL TICKET
Tutti i protocolli di cura e tutti gli esami di controllo a cui devono regolarmente sottoporsi le persone colpite da Bpco, per tenere sotto costante controllo la situazione e modificare le cure in caso di peggioramento, oggi sono stati inseriti nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), quindi prevedono l’esenzione dal ticket.
Non seguire le indicazioni terapeutiche del medico e i controlli agli intervalli indicati può aumentare sensibilmente il rischio di complicazioni.
Per contro, chi aderisce al programma terapeutico in modo puntuale e senza mai derogare da quanto indicato dal medico curante può riuscire a garantirsi una discreta qualità della vita, nonostante le limitazioni imposte dalla malattia.