La bronchite acuta
La bronchite acuta è l’infiammazione dell’albero bronchiale, uno dei disturbi più comuni che coinvolgono le vie respiratorie. Leggermente più frequente durante l’inverno, è più diagnosticata nelle donne che negli uomini, ma forse perché le prime tendono a trascurarsi di meno. Può colpire a ogni età, quindi anche gli adulti, ma il picco massimo della sua incidenza è nei bambini con meno di cinque anni.
I SINTOMI
Il sintomo principale è la tosse, che è inizialmente secca, poi via via più produttiva, cioè accompagnata da catarro, che in molti casi (circa la metà) può contenere pus. Importante è il cambio di colore delle secrezioni: se sono trasparenti e chiare non hanno pus.
A volte alla tosse si associano febbre, raffreddore, ma di gola, malessere generale, dolori muscolari, arrossamento e lacrimazione degli occhi. La tosse tende a durare per 10-20 giorni.
LE CAUSE
Nella maggior parte dei casi la bronchite acuta è dovuta a un virus, più raramente a un batterio. I virus più di frequente implicati sono i virus influenzali, i virus parainfluenzali (cioè che provocano sintomi simili a quelli dell’influenza), il coronavirus, il rinovirus, il virus respiratorio sinciziale, il metapneumovirus.
Per quanto riguarda la bronchite da batteri si riscontra più che altro in persone molto indebolite, per esempio da precedenti malattie, in persone con il sistema immunitario non più efficiente (come avviene nei malati di Aids) oppure intubati (che respirano attraverso un tubo collegato a un apparecchio) o ancora che hanno subito una tracheotomia (incisione della trachea).
LE CONSEGUENZE
Nel 5% dei casi (quindi relativamente di rado) le persone con bronchite acuta vanno incontro alla polmonite, cioè all’infiammazione del polmoni (vedi capitolo relativo).
Si è osservato che il rischio di questa complicazione prescinde dal fatto di avere assunto l’antibiotico. In altre parole, può essere colpito dalla polmonite sia chi è stato interessato da una bronchite virale e quindi non ha assunto gli antibiotici (o li ha assunti impropriamente) sia chi ha affrontato una cura antibiotica perché era indicata, in quanto la bronchite era di origine batterica.
LA DIAGNOSI
La diagnosi viene posta dal medico generalmente solo attraverso la valutazione dei sintomi e dell’intensità della tosse.
Il medico in genere ausculta anche il torace con il fonendoscopio: se c’è la bronchite è probabile che riesca ad avvertire sibili e rumori sordi e profondi (detti “ronchi”), tuttavia può anche accadere che non riesca a rilevare nulla, nonostante la bronchite acuta sia in atto.
In alcuni casi viene consigliata la radiografia al torace, che serve per valutare se l’infiammazione si è estesa ai polmoni.
Ci sono delle condizioni che suggeriscono al medico di prescrivere la radiografia. Tra queste c’è la frequenza cardiaca superiore a 100 battiti (del cuore) al minuto, la febbre superiore ai 38 gradi, la frequenza respiratoria superiore ai 24 atti (respirazione completa) al minuto, il colore verdastro o giallo scuro delle secrezioni.
Va detto che nelle persone con più di 75 anni ci potrebbe essere polmonite pur non essendo alterate né la frequenza cardiaca né la frequenza respiratoria.
LE CURE
Nella stragrande maggioranza dei casi la bronchite acuta guarisce spontaneamente dopo massimo 20 giorni, più di frequente dopo un paio di settimane. Per quanto riguarda le cure sono “sintomatiche” cioè mirate esclusivamente a ridurre i sintomi.
Tra i farmaci più usati ci sono il paracetamolo (che serve soprattutto per abbassare la febbre e ridurre l’eventuale indolenzimento muscolare) e i Fans (farmaci antiinfiammatori non steroidei, di cui è capostipite l’Aspirina), che hanno un effetto soprattutto antidolorifico e antinfiammatorio.
Può comunque essere necessario assumere l’antibiotico perché all’infiammazione virale potrebbe sovrapporsi un’infezione batterica: spetta al medico deciderne l’opportunità, il fai-da-te è vietato.
Il catarro è il mezzo di cui i bronchi si servono per inglobare i virus e i batteri che li aggrediscono e poi espellerli. Ecco perché non fa parte della buona pratica medica prescrivere farmaci che ne eliminino la produzione. Quello che invece serve è fluidificarlo al massimo per favorirne l’espulsione.
Per fluidificare il catarro e favorirne l’espulsione attraverso la tosse possono essere prescritti farmaci specifici. Il miglior fluidificante naturale è comunque l’acqua: bere molto rende la tosse più rapidamente “grassa” e questo allevia non poco il disagio dovuto alla bronchite.