La disfunzione erettile
Secondo le ultime statistiche, in Italia la disfunzione erettile (De), nota anche come deficit dell’erezione o, più popolarmente, impotenza, interessa 3 milioni di maschi italiani.
Più precisamente, circa il 52 per cento dei maschi sopra i 40 anni è interessato da una forma di De, ma solo circa il 10 per cento si rivolge al medico per cercare una soluzione.
Eppure un simile problema interferisce sull’equilibrio emotivo e sulla relazione di coppia, quasi sempre peggiorando la qualità della vita.
I sintomi
Si può parlare di disfunzione erettile quando l’uomo si trova sistematicamente nell’impossibilità di iniziare, mantenere e completare un rapporto sessuale, pur desiderandolo.
In altre parole, il problema esiste nel caso in cui la voglia di fare l’amore non riesca a tradursi in un’erezione sufficiente a consentire una penetrazione efficace.
Il problema può essere primario o secondario: nel primo caso riguarda gli uomini che non sono mai riusciti a sostenere un rapporto sessuale, nel secondo coloro che manifestano il problema dopo un periodo, più o meno lungo, di attività sessuale normale e soddisfacente.
Il deficit può essere parziale o, molto più raramente, totale: nel primo caso vi è un certo grado di inturgidimento, anche se insufficiente per permettere di affrontare l’atto sessuale, nel secondo caso il pene non reagisce nemmeno in seguito a una stimolazione diretta.
Nella terza età, si verificano invece dei cambiamenti legati al passare del tempo, che contrariamente a quello che gli uomini tendono a pensare non rappresentano il segno di un deficit dell’erezione. Ecco quali sono:
– ottenere l’erezione richiede più tempo e una stimolazione più diretta;
– l’erezione tende a essere meno vistosa (ma non inefficace);
– la quantità del liquido seminale emesso con l’eiaculazione è minore;
– l’urgenza di eiaculare non si presenta quasi più.
Le cause
Il problema può avere origine psicologica oppure organica, tuttavia la distinzione tra le due cause non può mai essere assolutamente netta.
Di fatto, anche quando il disturbo compare esclusivamente per motivi di tipo organico (malattie o assunzione di particolari farmaci) l’uomo diventa insicuro e comincia a vivere la sua sessualità nel timore del fallimento, cioè complica la situazione per motivi di ordine psicologico.
In generale, il deficit di origine psicologica (ansia da prestazione, eccessivo coinvolgimento emotivo, paura di fare brutta figura) compare più di frequente nella fascia di età compresa tra i 17 e i 35 anni; mentre riguarda il 30 per cento degli uomini di età compresa tra i 36 e i 50 anni e appena il 9 per cento degli uomini di oltre 50 anni.
Dopo i 36 anni la disfunzione erettile è dunque quasi sempre da ricondursi a un disturbo fisico che spesso è sensibilmente peggiorato dal timore di aver perduto la virilità in maniera irreversibile.
Ecco i fattori che più di frequente si ripercuotono sull’erezione.
– Disturbi venosi e arteriosi
Qualsiasi disturbo che provoca la dilatazione e lo sfiancamento delle pareti delle vene o l’indurimento e il restringimento delle arterie può essere causa di impotenza poiché l’erezione si verifica se il sangue può affluire e defluire agevolmente dal pene. In relazione alle vene del pene, se le valvole collocate al loro interno hanno una cattiva tenuta, non consentono al sangue di rimanere nei corpi cavernosi in quantità sufficienti da garantirne l’inturgidimento. Tra le malattie che alterano i vasi sanguigni ci sono il diabete, l’ipercolesterolemia, l’aterosclerosi, il tabagismo (fumo di sigaretta).
– Alterazioni ormonali
Per ottenere una erezione efficace, anche quando vene, arterie e vie nervose sono perfettamente efficienti, è necessario che nell’organismo via sia sufficente testosterone. Le malattie che possono provocare la diminuzione dell’ormone sono varie. Tra queste: ipotiroidismo e ipertiroidismo (alterata funzionalità della tiroide), tumori dell’ipofisi, grave obesità, morbo di Addison (è una malattia che colpisce le ghiandole surrenali, poste sopra i reni, anch’esse responsabili dell’equilibrio degli ormoni).
– Assunzione di farmaci
Non di rado il deficit dell’erezione è riconducibile all’uso di farmaci. I più di frequente implicati sono gli antipertensivi (per esempio, diuretici, anti-adrenergici, alfa e beta-bloccanti, calcio-antagonisti). Gli ace-inibitori e i farmaci a base di Ketanserina non hanno invece azione negativa sul meccanismo dell’erezione, però non sempre possono essere utilizzati; possono dare problemi di erezione gli ormoni estrogeni, alcuni psicofarmaci (antidepressivi triclici, benzodiazepine, butirrofenoni, fenotiazine, litio, tioxanteni), alcuni protettori gastrici (metoclopramide, metantelina, propantelina, ranitidina.
– Abuso abituale di alcol
L’alcolismo è una delle principali e più frequenti cause di impotenza maschile. Alla lunga l’abitudine di bere eccessive quantità di alcolici può essere causa di neuropatia periferica, una malattia dei centri nervosi situati nel pene che spezza il collegamento tra cervello e zona genitale.
– Malattia di La Peyronie
Detta anche “induratio penis”, è un disturbo relativamente frequente tra i 40 e i 60 anni. È caratterizzata dalla formazione di aree indurite sulla membrana che riveste i corpi cavernosi. In questa eventualità la membrana si irrigidisce e perde la sua capacità di estendersi impedendo così ai corpi cavernosi di dilatarsi al momento dell’erezione. Può essere associata a dolore durante l’erezione e determina un incurvamento del pene così accentuato da rendere impossibile la penetrazione. Le cause sono sconosciute, la soluzione è l’intervento chirurgico.
– Motivazioni psicologiche
Sono numerose le ragioni di ordine psicologico che possono comportare un deficit dell’erezione. Tra queste al primo posto c’è la perdita di attrazione fisica nei confronti della partner. Segue lo stress, che logora e distoglie dai pensieri piacevoli che aiutano l’eccitazione. Per finire c’è l’ansia da prestazione, che nasce dalla paura di non essere all’altezza della situazione e che è può diventare il sentimento prevalente all’inizio di una relazione amorosa.
Nota. Non riuscire di tanto in tanto a ottenere un’erezione, così come perdere qualche volta l’eccitazione durante un rapporto sessuale, sono eventualità normalissime, che non devono destare alcuna preoccupazione.
Se un uomo reagisce male a questi “incidenti di percorso” si espone al rischio di trasformare un inconveniente banale in un serio problema psicologico che può arrivare a costituire l’anticamera di una forma di disfunzione erettile di origine psicologica.
La diagnosi
Il primo passo verso la diagnosi è la visita dall’andrologo, durante la quale il medico valuta la presenza di eventuali fattori di rischio e prescrive una o più indagini.
Innanzitutto, per sapere se un eventuale disturbo dell’erezione è di origine psicologica oppure organica può essere sufficiente indagare sulle erezioni notturne, che avvengono spontaneamente nella fase di sonno Rem (è il periodo durante il quale si sogna): se si verificano si può escludere la causa organica. Per registrarle ci si avvale di un particolare apparecchio, da usare a casa, che si applica al pene durante il sonno, per tre notti consecutive. In realtà attualmente vi si ricorre di rado.
Un altro segno che conferma la natura psicologica del disturbo è la presenza dell’erezione al risveglio, nota come “erezione del mattino” che interessa tutti gli uomini e dipende principalmente dal fatto che nelle prime ore della giornata il testosterone, che è l’ormone maschile che garantisce la virilità, si trova nel sangue in quantità più alte rispetto agli altri momenti della giornata. Se invece non si verificano erezioni spontanee vanno fatti altri accertamenti.
Per quanto riguarda le indagini strumentali viene in genere prescritta l’ecodoppler peniena dinamica. Si tratta di una ecografia che attraverso l’uso degli ultrasuoni permette di evidenziare la presenza di un’alterazione delle arterie o delle vene entro cui affluisce il sangue che consente l’inturgidimento del pene.
Spesso vengono prescritti anche esami del sangue per il dosaggio sia degli ormoni implicati nella risposta sessuale (FSH e LH, testosterone) sia della glicemia (livello di zucchero del sangue). Quest’ultimo serve a stabilire se il deficit è in relazione con il diabete.
Le conseguenze
Il deficit dell’erezione, se trascurato, comporta un abbassamento dell’autostima e alterazioni dell’umore, compromette il rapporto di coppia, si pone come un ostacolo alla serenità. Ma non trascurarlo è importante non solo per questo: potrebbe infatti essere la spia di qualcosa che non va nell’organismo su cui è importantissimo indagare il prima possibile.
Le cure
Esistono tre tipi di approccio al problema ed è l’andrologo che deve stabilire quale adottare.
Ci sono i farmaci che sostengono l’erezione, come per esempio il sildenafil (noto come “pillola blu”), da assumere poco prima del rapporto sessuale, che funzionano però solo se il desiderio sessuale sussiste.
Di recente introduzione è l’uso delle onde d’urto, che riabilitano le pareti delle arterie, aiutando a migliorare le erezioni.
È inoltre possibile ricorrere a cicli di riabilitazione attraverso iniezione nei corpi cavernosi del pene di prostaglandine E1, comunemente dette PGE1. Si tratta di sostanze naturali vaso-attive, cioè capaci di restituire efficienza ai vasi sanguigni. Queste iniezioni possono essere effettuate dall’uomo stesso una decina di minuti prima del rapporto sessuale.
Esiste poi la possibilità chirurgica rappresentata dall’impianto di una protesi peniena: va detto che grazie ai farmaci di cui oggi si dispone questa soluzione è ormai poco praticata.
Le regole di prevenzione
Ci sono consigli che riguardano lo stile di vita che favoriscono la capacità di ottenere e mantenere l’erezione anche nella terza età. Eccole.
1. Conservare il peso ideale, attraverso un’alimentazione corretta e il movimento.
2. Non trascurare ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, ma curarli fin dalla loro prima comparsa.
3. Non bere più di un bicchiere di vino a pasto e non fumare.
4. Dormire un numero di ore sufficiente a sentirsi riposati al mattino.
5. Limitare al massimo lo stress.