I tumori dell’apparato genitale femminile
I tumori dell’apparato genitale femminile rappresentano circa il 10-15 per cento di quelli che colpiscono le donne. I più comuni si sviluppano nel tessuto delle ovaie, nel collo dell’utero e nell’endometrio (il tessuto di rivestimento interno della cavità uterina).
IL TUMORE DEL COLLO DELL’UTERO (CERVICE)
È il secondo tumore più frequente tra le donne, dopo il cancro del seno, e si sviluppa appunto nella cervice, il collo dell’utero.
In Italia ogni anno vengono diagnosticati più di 3500 casi. Il 99% dei tumori è causato dal papilloma virus, contro il quale oggi esiste un vaccino.
La via di trasmissione è quella sessuale. La diffusione del Pap test ha ridotto sensibilmente la mortalità.
I sintomi
Si tratta di una forma a evoluzione lenta, che nelle prime fasi del suo sviluppo può essere del tutto asintomatica.
Il Pap test può individuarlo negli stadi precocissimi: per questo motivo è considerato un’indagine salva-vita. Negli stadi più avanzati dà luogo a sanguinamento anomalo (per esempio dopo la menopausa, o in seguito ai rapporti sessuali, o tra una mestruazione e l’altra).
Le cure
Tutto dipende dalla sua gravità ed estensione. Se è localizzato in una piccola zona del collo dell’utero si può rimuovere quella parte chirurgicamente (conizzazione).
Nei casi più seri è possibile che l’oncologo ritenga opportuno asportare tutto l’utero (isterectomia). Dopo l’intervento talvolta vengono prescritte radioterapia e/o chemioterapia.
IL TUMORE DELL’ENDOMETRIO
Il tumore che colpisce la mucosa interna dell’utero riguarda nella maggior parte dei casi le donne dopo la menopausa, in particolare di età compresa tra i 50 e i 70 anni.
L’obesità è un fattore di rischio importante, così come lo è il diabete di tipo 2 (detto anche dell’età adulta). Se si interviene precocemente, la sopravvivenza è buona.
I sintomi
Il segno più importante è il sanguinamento vaginale, che compare quando le mestruazioni sono ormai cessate. A volte si accentua dopo i rapporti sessuali.
In qualche caso si verifica invece solo un aumento importante delle secrezioni vaginali. Negli stadi più avanzati può comparire dolore nella zona dell’addome (che a volte si irradia alle gambe), stanchezza, perdita di peso non giustificata da una dieta.
Le cure
Dipendono dallo stadio in cui si trova la malattia. Nelle forme più gravi i medici optano per l’isterectomia, cioè per l’asportazione totale dell’utero, a cui spesso uniscono l’asportazione di tube e ovaie, anche se non sono ancora visibilmente intaccate dal tumore. Sempre in base alla gravità, dopo l’intervento è possibile venga prescritta la radioterapia.
IL TUMORE DELLE OVAIE
È un tumore molto aggressivo e temibile, anche perché è asintomatico, almeno fino a quando non si manifesta in tutta la sua gravità. Ogni anno in Italia se ne registrano circa 5200 nuovi casi. Il picco d’incidenza della malattia è tra i 50 e i 60 anni.
Il principale fattore di rischio è la famigliarità. L’aspettativa di vita in seguito alla diagnosi è strettamente legata alla gravità della malattia al momento della scoperta, visto che prima si interviene più aumentano le probabilità di controllarlo. Gravidanza e allattamento sono fattori protettivi.
I sintomi
Nella fase iniziale è asistomatico. Negli stadi avanzati, si manifesta con gonfiore e dolore addominale, stimolo frequente a urinare, inappetenza, sanguinamento, alterazioni dell’attività intestinale, perdita di peso inspiegabile. Se questi sintomi si protraggono per più di due settimane di seguito vanno sottoposti all’attenzione del medico.
Le cure
L’asportazione delle ovaie è la cura di prima scelta, perché consente di rimuovere il tumore e, si è osservato, può assicurare un’aspettativa di vita di 40 mesi maggiore rispetto a quella delle donne non sottoposte a chirurgia radicale. In alternativa o prima o dopo può essere necessaria la chemioterapia.
Per questa malattia vengono anche applicati protocolli sperimentali internazionali (cioè condivisi dalla Comunità scientifica mondiale) basati sull’impiego di farmaci di ultimissima generazione.
GLI ESAMI DIAGNOSTICI
Le indagini da fare quando c’è il sospetto di un tumore sono l’ecografia transvaginale che permette di valutare le ovaie e l’endometrio.
Ancora più precisa è l’isteroscopia che consente al medico di visualizzare la cavità dell’utero ed eventualmente prelevare un frammento di tessuto (biopsia) da sottoporre a esame istologico (è l’analisi dei tessuti che permette di stabilire se si è sviluppato un tumore).
Una volta appurata la presenza di un tumore vengono prescritte indagini più approfondite (Tac o risonanza magnetica) allo scopo di escludere che la malattia si sia diffusa in altre zone del corpo.
LE REGOLE DI PREVENZIONE
L’adozione di uno stile di vita sano aiuta a prevenire i tumori dell’apparato genitale femminile o, quanto meno, limita alcuni fattori di rischio, come per esempio l’obesità. In generale, la diagnosi precoce, che consente interventi tempestivi, è il vero grande salva-vita. In ogni caso le regole sono sei.
1. Mantenere il peso ideale attraverso un’alimentazione ragionevolmente calorica. In caso di sovrappeso, seguire una dieta dimagrante bilanciata ed evitare poi di riacquistare i chili persi.
2. Non fumare e non bere alcolici.
3. Fare regolarmente attività fisica.
4. Assumere almeno cinque-sei porzioni al giorno tra frutta e verdura
5. Limitare al massimo il consumo di carne rossa, salumi, zuccheri semplici (primo tra tutti quello raffinato), latte e latticini.
6. Effettuare il vaccino contro il papilloma virus alle bambine (è erogato gratuitamente fino ai 12 anni di età) e sottoporsi al pap test almeno ogni tre anni, dai 25 ai 64 anni (secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute), per non correre il rischio di scoprire il carcinoma del collo dell’utero quando è troppo tardi.