01/07/2020

Sesso: quando è lui ad avere mal di testa

Veronica Colella Pubblicato il 01/07/2020 Aggiornato il 01/07/2020

Anche il desiderio maschile segue regole complesse, legate alle emozioni, al contesto, allo stato di salute. Per questo prima di sospettare tradimenti o crisi bisogna provare a sintonizzarsi sui bisogni del partner

Sesso - lui mal di testa

In fatto di desiderio le donne sono considerate creature sensibili, complicate, cerebrali, persino elusive. Se è lei a rimandare il sesso, magari accusando un mal di testa improvviso o dichiarandosi troppo stanca anche solo per pensarci, non sta mettendo in discussione la solidità del rapporto. Gli uomini invece dovrebbero godere dei vantaggi di una sessualità relativamente semplice, guidata dall’istinto e dal testosterone. Ecco perché quando è lui a preferire le coccole al sesso l’offesa è dietro l’angolo, insieme al sospetto (non sempre fondato) che abbia un’altra.

Se addirittura è segno che state bene insieme

Il primo mito da sfatare è che il diradarsi dei rapporti sessuali segni l’inizio della fine in una relazione che si pensava a prova di noia. Al contrario, sostiene Werner Bartens in La scienza delle coppie che durano (Feltrinelli), il fatto che sotto le lenzuola non succeda granché può essere addirittura un buon segno.

Esiste infatti una correlazione scientificamente ben documentata tra il senso di sicurezza e di protezione in una coppia consolidata e la ricerca di altre forme di intimità, perché i partner non hanno più bisogno di continue prove d’amore.

Una piccola consolazione che però non mette al riparo dalle incertezze. Difficile, infatti, non prenderla sul personale quando le fluttuazioni nel desiderio riguardano solo uno dei due, a maggior ragione se sembrano contraddire tutto quello che si pensa di sapere sulla natura maschile.

Il desiderio? Relazionale e complesso

Al di là dei problemi fisiologici che possono rendere l’erezione difficile da avere o da mantenere, il desiderio maschile è stato a lungo vittima di un malinteso. A sostenerlo sono diversi ricercatori, tra cui la sessuologa canadese Sarah Hunter Murray, autrice del saggio Not always in the mood (Rowman & Littlefield). Agli uomini è stato storicamente attribuito un maggiore interesse verso il sesso, al punto da dare per scontato che rientri nelle loro priorità sempre e comunque. In più, l’aspetto emotivo e relazionale che rende la sessualità umana tanto più complessa di quella degli altri primati è stato a lungo ignorato quando si tratta di soggetti maschili, come se l’unica variabile da tenere in considerazione in tema di desiderio e di eccitazione fosse l’attrazione fisica. Queste aspettative sono così radicate che basta la minima variazione in questa dinamica a far vacillare l’autostima di entrambi. Lei teme di non essere più desiderabile, o che ci sia di mezzo un’amante, mentre per lui non riuscire a ricambiare uno slancio di passione è imbarazzante e frustrante.

Alla ricerca di un punto d’incontro

Negli ultimi due decenni, l’idea che il desiderio maschile sia una sorta di riflesso pavloviano è stata riveduta e corretta. Non sono solo le donne a trovare la routine poco eccitante, né a sentire l’esigenza di un po’ di romanticismo. Gli stimoli visivi sono importanti, ma lo sono anche la connessione emotiva, il sentirsi desiderati e desiderabili, la possibilità di avere conversazioni intime e dense di significato. Persino la distinzione tra desiderio spontaneo e reattivo non riguarda solo la sessualità femminile, motivo in più per non rimanere intrappolati in un circolo vizioso di risentimento e senso di colpa. Il consiglio di Murray è di tenere conto di tutte queste variabili prima di allarmarsi e sospettare che nella relazione ci sia qualcosa di rotto, cercando un punto di incontro anche quando si è fuori sintonia.