Bugie: gli uomini sono più bravi a raccontarle?
Gli uomini hanno grande fiducia nelle proprie capacità di persuasione. Ma, a meno che non si tratti di bugie bianche dette per cortesia, vengono regolarmente scoperti
L’arte della menzogna va padroneggiata con una certa nonchalance. E gli uomini sembrano essere più a loro agio nel mentire, perché hanno più fiducia nella loro credibilità. A suggerirlo è una ricerca condotta dall’Università di Portsmouth, il cui scopo è fare chiarezza sulle strategie impiegate dai bugiardi incalliti per non farsi scoprire.
È indicativo però che la maggior parte di queste bugie siano esagerazioni per impressionare gli altri o bugie bianche che proteggono i loro sentimenti.
Gli uomini sono più disinvolti
Smascherare una bugia non è così semplice, soprattutto quando si tratta di piccoli abbellimenti alla realtà e non di menzogne eclatanti. La stima secondo cui ognuno di noi mente in media una o due volte al giorno non è del tutto accurata. In realtà la maggior parte delle bugie in circolazione è opera di un gruppo ristretto di mentitori particolarmente prolifici, la cui performance è così convincente da permettergli di farne un’abitudine. Per questo approfondire la mentalità di chi si considera un ottimo bugiardo aiuta gli psicologi a trarre conclusioni più efficaci su come riescono a depistare l’attenzione dell’interlocutore. Quando si tratta di fiducia nelle proprie capacità affabulatorie, l’età e il livello di istruzione formale non sembrano essere poi così rilevanti. Lo è invece il genere di appartenenza, con una netta prevalenza al maschile nel gruppo di chi si classifica come “ottimo bugiardo”: il 62.7% sono uomini, mentre le donne si fermano al 37.3%.
Le strategie più efficaci
I veri artisti sono quelli che sanno escogitare bugie plausibili, senza discostarsi troppo dalla verità e senza offrire un surplus di informazioni. Quest’ultima considerazione non stupisce: imparare quali dettagli non divulgare è l’ABC di ogni bugiardo, così come imparare a non infiocchettare troppo una bugia con dettagli inutili e difficili da ricordare. Solo chi è particolarmente abile però riesce a intessere le sue bugie con frammenti di verità, in modo che nella storia ci sia sempre qualcosa di valido e verificabile. I pessimi bugiardi invece si limitano a eccedere nel senso opposto, diventando così vaghi da risultare circospetti.
Quando si mente per cortesia
Si mente a colleghi e amici, meno a familiari e coniugi, quasi mai a datori di lavoro o alle autorità. Almeno, non si ammette di farlo neppure nella relativa impunità di una ricerca accademica. Va detto che la maggior parte delle bugie sono bianche, seguite dalle esagerazioni, poi dalle omissioni e solo in coda dalle invenzioni di sana pianta. In molti casi le bugie possono essere derubricate a semplici atti di cortesia, come fingere di apprezzare la cucina della suocera, mentre le menzogne vere e proprie nascono per proteggersi dalle conseguenze delle proprie azioni (una su tutte, la classica scappatella). In ogni caso, per essere efficaci hanno bisogno dell’interazione diretta: nemmeno i bugiardi più spigliati amano mentire sui social media, dove è più facile essere smentiti.
E le donne?
La ricerca non implica che le donne dicano meno bugie, ma rivela la loro scarsa fiducia nell’abilità di farla franca. Il gruppo dei pessimi bugiardi è a maggioranza femminile (sono il 70%), suggerendo che le donne siano convinte di essere più trasparenti e meno brave a dissimulare. Forse perché sono più brave a riconoscere le bugie? Ci farebbe comodo, ma pare che l’intuito femminile sia pura mitologia. Anzi, per le donne è particolarmente importante mantenere un certo sangue freddo per identificare a colpo sicuro una menzogna. È quello che emerge da uno studio precedente in tema di bugie, questa volta francese, secondo cui le donne che si identificano come fortemente empatiche siano tendenzialmente più credulone rispetto alle donne più “fredde”, capaci invece di sorvolare sui segnali emotivi.
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