Romantica incontentabile: come conciliare sogni e realtà in amore
Amore sì ma con un po' di pragmatismo. Per questo meglio non idealizzare troppo il partner o isolarsi. E poi bisogna imparare a negoziare
Chi ha un animo romantico adora sognare ad occhi aperti la relazione perfetta, correndo però il rischio di non riuscire ad essere del tutto soddisfatta della propria vita sentimentale.
Una volta svanita la magia dei primi appuntamenti può insinuarsi il dubbio che il grande amore non sia ancora arrivato, soprattutto se si è deluse dal fatto che non tutto è come lo si era immaginato.
Tutta “colpa” dei romanzi
Se è così difficile realizzare i propri sogni è perché l’amore romantico è nato tra le pagine dei libri Alla fine del Settecento, come scrive il sociologo Anthony Giddens in La trasformazione dell’intimità (Il Mulino), i cambiamenti nella condizione femminile e i romanzi d’amore hanno messo per la prima volta la vita di coppia al centro della felicità domestica. Questo nuovo ideale ha preso il posto dell’amour passion, che fino a quel momento serviva a compensare i travolgenti desideri che non trovavano posto nella vita matrimoniale. Il romanticismo ha avuto il pregio di attribuire alle sue eroine un ruolo più attivo, dalla ricerca dell’amore – personale Odissea in cui le protagoniste stabilivano la propria identità attraverso la rivendicazione dei propri sentimenti – alla capacità di conquistare i caratteri più rudi con la propria vivacità e indipendenza. Il rovescio della medaglia, però, è che ha messo in secondo piano molte considerazioni pragmatiche.
La linea sottile tra sognatrice e irragionevole
Quando ci si nutre troppo di sogni, la realtà fatica a reggere il confronto. Alla persona giusta si chiedono davvero un sacco di cose: dovrà amarci incondizionatamente (a prescindere dai nostri difetti, che comunque non dovrà mai farci notare) e saper tenere viva la fiamma della passione anche dopo anni di convivenza. Il vero amore non dovrà mai avere segreti, chiedere tempo per sé o essere attratto da qualcun altro. In quest’ottica il minimo ostacolo diventa il presagio di una tragedia irrimediabile e un segnale di insicurezza che porta a desiderare di poter ricominciare da capo con qualcun altro, convinte di aver sbagliato persona e non approccio. (In questo senso la personificazione letteraria perfetta è Madame Bovary)
Fare spazio alla realtà
Alain de Botton, fermamente convinto che questo tipo di romanticismo abbia fatto troppi danni, suggerisce di fondare una teoria “post-romantica” dell’amore che recuperi un pizzico di realismo:
- Separare amore e passione. Per l’ideale romantico la persona giusta per noi è anche quella che desideriamo sopra ogni altra, ma non è detto che sia così. I momenti di stanca arrivano per tutte le coppie: non significa aver smesso di amarsi. Né sentirsi attratti da altre persone sminuisce il legame prezioso e profondo con il partner.
- Non fare dei soldi un argomento tabù. Quando si costruisce davvero una vita insieme non si può evitare di discuterne, anche animatamente. Le aspettative sul tenore di vita e le decisioni importanti devono essere condivise.
- Riconoscere i difetti. Non serve far finta di essere perfetti o imporre ultimatum perché l’altro cambi abitudini e smussi il suo carattere per avvicinarsi a un ideale: meglio coltivare tolleranza e generosità, abbracciando le imperfezioni della natura umana.
- Capire che una sola persona non basta. Non tutti i nostri bisogni saranno soddisfatti dal partner: per questo è importante che entrambi abbiano lo spazio per coltivare altre relazioni, senza smettere di vedere famiglia e amici.
- Venirsi incontro. Forse ai protagonisti dei film o dei romanzi non succede, ma nella realtà l’armonia si raggiunge con la negoziazione e con tanto impegno. Discutere sulla spesa, sulla disposizione dei mobili o su chi deve portare fuori il cane non sarà romantico, ma è necessario.
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