29/01/2020

Terapia del silenzio: come praticarla in 5 step

Veronica Colella Pubblicato il 29/01/2020 Aggiornato il 11/02/2020

Per allentare lo stress e ritrovare la concentrazione non c'è niente di meglio del silenzio. Godetevelo in santa pace in un angolo raccolto della casa o facendo una passeggiata, anche stando vicino a chi amate senza parole

Calm millennial woman relaxing on soft comfortable sofa meditating or having daytime nap, carefree lazy girl breathing fresh air enjoying no stress free peaceful weekend morning resting on couch; Shutterstock ID 1126189856; Pubblicazione: sld online

Troppo rumore può far male alla salute? Sicuramente non aiuta a mantenere la concentrazione e a gestire lo stress della vita quotidiana. Per questo la terapia del silenzio fa proseliti anche tra chi è poco incline alla meditazione e al turismo ascetico chi, per le proprie pause relax, sceglie di rifugiarsi in monasteri o spiagge deserte. Il vantaggio? È economica, accessibile e praticabile da tutti.

Se ormai è risaputo che la musica di Mozart sia un toccasana per il benessere umano e vegetale, lo studio degli effetti positivi del silenzio è stato a lungo sottovalutato.

Bastano 2 minuti

Tutto è cambiato quando il medico e ricercatore italiano Luciano Bernardi ha scoperto accidentalmente che due minuti di silenzio – anche imperfetto – sono più rilassanti per il nostro cervello di qualsiasi melodia. Studi successivi hanno confermato i tanti benefici della cura del silenzio – dalla riduzione dell’ansia al miglioramento della memoria – che possono essere goduti anche senza ricorrere ai ritiri silenziosi o alle vacanze noise-free che piacciono tanto a star come Gisele Bundchen e Lupita Nyong’o Fortunatamente, per praticare questa forma di auto-terapia basta cambiare di poco le proprie abitudini, con effetti molto più durevoli di una breve – per quanto meravigliosa – parentesi in un’oasi della tranquillità forzata.

Come ritrovare la pace

  1. Eliminare il sottofondo. L’abitudine di avere costantemente nelle orecchie un po’ di chiacchiericcio – che si tratti di musica, della tv lasciata accesa “per compagnia” o di un podcast – ci conforta, ma ha una serie di effetti collaterali che tendiamo a sottovalutare. Il rumore costante non permette al cervello di ricaricarsi e può addirittura far mettere su qualche chilo interferendo con l’autocontrollo, o così afferma uno studio condotto dall’Università del Colorado e dalla Brigham Young University. Entrambi ottimi motivi per imporsi, almeno una mezzora al giorno, una pausa dalla tecnologia.
  2. Praticare il silenzio interiore. A volte il rumore è nella nostra testa. Le tecniche di respirazione sono un metodo efficace per tenere sotto controllo il caos che abbiamo dentro, fatto di stress, dubbi e rimuginìo Il semplice atto di chiudere i rumori esterni fuori dal nostro spazio non è sufficiente per garantire la vera pace: una mente in tumulto lo è anche in mezzo a un bosco, circondata dal suono delle foglie e dal canto degli uccellini.
  3. Mettersi in ascolto di se stessi. Un altro grande vantaggio del silenzio interiore è che ci permette di ascoltare la nostra vera voce. Il che significa prestare più attenzione ai pensieri che teniamo sullo sfondo, prendersi il tempo di riflettere senza distrazioni e interferenze e praticare un sano distacco dalle situazioni che ci preoccupano.
  4. Passeggiare (ma senza auricolari). Anche se non abbiamo spiagge o parchi da attraversare, fare una piccola passeggiata – ovviamente a cellulare spento – aiuta a sentirsi più presenti e meno sopraffatti. Concentrarsi sulle sensazioni fisiche dell’atto di camminare permette di raggiungere la calma e la consapevolezza necessarie per imparare a filtrare i rumori di fondo, persino in centro città.
  5. Liberarsi dal peso delle parole. La terapia del silenzio fa bene anche alla coppia o agli amici di vecchia data. Il semplice piacere di stare vicini può essere riscoperto facendo a meno delle chiacchiere per qualche minuto al giorno, come se fosse un gioco. Così si impara a godersi a pieno il momento e si recupera l’intimità, andando oltre al bisogno di esprimersi con le parole.