09/05/2019

Book therapy: curarsi l’anima con un libro

Veronica Colella Pubblicato il 09/05/2019 Aggiornato il 09/05/2019

Leggere consola e rassicura, è una finestra aperta su altri mondi che ci permette di fare esperienze di ogni tipo a distanza di sicurezza

biblioterapia

La biblioterapia – o libroterapia – è una metodologia che concilia psicoterapia e lettura, invitando a leggere in maniera consapevole in modo da utilizzare gli spunti forniti dai romanzi come guida per l’esplorazione di sé. Una forma di arteterapia che permette di esprimere pensieri ed emozioni, sviluppare strategie efficaci per gestire i problemi, migliorare la capacità di adattamento e stimola la crescita personale.

Come è nata

Relativamente meno conosciuta in Italia, la book therapy nasce in America negli anni ’30, quando i fratelli psichiatri Karl e William Menninger cominciano a introdurre i libri come “cura dolce” per sostenere i loro pazienti nel cammino terapeutico. Leggere i libri come “compito a casa”, per poi discuterne insieme, è particolarmente indicato per chi ha problemi di autostima e difficoltà nel comunicare le proprie esigenze nelle relazioni con gli altri.

Il metodo oggi è applicato sia nei percorsi di psicoterapia cognitivo-comportamentale che nelle scuole, oltre ad essere diventato uno strumento di autocura e crescita personale.

Una forma di auto-aiuto

La cura dei libri è consigliata anche a chi non segue una terapia ma sta attraversando un momento difficile e sente il bisogno di un sostegno. Régine Detambel, kinesiologa e autrice del saggio I libri si prendono cura di noi (Ponte alle Grazie), definisce il libro “un cerimoniale magico di guarigione”. L’incantesimo viene ordito attraverso l’ordine della sintassi, il ritmo e la musicalità delle frasi, il tocco sensuale della carta – tutti elementi che convergono, insieme al contenuto, per espandere la nostra sensibilità a un punto tale da farci vedere gli oggetti familiari con occhi completamente nuovi.

Da soli o in gruppo, partecipando a uno dei gruppi di lettura organizzati in diversi Comuni con l’appoggio delle biblioteche, farsi prescrivere un libro può essere la soluzione giusta per affinare l’empatia e mettersi a nudo senza sentirsi vulnerabili, nel pieno rispetto dei nostri tempi. Appoggiarsi a delle storie permette infatti di riflettere sulle proprie esperienze mantenendo una distanza di sicurezza.

Una finestra su altri mondi

Rachele Bindi, psicoterapeuta e autrice del volume I libri che fanno la felicità. Prenditi cura della tua anima con la biblioterapia (pubblicato in aprile da Vallardi), prima ancora di applicare il suo metodo  nella pratica clinica ha iniziato questo percorso come paziente. Il cammino letterario e interiore che propone ai lettori spazia da Virginia Woolf a Stephen King e ci insegna a rivalutare la solitudine come momento dedicato alla riflessione e a diffidare delle soluzioni semplici.
Leggendo non si fugge dal mondo reale, ma lo si affronta ricorrendo a un bagaglio di esperienze più vasto di quello accumulabile in una sola vita. La narrativa diventa una finestra aperta su altri mondi, ci fornisce nuove parole con cui raccontarci e ci ricorda che anche noi siamo fatti di storie.