26/11/2018

Cervello in fumo: le sigarette invecchiano i neuroni

Roberta Camisasca Pubblicato il 26/11/2018 Aggiornato il 26/11/2018

Nuovi studi dimostrano che non è mai troppo tardi per smettere di fumare: ne risentono positivamente anche la lucidità mentale e la concentrazione. E i neuroni ringraziano

Cervello e fumo

Fumare invecchia. Non solo il fisico, ma anche la mente. Agli studi che elencano i rischi delle bionde sulla salute (per i maschi includono disfunzione erettile e problemi riproduttivi, per le donne aumento dei casi di tumore al polmone, difficoltà di concepimento e avvento precoce della menopausa), si aggiunge una nuova evidenza scientifica, che riguarda entrambi i generi: fumare danneggia i neuroni e incide sulla comparsa di varie forme di demenza.

Già si sapeva che fumare annebbia il cervello e rende più lenti dal punto di vista mentale: il pensiero rallenta e l’accuratezza diminuisce rapidamente.

Chi smette di fumare protegge il cervello

Ora uno studio condotto su 46.000 maschi over 60 dall’Università nazionale di Seul ha mostrato che chi ha smesso di fumare da tempo ha un rischio di demenza ridotto del 14%, mentre chi non ha mai avuto questo vizio vede aumentare questa percentuale al 19% rispetto ai fumatori.

Diminuisce anche il rischio di Alzheimer

Per quanto riguarda l’Alzheimer, i non fumatori presentano un rischio ridotto del 18% rispetto a chi ha il pacchetto in tasca. I benefici si fanno più evidenti per le demenze vascolari: coloro che hanno smesso di fumare hanno un rischio ridotto del 29% e coloro che non hanno mai fumato del 32% rispetto ai fumatori.

Giocare d’anticipo

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i disturbi neurologici colpiscono oggi oltre un miliardo di persone in tutto il mondo ed entro i prossimi 20 anni rappresenteranno la principale causa di morte e disabilità.  Sono fino a un milione gli italiani affetti oggi da forme di decadimento mentale. Peggiorate anche da abitudini nocive dilaganti come il fumo.  Secondo i dati del Global Impact of Dementia, nel 2050, con il progressivo invecchiamento della popolazione mondiale, il numero di persone con diagnosi di demenza triplicherà, passando dagli attuali 46,8 milioni a 131,5 milioni. Ogni anno saranno 9,9 milioni i nuovi casi (1 ogni 3 secondi). In questo scenario, le sperimentazioni cliniche attuali sono rivolte alla prevenzione della malattia. Studi recenti hanno dimostrato che la prevenzione dei noti fattori di rischio vascolare, tra cui l’abolizione del fumo, è in grado di ridurre l’incidenza di queste malattie.