15/01/2018

Le cure per le allergie

Tutti i rimedi per le allergie, dai cortisonici e antistaminici fino ai vaccini ad iniezione e sublinguale

Esiste un’unica via per impedire che l’allergia si manifesti: evitare il contatto con l’allergene responsabile. Una volta che l’esposizione è avvenuta e sono comparsi i malesseri, si possono solo migliorare i sintomi con diversi tipi di farmaci.

Per risolvere definitivamente l’allergia, invece, si deve ricorrere all’immunoterapia specifica, cioè la somministrazione di un vaccino. Non sempre, però, si tratta di una soluzione possibile e consigliata. Ecco le diverse cure possibili.

I decongestionanti

L’allergia può provocare una dilatazione della rete di vasi sanguigni presente a livello nasale e degli occhi, fenomeno che aumenta la congestione della mucosa nasale, la secrezione del muco e la lacrimazione.

I decongestionanti sono farmaci da banco (che cioè non necessitano di ricetta medica), disponibili sotto forma di spray e di colliri, che contengono vasocostrittori, sostanze che riducono l’irrorazione sanguigna della mucosa del naso e degli occhi, dando sollievo immediato.

Unico accorgimento: non vanno utilizzati per un lungo periodo (non più di due-tre volte al giorno, meglio se a cicli di una settimana, con qualche giorno di pausa), perché possono provocare tachicardia, ipertensione, senso di irrequietezza e assuefazione.

Esistono anche compresse (che hanno effetto più lento ma prolungato) con azione vasocostrittrice, ma il loro impiego è meno diffuso.

Gli antistaminici

Bloccano l’attività dell’istamina, una delle principali responsabili delle manifestazioni allergiche. Di conseguenza, migliorano i sintomi principali delle allergie.

Gli antistaminici si trovano sia sotto forma di compresse e sciroppi, da prendere per bocca, sia sotto forma di spray nasali e colliri, da applicare localmente. L’effetto si protrae per diverse ore.

Andrebbero usati una o due volte al giorno al massimo per il periodo a rischio (meglio se con qualche giorno di pausa ogni tanto).

Richiedono la prescrizione medica, per via dei molti effetti collaterali (vertigini, secchezza delle mucose, sonnolenza, aumento dell’appetito e tachicardia). Tuttavia, quelli di nuova generazione hanno un meccanismo d’azione più selettivo e quindi danno meno problemi.

I broncodilatatori

Questi farmaci hanno la capacità di distendere i bronchi: il principio attivo in essi contenuto, infatti, rilassa la muscolatura liscia di questi organi, dilatandoli.

Questi farmaci si trovano sotto forma di spray e possono essere usati al bisogno.

È importante non abusarne perché un uso quotidiano superiore alle tre vaporizzazioni può scatenare effetti collaterali, tra cui tachicardia, mal di testa e tremori. Sono venduti solo dietro presentazione di ricetta medica.

I più utilizzati sono:

– i beta2-stimolanti: possono essere a rapida azione (come il salbutamolo) o a lunga durata (come il salmeterolo e il formeterolo). I primi vanno utilizzati per le crisi improvvise, perché agiscono nel giro di circa cinque minuti dall’inalazione, i secondi sono adatti per i casi cronici perché possono essere erogati due volte al giorno, a distanza di 12 ore l’una dall’altra;

– gli anticolinergici: sono meno efficaci dei precedenti, ma hanno anche minori effetti collaterali (come tachicardia e stitichezza temporanea). Vengono utilizzati nei casi di asma lieve.

– i teofillinici: quelli di vecchia generazione sono caratterizzati da un’azione lenta ed effetti collaterali piuttosto accentuati (come nausea, vomito, irritabilità, mal di testa). Da qualche anno sono state introdotte formulazioni a lento rilascio che hanno ridotto il rischio di effetti collaterali.

I cortisonici

Hanno una duplice azione: da un lato inibiscono la produzione dei mediatori dell’infiammazione, dall’altro aumentano l’attività delle cellule dell’apparato immunitario. Dunque agiscono sia come antinfiammatori sia come potenziatori del sistema di difesa.

Sono disponibili sotto forma di spray, colliri, pomate oftalmiche e dermocosmetiche, compresse. Vanno usati per brevi periodi e solo dietro prescrizione medica perché comportano molti effetti collaterali, come iperglicemia, aumento di peso, ipertensione, ulcera, acne, insonnia, sbalzi di umore.

Le formulazioni spray, da somministrare direttamente nel naso, contengono dosi molto basse di principi attivi e, quindi, comportano minori effetti indesiderati.

I cromoni

Questi farmaci diminuiscono la sensibilità all’allergene dell’apparato respiratorio.

Vengono utilizzati per prevenire le allergie e le crisi di asma. Ecco perché il trattamento va iniziato prima della possibile esposizione agli allergeni (nel caso di pollini, per esempio, da due a quattro settimane prima della stagione pollinica) e proseguito per tutto il periodo a rischio, con assunzioni regolari.

Sono disponibili sotto forma di soluzioni da inalare mediante apparecchio per aerosol, capsule contenenti una polvere da inalare con l’aiuto di particolari dispositivi, spray e colliri.

Hanno limitati effetti collaterali, ma anche una brevissima azione, per cui vanno assunti a dosi molto ravvicinate. La dose varia a seconda dei casi e va stabilita dal medico. In genere sono richieste più somministrazioni nell’arco della giornata.

Gli antileucotrieni

Questi farmaci hanno un’azione specifica contro i recettori dei leucotrieni, sostanze infiammatorie che vengono liberate dai mastociti durante la reazione allergica. In pratica, impediscono ai leucotrieni di svolgere la loro funzione e bloccano così la risposta infiammatoria.

Gli antileucotrieni sono indicati in caso di asma allergica, quando broncodilatatori, cortisonici e cromoni non danno i risultati sperati o causano seri effetti collaterali.

Sono disponibili sotto forma di compresse e la dose va stabilita dal medico (in genere una o due compresse al giorno per tutto il periodo primaverile). Di solito sono ben tollerati; sporadicamente possono causare mal di testa e disturbi gastrointestinali.

Gli antisettici e le creme protettive

In alcuni casi, soprattutto in presenza di bolle o di una componente essudativa, le allergie cutanee possono richiedere cure con antisettici (vale a dire sostanze disinfettanti come ipoclorito di sodio o permanganato di potassio) da applicare localmente sulla zona interessata.

In caso di lesioni della pelle può essere utile anche proteggerle dagli agenti esterni con una pasta all’ossido di zinco. In genere, il trattamento va continuato per alcuni giorni, fino all’attenuazione dei sintomi.

Gli anticorpi monoclonali

Nelle situazioni più serie, si possono usare questi farmaci di nuova generazione, in grado di legarsi esclusivamente alle IgE, innalzate in caso di grave allergia. Oltre ad abbassare i livelli di IgE, questi farmaci riducono i sintomi.

Si somministrano per via sottocutanea (in genere una somministrazione al mese) a dosaggi variabili in rapporto con le IgE totali e il peso corporeo. La cura viene effettuata in centri specialistici.

L’immunoterapia specifica

Per risolvere alla base e in maniera definitiva l’allergia, bisogna ricorrere all’immunoterapia specifica, cioè la somministrazione di un vaccino, che desensibilizza progressivamente l’organismo nei confronti degli allergeni. In pratica, con il tempo si sviluppa una tolleranza verso la sostanza “incriminata”.

Il vaccino, però, non è indicato in tutti i casi: spetta allo specialista allergologo stabilire se e quando possa essere utile, in relazione ai sintomi presenti, al tipo di allergia e alle caratteristiche dalla persona.

La cura, che deve essere seguita per un periodo che va dai tre ai cinque anni, consiste nella somministrazione per via sottocutanea o sublinguale dell’allergene, in dosi minime e crescenti.

Perché il vaccino abbia effetto, è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni dello specialista e non saltare mai una somministrazione.

Il vaccino è controindicato in presenza di dermatiti estese e malattie infettive acute. È bene non sottoporsi al trattamento nemmeno se si stanno seguendo terapie a base di farmaci betabloccanti.

L’uso del vaccino è sconsigliato ai bambini di età inferiore ai tre anni e alle donne in gestazione (se, però, hanno iniziato la cura prima della gravidanza possono continuarla).

Il vaccino per iniezione

È il primo tipo di vaccino messo a punto. Prevede due tipi di trattamenti: a breve termine e a lungo termine.

Il trattamento a breve termine, chiamato anche “trattamento prestagionale”, consiste in 12-14 iniezioni sottocutanee che devono essere ripetute ogni anno per circa tre-cinque anni, a intervalli regolari, qualche mese prima della stagione critica.

Il trattamento a lungo termine, detto anche “continuo”, prevede una somministrazione iniziale di un estratto di allergene in dosi minime. Si prosegue, poi, iniettandone sotto la pelle dosi crescenti una volta al mese per alcuni anni, fino a quando non si nota un decisivo miglioramento.

Il vaccino sublinguale

In questo caso, gli allergeni sono contenuti in gocce, flaconcini monodose o compresse e vanno assunti per via orale: in parte vengono ingeriti, in parte assorbiti dalla mucosa della bocca.

La cura è autogestita dalla persona che la può prendere al proprio domicilio, meglio se a digiuno. In genere, bisogna mettere la dose di vaccino sotto la lingua, trattenendola per un paio di minuti e poi deglutendola.

Si comincia con una fase di induzione, che può durare da pochi giorni a un mese a seconda del farmaco, in cui la quantità di allergene viene gradualmente aumentata fino a raggiungere un dosaggio massimo che è quello di mantenimento. La dose di mantenimento può essere assunta giornalmente, a giorni alterni o ogni terzo giorno. Vista l’alta tollerabilità e gli scarsi effetti collaterali, in alcuni casi si inizia subito il dosaggio di mantenimento, saltando la fase di induzione.

Per gli allergeni stagionali si usa di solito una somministrazione pre-stagionale: la cura viene iniziata uno o due mesi prima dell’inizio della pollinazione e proseguita durante tutto il periodo stesso di pollinazione.

Per gli allergeni perenni, o quasi perenni, la somministrazione è continuativa per tutto l’arco dell’anno.

L’adrenalina anti-shock anafilattico

In alcuni casi, fortunatamente rari, la reazione allergica causa edema della glottide oppure vero e proprio shock anafilattico. In queste situazioni è necessario l’intervento immediato di un medico anestesista per la somministrazione di farmaci antishock come l’adrenalina.

Talvolta, può essere necessario intubare la persona. Nelle persone allergiche al veleno degli insetti, il medico può prescrivere un dispositivo salvavita: si tratta di una sorta di “penna” contenente adrenalina (che, in caso di necessità, inietta automaticamente il farmaco), da portare sempre con sé e da utilizzare una volta che si è stati punti prima di recarsi al Pronto soccorso.