Tiroiditi
Le tiroiditi rappresentano un insieme di malattie molto diverse tra loro per cause, evoluzione e caratteristiche.
Tutte sono accomunate dal fatto che, alla base, c’è un processo infiammatorio che coinvolge la ghiandola. Possono essere classificate in base al loro andamento in tiroiditi acute, subacute e croniche.
Diverse forme di disturbo
La tiroidite acuta è un’infiammazione della tiroide a decorso rapido, causata da un’infezione batterica o fungina che di solito fa seguito ad altre infezioni (per esempio tonsilliti, sinusiti e altre).
La tiroidite subacuta è un’infiammazione della tiroide di probabile origine virale che si caratterizza per un decorso subacuto, ossia meno evidente.
Entrambe le forme hanno carattere transitorio e, una volta guarite, si ha un completo recupero funzionale della ghiandola.
La tiroidite cronica, invece, ha una base autoimmune, si associa alla presenza di gozzo e può essere accompagnata da una forma di ipotiroidismo. La più frequente è la tiroidite di Hashimoto.
Altre forme di tiroidite, dovute per lo più a cause autoimmuni o sconosciute, si manifestano infine solo rararmente.
La tiroidite acuta
È una malattia rara che colpisce più spesso le donne fra i 20 e i 40 anni.
L’infezione può essere primitiva a carico della tiroide o può essere secondaria a faringiti, tonsilliti, sinusiti, parotiti, polmoniti. I batteri responsabili dell’infezione sono solitamente stafilococchi e streptococchi, ma anche funghi e parassiti.
Fattori predisponenti: preesistente malattia della tiroide, anomalie congenite (come la persistenza del dotto tireoglosso), ferite della zona anteriore del collo e carenze immunitarie.
I sintomi e la diagnosi
I sintomi sono quelli dell’infezione acuta: febbre elevata, brividi, sudorazione, dolore nella regione anteriore del collo, arrossata e calda, difficoltà alla deglutizione e raucedine.
La diagnosi si basa sull’esame obiettivo ed è confermata dagli esami di laboratorio che mostrano indici infiammatori elevati. L’ecografia della tiroide, oltre a escludere un ascesso, può evidenziare una ghiandola ipertrofica e disomogenea.
Le cure
Per curare il disturbo si impiegano antibiotici e, in associazione, antinfiammatori; in caso di raccolta ascessuale è necessario il drenaggio chirurgico.
La tiroidite subacuta di De Quervain
Detta anche granulomatosa o tiroidite di De Quervain, è un’infiammazione della tiroide di probabile origine virale, spesso preceduta da un’infiammazione delle vie respiratorie superiori.
I virus solitamente responsabili sono quelli della parotite, del morbillo, dell’influenza, i virus Coxsackie A e B, adenovirus, virus di Epstein Barr (responsabile della mononucleosi) e altri. In genere la malattia dura da 3 a 6 mesi.
I sintomi e la diagnosi
Si manifesta con febbre, malessere, dolore nella regione anteriore del collo che si irradia alla mandibola e all’orecchio e che si accentua con la deglutizione, la tosse e i movimenti. La tiroide è generalmente ingrandita e dolente alla palpazione.
La diagnosi clinica è confermata dalle analisi del sangue che mostrano un innalzamento degli indici infiammatori.
Gli ormoni tiroidei possono avere un andamento variabile: aumentano nella fase iniziale della malattia, successivamente si ha un lieve ipotiroidismo transitorio e infine il ripristino della normale funzione tiroidea quando l’infezione si risolve.
Le cure
Le cure variano a seconda della fase della malattia: nelle forme lievi basta una terapia sintomatica con antinfiammatori, mentre nelle più gravi può essere necessario l’uso di cortisonici per il dolore intenso.
Solo in caso di ipotiroidismo transitorio o permanente si può utilizzare un trattamento sostitutivo con levotiroxina.
Dopo la guarigione è necessario eseguire un controllo di FT3, FT4, TSH e degli indici di infiammazione ogni sei mesi nel primo anno e poi una volta all’anno ed effettuare una ecografia di controllo della tiroide.
La tiroidite cronica di Hashimoto
È la più diffusa malattia della tiroide e la causa più frequente di ipotiroidismo nelle aree con sufficiente apporto di iodio. Colpisce le donne più degli uomini e si manifesta maggiormente in individui predisposti geneticamente.
Più frequente nella fascia di età fra i 30 e i 60 anni, è spesso associata ad altre malattie autoimmuni come artrite reumatoide, lupus eritematoso, miastenia grave, epatite cronica, diabete mellito di tipo 1, malattia di Addison, ipoparatiroidismo.
I sintomi e la diagnosi
La tiroidite di Hashimoto si manifesta con gozzo diffuso di piccole dimensioni, solitamente indolore e senza sintomi specifici. Se è di volume notevole, il gozzo può comprimere la trachea e l’esofago. A distanza di tempo, la tiroidite di Hashimoto può evolvere verso l’ipotiroidismo.
La diagnosi si basa sulla ricerca nel sangue degli anticorpi diretti contro la tiroide.
Il TSH è abbondante se la malattia evolve verso l’ipotiroidismo o ridotto in caso di iperfunzionalità (ipertiroidismo).
L’ecografia evidenzia una struttura ghiandolare disomogenea, volume aumentato o diminuito e pseudo-noduli.
In presenza di noduli sospetti può essere necessario sottoporsi a un esame citologico con agoaspirato per escludere la presenza di tumori della tiroide.
La cura
La tiroidite di Hashimoto non richiede alcuna terapia se la tiroide funziona in modo normale.
Il trattamento sostitutivo con levo-tiroxina si effettua in caso di ipotiroidismo per portare il TSH nel range di normalità.
La cura chirurgica viene presa in considerazione se il gozzo è molto voluminoso, con fenomeni compressivi, o se c’è il sospetto fondato della presenza di un tumore.
La tiroidite silente sporadica
È un’infiammazione della tiroide di origine autoimmune che colpisce soprattutto le donne.
I sintomi e la diagnosi
Nella tiroidite silente sporadica si verifica un aumento del volume della ghiandola, senza dolore.
Si rileva con gli esami del sangue, che evidenziano alterazioni degli ormoni tiroidei (valori elevati di FT3 e FT4, TSH soppresso). Può essere necessario fare anche una scintigrafia della tiroide per valutarne l’attività di captazione dello iodio.
La cura
L’eccesso di ormoni tiroidei è lieve e si risolve da solo; basta tenere sotto controllo la ghiandola e somministrare beta-bloccanti. In caso di ipotiroidismo il medico può prescrivere la levo-tiroxina che viene generalmente sospesa dopo 3-6 mesi per capire se l’ipotiroidismo è transitorio o meno.
La tiroidite silente post-partum
Si manifesta entro il sesto mese dopo il parto e colpisce circa il 5% delle donne. Sono più predisposte le neomamme che soffrono di diabete mellito di tipo 1, per motivi genetici, e le donne con elevati livelli di anticorpi anti-tiroidei.
I sintomi e la diagnosi
Dopo il parto, la donna può avere un aumento transitorio di ormoni tiroidei, seguito da una fase di ipotiroidismo con sintomi come stanchezza, debolezza, depressione che possono essere confusi con quelli che compaiono nel dopo parto.
È consigliato il dosaggio degli anticorpi anti-tiroidei durante il primo trimestre di gravidanza e, in caso di positività, il dosaggio del TSH 3 e 6 mesi dopo il parto.
La cura
La cura medica spesso non è necessaria. Solo in caso di ipotiroidismo persistente da più di 6 mesi può essere opportuna la terapia con levo-tiroxina.
La tiroidite di Riedel
Si tratta di una malattia rara che colpisce più spesso le donne di mezza età. La causa è sconosciuta, ma la presenza di autoanticorpi anti-tiroidei fa pensare a un disturbo autoimmune.
I sintomi e la diagnosi
La tiroide si ingrossa e compare un gozzo di consistenza dura che comprime trachea, esofago e nervi laringei causando abbassamento della voce, senso di soffocamento e difficoltà di deglutizione.
La tiroide normalmente funziona bene, ma può manifestarsi una forma di ipotiroidismo quando il tessuto fibroso ha completamente sostituito la struttura ghiandolare.
La diagnosi si basa su un esame obiettivo in cui si riscontra la consistenza dura della tiroide alla palpazione. Inoltre si effettuano l’ecografia, che mostra una tiroide disomogenea di grandi dimensioni, e l’esame citologico di tessuto prelevato con agoaspirato.
La cura
La compressione delle strutture circostanti può richiedere l’intervento chirurgico, mentre la presenza di ipotiroidismo può rendere necessaria la terapia sostitutiva con levo-tiroxina.