26/10/2017

L’ipoglicemia

A dispetto di quanto si crede comunemente, la glicemia non è pericolosa solo quando è alta.

Anche se si abbassa troppo (ipoglicemia) è un problema, soprattutto nelle persone con diabete. Infatti, può comportare una serie di conseguenze pericolose.

Che cosa succede nei diabetici

Gli zuccheri costituiscono una risorsa preziosa per l’organismo e rappresentano una fonte importantissima di energia. Ecco perché quando il livello di glucosio nel sangue si abbassa troppo, cellule, organi e tessuti non ricevono il carburante sufficiente per svolgere al meglio tutte le loro funzioni.

Si parla di glicemia bassa, ipoglicemia o crisi ipoglicemica quando i livelli scendono sotto i 60-70 mg/dl.

Paradossalmente, la crisi ipoglicemica è la complicanza acuta più frequente del diabete. Si verifica più frequentemente nei pazienti in cura con l’insulina, le sulfoniluree e le glinidi (farmaci che stimolano il pancreas a produrre insulina), mentre è rara nei pazienti trattati con metformina, il farmaco più usato per curare il diabete di tipo 2.

I fattori predisponenti

Le situazioni che possono predisporre a una crisi ipoglicemica sono le seguenti:

 l’assunzione di una quantità troppo elevata di insulina o di farmaci orali che stimolano il rilascio di insulina;

 la mancata assunzione del pasto o il consumo di una quantità insufficiente di cibo, in particolare di carboidrati, dopo l’assunzione di insulina o pastiglie;

 lo svolgimento di un’attività fisica non prevista o particolarmente faticosa, specialmente se non preceduta da uno snack;

 un consumo eccessivo di alcol o un consumo di alcol a stomaco vuoto.

Occorre sapere che talvolta le crisi ipoglicemiche possono comparire senza che vi siano cause evidenti.

I sintomi a cui fare attenzione

Se la glicemia è troppo bassa, tutti gli organi ne risentono.

A correre maggiori pericoli è il cervello: questo organo, infatti, ha bisogno di circa 150 grammi di zucchero al giorno per funzionare al meglio. Se non viene nutrito a sufficienza, può incorrere in alcuni problemi, come difficoltà di concentrazione, scarsa lucidità, annebbiamento.

Altri sintomi sono: pallore, sudorazione, palpitazioni e battiti del cuore accelerati, fame, tremori e formicolii, ansia.

Nelle crisi di media entità possono subentrare sonnolenza, riduzione della concentrazione, alterazioni del comportamento, irritabilità, diminuzione della vista, confusione, stanchezza, mal di testa. Nei casi più seri si può arrivare a perdita di conoscenza e coma.

Come intervenire

In presenza dei sintomi appena descritti, per evitare un peggioramento che può portare addirittura a perdita di coscienza, è necessario agire tempestivamente. Se la persona diabetica non è in grado di affrontare la situazione da sola, è bene che chieda aiuto o che chi le sta accanto intervenga al suo posto.

Per prima cosa, se possibile, va misurata la glicemia capillare, (che si effettua con il pungidito). Bisogna poi interrompere qualsiasi attività, sedersi e assumere 15 grammi di zuccheri semplici, come un bicchiere di succo di frutta, qualche caramella, un bicchiere di bevanda zuccherata, una bustina e mezzo di zucchero sciolta in acqua: infatti, questi cibi vengono assorbiti rapidamente e aumentano subito la glicemia.

Non sono indicati, invece, gli alimenti grassi, tipo cioccolato e dolci, perché rallentano l’assorbimento degli zuccheri contenuti.

Successivamente è bene continuare a misurare la glicemia capillare e ad assumere piccole quantità di carboidrati fino a quando i valori non superano stabilmente i 100 mg/dl.

In genere, il recupero avviene in circa 10-15 minuti. Dopo un episodio di ipoglicemia, però, è importante non eccedere con i carboidrati per evitare un successivo rimbalzo della glicemia verso l’alto.

Nei casi più seri

Se il soggetto è confuso o svenuto si raccomanda di non tentare di fargli deglutire nulla perché il cibo potrebbe finire nella trachea, rendendo difficile la respirazione.

In caso di alterato stato di coscienza, si può utilizzare il glucagone, un ormone che è in grado di aumentare la glicemia attraverso la liberazione degli zuccheri dai depositi: va iniettato sottocute o nel muscolo da chi assiste la persona con diabete ed è efficace in 15-20 minuti. Alla ripresa dello stato di coscienza, il paziente può assumere zuccheri semplici come descritto sopra.

Il glucagone è in vendita in farmacia in un kit molto semplice da utilizzare. Tutti i diabetici, specialmente se trattati con insulina, dovrebbero averne una confezione nel frigorifero di casa, soprattutto in caso di gravidanza o di limitata capacità di riconoscere l’ipoglicemia perché si sentono poco i sintomi.

Se non si ha a disposizione il glucagone, occorre chiamare subito un’ambulanza il cui personale medico potrà somministrare il glucosio per via endovenosa.

Quando si esce di casa, è utile portare sempre con sé il tesserino di riconoscimento del diabetico, così in caso di crisi si può essere soccorsi con più facilità.

Attenzione alla notte

La crisi ipoglicemica può comparire anche di notte. Se l’ipoglicemia è moderata, può succedere che il soggetto non si accorga di nulla, salvo sentirsi, la mattina successiva, stanco, con mal di testa, difficoltà di concentrazione e sudorazioni.

Se l’ipoglicemia è più importante, spesso è il partner ad accorgersi che la persona è sudata, magari respira male o si agita.

Per prevenire l’ipoglicemia notturna è utile misurare la glicemia verso le 2-4 del mattino almeno una volta alla settimana.

Se la glicemia prima di coricarsi è inferiore a 80-100 mg/dl è importante tenere qualche cosa da mangiare vicino al letto e fare uno spuntino prima di addormentarsi.

I consigli di prevenzione

Non saltare mai i pasti, a maggior ragione la colazione, che rappresenta il primo rifornimento dopo molte ore di digiuno.

Una mezzora prima di dedicarsi a un’attività sportiva fare uno spuntino, per esempio con una mela o mezza banana. Se si tratta di attività molto intense o prolungate, fare uno spuntino anche durante e dopo.

Tenere presente che le crisi ipoglicemiche si possono manifestare fino a 36 ore dopo lo svolgimento di un’attività fisica intensa o prolungata. In questi casi, potrebbe essere necessario modificare la dose di insulina o di pastiglie per il diabete oppure dei cibi contenenti carboidrati ai pasti o agli spuntini.

Non abusare degli alcolici e in ogni caso assumere contemporaneamente anche zuccheri complessi e controllare la glicemia.

Evitare il digiuno prolungato.

Portare sempre con sé qualche alimento ricco di zuccheri (per esempio, zucchero in bustine, caramelle, bevande analcoliche zuccherate) in modo da poter fronteggiare tempestivamente un’eventuale ipoglicemia.

Prima di mettersi alla guida di un veicolo, verificare sempre i livelli di glucosio nel sangue (glicemia): se sono troppo bassi, mangiare zuccheri semplici e ricontrollare la glicemia prima di mettersi alla guida.

Informare famigliari, badante, amici e compagni di lavoro su come riconoscere eventuali crisi ipoglicemiche e su come intervenire in tali situazioni.

Imparare a riconoscere i segnali di avvertimento delle ipoglicemie e a controllare il livello di glucosio nel sangue qualora si percepiscano sintomi insoliti.

Succede anche in chi non ha il diabete

Sebbene l’organismo riesca a evitare l’ipoglicemia anche in condizioni di digiuno prolungato, in casi particolari perfino nelle persone che non hanno il diabete i livelli nel sangue di glucosio possono abbassarsi eccessivamente.

Il caso più frequente è quello di giovani donne che manifestano sintomi di ipoglicemia (debolezza, difficoltà a concentrarsi, senso di fame, sudorazione fredda eccetera) per esempio nella tarda mattinata, soprattutto dopo una colazione con molti zuccheri semplici.

Gli zuccheri semplici, infatti, stimolano la rapida produzione di insulina che, al termine dell’assorbimento degli zuccheri ingeriti, può determinare un eccessivo abbassamento della glicemia.

Questo tipo di ipoglicemia può essere prevenuto evitando l’assunzione di zuccheri semplici e preferendo carboidrati complessi che stimolano in maniera minore la secrezione insulinica.

Più raramente, l’ipoglicemia può dipendere da:

 abuso di alcol, perché questa bevanda limita la produzione di glucosio a partire dal glicogeno;

 interventi chirurgici sull’apparato gastrointestinale, che modificano l’assorbimento del glucosio;

 malattie.

Come si interviene

Se lo stato di glicemia bassa dipende da cause fisiologiche e non patologiche, non appena ci si sente poco bene, è sufficiente mangiare o bere un alimento dolce, come miele, uva passa, caramelle non gommose, succo d’arancia, per migliorare la situazione. Grazie a un carburante di pronto utilizzo, infatti, l’organismo si riprende rapidamente.

Se dopo 15 minuti il problema non è passato, è bene mangiare un altro po’ di zucchero.

Se il disturbo persiste oppure se le crisi siano frequenti, è bene rivolgersi a un medico, perché è necessario scoprirne le possibili cause.

Se capita ai neonati

Dal 5 al 15% dei bebè va incontro a ipoglicemia neonatale. Le cause? Prematurità, infezioni o digiuni prolungati.

Anche in caso di diabete materno (soprattutto nelle mamme che hanno il diabete di tipo 1 o di tipo 2 prima dell’inizio della gravidanza) si possono verificare ipoglicemie nel neonato.

Come si interviene

Dopo la nascita, questi bambini vengono sottoposti a misurazioni regolari della glicemia fino a quando si nutrono regolarmente.

Per correggere l’ipoglicemia nel bebè, i medici prescrivono poppate ravvicinate. In alcuni casi, può essere necessario ricorrere alla somministrazione di glucosio per via endovenosa.