La degenerazione dei dischi
Nonostante i dischi siano molto robusti, possono frequentemente essere responsabili del mal di schiena. Le zone della colonna più a rischio sono quella cervicale e quella lombare che, per la loro flessibilità, sono più spesso coinvolte nei movimenti.
Una delle alterazioni più frequenti è la degenerazione dei dischi. Per certi versi, si tratta di un processo naturale dovuto all’invecchiamento. In alcuni casi, però, questo fenomeno è accentuato e può causare una serie di conseguenze.
Come sono fatti i dischi intervertebrali
I dischi intervertebrali sono cuscinetti circolari posti fra una vertebra e l’altra, costituiti da un nucleo gelatinoso interno, detto nucleo polposo, e da un guscio esterno di fibre elastiche intrecciate, definito anulus.
Essi sono collegati, anteriormente e posteriormente lungo l’intera colonna, da legamenti fibrosi che ne costituiscono una potente struttura di rinforzo.
Se sottoposti a un carico, i dischi “si schiacciano”, tornando alla normalità quando il carico viene rimosso.
Permettono inoltre i movimenti fra le vertebre adiacenti, consentendo quindi la flessione della colonna. Agiscono infine da “ammortizzatori”, assorbendo gli shock meccanici che subisce quotidianamente il rachide.
I dischi non sono irrorati dai vasi sanguigni. Di conseguenza, traggono nutrimento ed eliminano le sostanze di rifiuto dai letti capillari che li circondano, attraverso un processo di osmosi.
Un calo di funzionalità
L’avanzare dell’età porta con sé una progressiva e irreversibile perdita di acqua e funzionalità dei dischi intervertebrali.
Nel momento in cui il nucleo inizia a perdere la sua capacità di assorbire acqua e le sue cellule non riescono più a produrre, mantenere e riparare la matrice extracellulare, inizia la degenerazione discale. Si tratta di un fenomeno comune, che fa parte del naturale processo d’invecchiamento del corpo umano.
Consiste nella disidratazione e nella perdita di spessore dei dischi, con conseguente riduzione della loro flessibilità, elasticità e capacità di assorbimento delle sollecitazioni.
Talvolta, essa si associa a spondilosi (link a spondilosi), ossia un’ipertrofia ossea delle vertebre con riduzione del canale in cui passano il midollo spinale e le radici dei nervi.
Le conseguenze
Come conseguenza di questo fenomeno degenerativo, possono verificarsi quattro situazioni:
– il disco si assottiglia a tal punto che le due vertebre vicine sfregano fra di loro, provocando dolore. In questo caso si parla di artrosi, un disturbo degenerativo costante e continuo (link a artrosi);
– il disco non si assottiglia totalmente, ma la colonna non riesce comunque a controllare lo spostamento delle vertebre e di conseguenza il loro allineamento viene modificato producendo dolore durante il movimento;
– la degenerazione del disco può dar luogo alla fuoriuscita del nucleo dal disco stesso, con formazione di protrusioni o ernie discali (link a ernia del disco);
– si verifica un restringimento del canale, che va così a premere sul midollo spinale al suo interno: si parla allora di stenosi degenerativa (link a stenosi vertebrale);
A volte lo sfregamento delle vertebre provoca anche la contrazione di un muscolo che ha lo scopo di limitare proprio il contatto tra le vertebre stesse. In questo caso il danno alle ossa è limitato, ma la persona avverte un dolore molto acuto.
I fattori di rischio
Con il passare del tempo è normale che i dischi vadano incontro a una progressiva degenerazione. Se questo processo avviene secondo i ritmi di invecchiamento naturali, la colonna si adatta via via alla nuova situazione senza particolari problemi.
Ma, molto spesso, i dischi si logorano più velocemente soprattutto nella zona cervicale e in quella lombare, dove sono sottoposti a un maggiore lavoro. In questo caso possono nascere alcuni problemi. I fattori che possono accelerare un evento fisiologico come l’invecchiamento sono:
– attività lavorative e sportive con carichi eccessivi: accelerano l’usura;
– sedentarietà: si associa a debolezza della muscolatura
che tiene eretto il tronco e della parete addominale e quindi provoca
un sovraccarico della colonna vertebrale;
– lesioni traumatiche e traumi ripetuti: le zone che hanno subìto lesioni sono soggette a maggiore sollecitazione meccanica;
– infezioni: rendono la zona più debole;
– ereditarietà: alcune famiglie sono più predisposte di altre al problema;
– fumo: le sostanze contenute nelle sigarette interferiscono negativamente con il metabolismo dei dischi;
– obesità: l’eccesso di peso provoca una più rapida usura dei dischi.
Le cure
Per contrastare il dolore e l’infiammazione si può ricorrere a farmaci antidolorifici e antinfiammatori. Essi, però, non intervengono sulle cause e pertanto vanno utilizzati solo nelle fasi di dolore acuto.
In alcuni casi, il medico può prescrivere anche iniezioni di cortisone e il risposo a letto con uso di corsetti e tutori.
Per migliorare l’infiammazione e le contratture muscolari possono essere utili le cure fisioterapiche e l’ossigeno-ozono terapia (link a trattamenti che aiutano).
Quando serve l’intervento
Se i sintomi persistono e la situazione è seria potrebbe essere indicato l’intervento chirurgico. Le tecniche più diffuse in questi casi sono quattro:
- laminectomia si tratta della rimozione della parte posteriore della vertebra, detta lamina, per diminuire la compressione del midollo spinale e delle radici dei nervi. Riduce il dolore radicolare (quello irradiato dalle radici dei nervi compresse dalla vertebra) alle gambe, ma talvolta non migliora la lombalgia (male alla schiena). Richiede incisioni grandi e può causare instabilità alla schiena (si parla di sindrome postlaminectomia);
- discectomia prevede la rimozione della parte interna del disco intervertebrale, così da alleviare la pressione sulle radici nervose. Può essere eseguita anche con un microscopio o con l’endoscopio. Nel tempo potrebbe peggiorare il dolore lombare, per l’avvenuta rimozione della parte che funziona da ammortizzatore;
- fusione vertebrale (artrodesi) elimina il dolore bloccando tra loro una o più vertebre mediante viti, barre, innesti ossei. È controindicata nei fumatori e ha tempi lunghi di recupero;
- protesi del disco prevede la sostituzione di una parte o dell’intero disco con una protesi. I tempi di recupero sono più rapidi, ma l’indicazione corretta è da valutare attentamente.