07/01/2025

Serie tv: due serate con Leopardi – Il poeta dell’infinito

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 07/01/2025 Aggiornato il 07/01/2025

Il 7 e l'8 gennaio, in prima serata su Rai1, potremo finalmente vedere la miniserie-evento Leopardi – Il poeta dell'infinito diretta da Sergio Rubini

Leopardi - Il poeta dell'infinito

Dopo essere stata applaudita all’81esima Mostra del Cinema di Venezia, la miniserie-evento Leopardi – Il poeta dell’infinito (una coproduzione Rai Fiction – IBC Movie – Rai Com, Oplon Film prodotta da Beppe Caschetto) arriva finalmente su Rai1. L’appuntamento è per il 7 e l’8 gennaio, in prima serata.

La fiction, diretta da Sergio Rubini, è stata scritta dallo stesso regista insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini.

A interpretare il grande poeta, filosofo e pensatore politico (nonché uno dei massimi esponenti della cultura italiana di tutti i tempi) è il giovane Leonardo Maltese, davvero bravo e convincente, in un ruolo per nulla facile.

Al suo fianco altri straordinari attori come Valentina Cervi, Alessio Boni, Alessandro Preziosi, Cristiano Caccamo, Giusy Buscemi, Fausto Russo Alesi, Bruno Orlando, Serena Iansiti, Maria Vittoria Dallasta, Andrea Pennacchi e Roberta Lista.

Cosa c’è da sapere sulla miniserie

Leopardi – Il poeta dell’infinito ci racconta la vita del grande intellettuale attraverso uno sguardo inedito, che ci concentra in primis sulla vivacità culturale che lo contraddistingueva, sul suo pensiero e la modernità di esso (non a caso viene volutamente “dimenticata” quella gobba simbolo del suo dolore fisico ed emotivo). La narrazione fa un percorso a ritroso ed è in prevalenza in flashback: parte infatti da Napoli, nel 1837, quando il suo caro amico Antonio Ranieri si reca da Don Carmine per convincerlo a dare una degna sepoltura a Giacomo Leopardi nonostante il suo essere ateo. Per farlo ripercorre la vita del poeta: dall’infanzia nella sua Recanati alla fuga dall’opprimente ambiente familiare, fino alle prime amicizie fuori dal borgo antico.

In seguito (nella seconda parte), ci ritroviamo sempre a Napoli nel 1838: la nobildonna fiorentina Fanny Targioni Tozzetti fa visita ad Antonio e i due si abbandonano a quell’amore trattenuto per anni per non ferire l’amico Giacomo, che si era innamorato di lei (non corrisposto). Così la coppia di amanti ricorda il periodo passato insieme a Firenze e quello strano triangolo che si era creato, fino agli anni più dolorosi che hanno portato il poeta alla morte.

La parola a regista e protagonista

«Ho cercato di raccontare la morfologia del pensiero di Leopardi, la sua visione del mondo piuttosto che la sua fisicità. È stato un intellettuale non capito dai suoi contemporanei, ma il suo pensiero è ancora oggi attuale. Basti pensare al sospetto che nutriva nei confronti della politica come della scienza, quella che lui chiamava la “società delle macchine” che oggi ci ha portato ad avere l’Intelligenza Artificiale. La sua poesia L’Infinito nasconde un messaggio di speranza, parla dell’uomo e della sua capacità di immaginare, ci spiega che se c’è qualche ostacolo tra noi e i nostri sogni possiamo rimuoverlo con la forza della nostra immaginazione» – ha spiegato Sergio Rubini durante la conferenza stampa, che aggiunge – «Confido che il pubblico ci seguirà perché Leopardi è una icona pop eternamente giovane».

«Io Leopardi l’ho sempre amato, da quando avevo 14-15 anni, è stata la mia prima passione artistica. La sua poesia mi ha comunicato molto fin da subito, mentre noi uomini di solito non riusciamo a comunicare i nostri sentimenti profondi come il dolore per una delusione amorosa, ma lui è riuscito a farlo. Era una persona iper-sensibile, sentiva tutto amplificato però la sua acuta malinconia conviveva con una certa vitalità. È quello che cerchiamo di raffigurare, noi mostriamo un Leopardi viaggiatore e che è molto più di quella immagine monodimensionale che ci è stata trasmessa di lui».

…e agli altri interpreti

«Antonio Ranieri era un grandissimo fan di Leopardi e poi è stato per lui una sorta di agente» – dice Cristiano Caccamo del suo personaggio. Mentre Fausto Russo Alessi, a proposito del suo, sottolinea: «Pietro Giordani era un vero anticonformista, devoto al talento e per Leopardi è stato un maestro che l’ha aiutato a liberare il suo potenziale».

Alessio Boni, che interpreta il padre Monaldo Leopardi, lo vede così: «Era un signore austero, molto rigido, un cristiano bigotto che non andava oltre certi schemi, ma adorava la letteratura, la filosofia, la poetica e la ricerca dell’uomo a modo suo. Ha riconosciuto il talento del figlio fin da quando era piccolo e un po’ l’ha invidiato, questa cosa ha creato in lui un caleidoscopio di emotività: lui amava molto il figlio, voleva essere il suo precettore e dargli il sentiero giusto, però il suo genio lo porta altrove e il giovane anticipa quello che sarà il vero senso del patriottismo e della libertà».

Valentina Cervi è invece la madre Adelaide Antici Leopardi: «Interpretarla non è stato facilissimo, perché mi sono chiesta tutto il tempo come rappresentare la sua freddezza. Sono arrivata alla conclusione che avesse una sensibilità fortissima che aveva dovuto cristallizzare».

A vestire i panni di Fanny Targioni Tozzetti è Giusy Buscemi, che la descrive così: «È una donna dell’800, ma moderna e piena di sfumature. La sfida più grande per me era raccontare una donna che rappresentava l’oggetto del desiderio di Leopardi (passata alla storia come Aspasia), ma che si comportava con lui in maniera ambigua».

Don Carmine è invece Alessandro Preziosi: «Quando mi è stato proposto questo ruolo stavo leggendo Il senso religioso di Luigi Giussani che citava spesso Leopardi» – racconta – «Penso che questa serie assorba il dolore dandolo per scontato e concedendo allo spettatore di accedere ad altre informazioni sul poeta, lo rende più accessibile