26/11/2024

Torino Film Festival 2024: Angelina Jolie e la pasta (niente male) cucinata per Baricco

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 26/11/2024 Aggiornato il 26/11/2024

Si intitola Without Blood ed è tratto da un romanzo di Alessandro Baricco il nuovo film diretto da Angelina Jolie, presentato al 42esimo Torino Film Festival

Torino Film Festival 2024 - Angelina Jolie

Tra le belle sorprese della 42esima edizione del Torino Film Festival c’è stato anche l’arrivo di Angelina Jolie in veste di regista. L’attrice è infatti tornata dietro la macchina da presa, a sette anni di distanza da Per primo hanno ucciso mio padre, per portare sul grande schermo Senza sangue (Without Blood), romanzo (datato 2002) di Alessandro Baricco.

Dopo la première al Toronto International Film Festival dello scorso settembre, il film è stato presentato a Torino e per l’occasione lo scrittore ha consegnato ad Angelina la Stella della Mole.

Cosa c’è da sapere su Senza sangue

Protagonista di questo racconto è Nina che è figlia del proprietario di una fattoria che viene assassinato sotto i suoi occhi insieme al fratello. Lei scampa all’eccidio grazie ad una botola in cui il padre le aveva detto di nascondersi. In età adulta Nina ritrova Tito, uno degli uomini che aveva partecipato agli omicidi e decide di dargli appuntamento in un caffè dove i due si troveranno a scambiarsi confessioni e accuse.

A interpretare Nina troviamo Salma Hayek Pinault, mentre Tito ha il volto di Demián Bichir. Nel cast troviamo anche Juan Minují, Angelica Pisilli, Ariel Perez Lima, Patricio Jose e i figli della regista Maddox Chivan e Pax Thien.

Le parole di Angelina Jolie

«Sono una grande ammiratrice della scrittura di Alessandro Baricco da tantissimo tempo e ho letto questo racconto ormai otto anni fa» – racconta Angelina Jolie durante la conferenza stampa – «Credo che in qualche modo scriva con un linguaggio cinematografico, dipinge immagini chiare e nitide come se fosse un regista. Senza sangue lo considero uno studio sull’umanità e i rapporti tra le persone, che porta ad una discussione importante e oggi più che mai necessaria. Quindi ho fatto il possibile per adattare il racconto, cercando di essere il più fedele possibile alla scrittura originale. Non ho modificato molto. Ho cercato di ascoltare le pagine scritte e tutti i componenti della troupe hanno studiato il romanzo. Abbiamo cercato di entrare nella bellissima mente di Alessandro, un luogo meraviglioso in cui soggiornare».

E continua: «La lavorazione di questo film è stato un viaggio che ci ha fatto riflettere su noi stessi, sulla nostra capacità di ascoltare l’altro sedendosi a un tavolo e trovando un territorio comune. Il film non dà risposte, ma ci aiuta a riflettere sull’essere umano e sullo stare insieme».

Sulla componente di violenza che fa parte di questo racconto spiega: «Nel film vediamo la violenza subita dalle donne, ma anche gli uomini la subiscono. È importante proteggere gli esseri più vulnerabili, ma è indubbio che le donne subiscono maggiori abusi e lo vediamo in tanti casi, la situazione sta peggiorando».

Come mai ha scelto Salma Hayek Pinault per il ruolo di Nina? «Ho incontrato Salma solo qualche anno, però la conoscevo abbastanza per ritenerla perfetta per questo ruolo. Ho sentito che, per il suo percorso artistico e di vita, avrebbe compreso l’opera».

…e quelle di Alessandro Baricco

«Questa è una di quelle cose magiche che possono avvenire nella vita di una persona che fa un mestiere magico» – dice Alessandro Baricco – «Lei mi ha contattato tramite mail e credo sia stata una delle lettere più belle che io abbia mai ricevuto per dolcezza e intelligenza. Ne sono rimasto molto colpito e la conservo ancora oggi. Poi lei mi ha invitato a casa sua a Los Angeles, mi ha cucinato una pasta niente male e abbiamo iniziato a parlare di questo libro. In seguito io e mia moglie siamo stati sul set nella campagna romana e ho avuto la sensazione di trovarmi davvero nelle prime pagine del mio libro. Di solito noi scrittori, nei film tratti dai nostri lavori, vediamo altro rispetto a quello che c’era nella nostra testa e invece qui si è capito che lei vedeva quello che vedevo io».