Festa del Cinema di Roma 2024: Cristina Comencini racconta Il treno dei bambini
Serena Rossi e Barbara Ronchi sono le protagoniste femminili de Il treno dei bambini di Cristina Comencini, presentato alla 19esima Festa del Cinema di Roma
Nel corso del weekend è stato presentato alla 19esima Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, il nuovo film di Cristina Comencini (che arriva a cinque anni di distanza da Tornare).
La regista porta sul grande schermo Il treno dei bambini, tratto dall’omonimo bestseller di Viola Ardone, che sara disponibile su Netflix dal 4 dicembre.
Protagoniste femminili de Il treno dei bambini (prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar) sono Barbara Ronchi e Serena Rossi. Nel cast anche Stefano Accorsi, il piccolo Christian Cervone, Francesco Di Leva, Antonia Truppo, Monica Nappo, Dora Romano, Beatrice Schiros, Ivan Zerbinati, Lucio Morano, Jacopo Pagano Guerrieri, Domenico Rea. Scritto da Furio Andreotti, Giulia Calenda, Camille Dugay e dalla stessa Cristina Comencini, il film è impreziosito dalle musiche di Nicola Piovani.
Ispirato a una storia vera
Siamo nel 1946. Amerigo ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre Antonietta. La sua quotidianità è fatta di strada e povertà, ma le cose stanno per cambiare: salirà infatti su uno dei “treni della felicità” che gli permetterà di passare l’inverno al nord, dove una giovane donna di nome Derna lo accoglierà e si prenderà cura di lui. Accanto a lei Amerigo acquista una consapevolezza che lo porta ad una scelta dolorosa che cambierà per sempre la sua vita. Gli serviranno molti anni per scoprire la verità: chi ti ama non ti trattiene, ma ti lascia andare.
Il film si ispira alla vera storia del viaggio organizzato, tra il 1945 e il 1947, dall’Unione Donne Italiane che ha visto decine di migliaia di bambini poverissimi di Napoli e di altre città del centro sud accolti da famiglie contadine emiliane.
La parola a regista e protagonisti
«Questa storia purtroppo la conoscono in pochi, è stata resa invisibile come molte altre cose che le donne hanno fatto prima, durante e dopo la guerra. I due anni in cui si colloca questa importante iniziativa dell’Unione delle Donne Italiane sono quelli di vera pace, in cui c’era un vero senso di unità, rinascita e uno slancio tra Nord e Sud. Anni che raccontato quello che siamo stati e che potremmo tornare ad essere» – spiega Cristina Comencini – «Abbiamo scelto una parte del libro e cercato che fosse il più possibile un film autentico».
E a dare autenticità c’è anche il coinvolgimento di Serena Rossi, che svela: «Mia nonna Concetta, che oggi ha 84 anni, è stata uno di quei bambini che ha preso il treno ed è stata accolta per tre mesi da una famiglia di Modena. Pensate che, mentre giravamo il film, siamo riusciti a metterla in contatto con il bambino di quella casa. Per me c’è un coinvolgimento emotivo enorme e devo dire che raccontare questa mamma (Antonietta) così diversa da me, così dura (ma che fa il gesto d’amore più grande), non è stato facile all’inizio ma poi mi sono lasciata trasformare». Serena ha anche cantato nel film: «Quando sono arrivata in studio con Nicola Piovani avevo il cuore a mille, ho cercato di interpretare il brano con il sapore dell’epoca».
Barbara Ronchi interpreta invece Derna: «Lei era tra le organizzatrici dell’evento e non pensava nemmeno di essere la famiglia giusta per accogliere Amerigo, essendo lei senza marito e figli. Pensa di essere inadatta a quel ruolo di affido, invece questo bambino fa pian piano breccia nel suo cuore e tra i due nasce una bella amicizia. Si fa aiutare dalla comunità che ha intorno e inconsapevolmente gli fa conoscere qualcosa che lo farà bruciare, una passione che è la musica e gli fa vedere che c’è la possibilità non semplicemente di sopravvivere ma di vivere».
Stefano Accorsi interpreta Amerigo da adulto: «Quando si è bambini si hanno sempre infinite risorse per adeguarsi alle varie situazioni, poi da adulto si inizia ad elaborare cosa è successo e l’idea di essere stato oggetto di una scelta delle sue madri lascerà un segno nella sua esistenza. Amerigo è un uomo risolto, ma ha un cassetto in cui ha rinchiuso qualcosa e che all’inizio del film si riapre. Devo confessare che non conoscevo questa storia, anche se sono emiliano e mi ha molto emozionato».
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