23/09/2024

Milano Fashion Week P/E 2025: ispirazioni tra parole, natura e arte

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 23/09/2024 Aggiornato il 23/09/2024

La moda non smette di subire la fascinazione del mondo dell'arte e della letteratura, di nutrirsi di cultura come abbiamo avuto modo di ammirare nelle collezioni Primavera-Estate presentate durante la Milano Fashion Week

Sara Wong

La moda ha il suo posto prestigioso nel mondo della cultura, ma al tempo stesso ama nutrirsi di essa e attingere da altre forme espressive. E quando succede nasce qualcosa di davvero speciale: l’abbiamo visto nelle collezioni Primavera-Estate 2025 di alcune maison che, nel corso della Milano Fashion Week, hanno saputo ancora una volta stupirci e affascinarci.

Ci sono designer che si sono lasciati ispirare dall’arte e altri dalla letteratura, proponendoci anche dei giochi stilistici con le parole.

La parola… alla moda!

Partiamo da Moschino e dalla collezione creata dal direttore creativo Adrian Appiolaza, che esplora le comunità del vestire, le culture e le sottoculture in cui avere il medesimo stile è segno di spiriti affini. In questo contesto l’ordinario viene sublimato e il quotidiano reso straordinario: questo significa che i capi sartoriali vengono ridimensionati e decostruiti, i classici tubini neri si fondono con vestaglie in seta stampata e la tappezzeria diventa un lussuoso capospalla. Non sono passati di certo inosservati gli abiti drappeggiati da lenzuola, che diventano un vero e proprio foglio bianco per la creazione, decorato con disegni a penna biro. Invece i disegni con i gessetti, originariamente creati da Franco Moschino quando era bambino, vengono riprodotti come graffiti su completi in cotone nero. È chiara l’intenzione di giocare, non solo con i capi, ma anche con le parole tanto che per questa collezione è stato coinvolto Terry Jones, fondatore della rivista i-D (nata nel 1980), per creare una serie di grafiche e di giochi di parole ironici ispirati a quelli di Franco Moschino.

Invece dalle parole contenute nel leggendario racconto The Peach Blossom Spring di Tao Yuanming (uno dei capolavori della letteratura utopica cinese antica) nasce l’ispirazione per la collezione Primavera-Estate 2025 di Sara Wong che, come racconta la stessa designer, desidera «nutrire l’anima attraverso la natura, estendendo la vitalità degli abiti e aprendo il cuore alla primavera, con determinazione verso la scoperta di un paradiso personale e ideale».La collezione è caratterizzata da quattro motivi floreali, ognuno con un proprio significato: il fiore di loto (purezza e rinascita) che è rappresentato in eleganti stampe e ricami; il fiore di mirto (pace e fertilità) che arricchisce i tessuti con dettagli delicati e sfumature di celeste; i fiori di pesco (prosperità e fortuna) che sono incorporati in motivi complessi e vibranti; la begonia (innocenza e amore puro) che viene celebrata attraverso ricami raffinati e texture morbide. Il risultato è romantico, etereo, magico.

Movimenti artistici in passerella

«Il passato mi ha costruito così come sono, con il mio corpo e il mio linguaggio, ma ciò che sono è al contempo statico come un oggetto e sfuggente come l’oblio» – ha dichiarato lo scultore Bruno Liberatore, la cui arte è stata fonte di grande ispirazione per la figlia Francesca Liberatore, che è riuscita a creare ancora una volta una collezione che stupisce ed emoziona. La scultura e l’arte plastica (nelle costruzioni come nelle stampe) diventano per la stilista la spinta per creare capi dal mood immerso in una terra di mezzo tra uomo e natura, con tagli precisi, piramidali, bordati a contrasto su crinoline post modern. Le giacche hanno invece una linea dritta con spalle sostenute. Materiale leader è il cotone, simbolo di resilienza della natura e di antica memoria. La palette di colori? Brumosa, accesa da toni acidi quasi tecnologici come bagliori tra striature di grigi e burgundi.

È una vera e propria esplosione artistica la collezione di Maryling, che prende ispirazione dal movimento della Op Art come dalla mente visionaria di Victor Vasarely, ma anche dall’arte massimalista di Pierre e Gilles, oltre che dall’iconica modella Peggy Moffitt che fu musa del designer Rudi Geinreich. Il risultato sono dei capi in cui troviamo, per esempio, pixel e quadrati, linee e forme geometriche anche nella loro forma più essenziale, raggruppati insieme per farsi pattern. E non mancano motivi a maglia con intarsi ton sur ton o nero su bianco, ma anche cromie tipiche del brand come il blu elettrico, il rosa scuro e il pesca. Gi abiti creano effetti ottici capaci di trasformare l’illusione in realtà con la complicità layering del che movimenta, ingannando gli occhi. Ci sono poi chiffon di seta stratificati, stampati oppure habotai monocolore, destinati a diventare dei must have.