06/09/2024

Venezia 81: Francesca Comencini presenta Il tempo che ci vuole in cui racconta suo padre

Laura Frigerio
A cura di Laura Frigerio
Pubblicato il 06/09/2024 Aggiornato il 06/09/2024

Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano sono protagonisti de Il tempo che ci vuole, film di Francesca Comencini fuori concorso alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia

Il tempo che ci vuole Venezia 81

È un film destinato a toccare le corde dell’anima Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, presentato fuori concorso all’81esima Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di un racconto molto personale, che attinge ai ricordi che la regista ha dei momenti vissuti con il padre Luigi Comencini, qui interpretato da un sempre straordinario Fabrizio Gifuni. E non è da meno l’attrice scelta per impersonare Francesca, ovvero Romana Maggiora Vergano, che il grande pubblico ha conosciuto grazie a C’è ancora domani di Paola Cortellesi.

Una storia universale

Come viene più volte sottolineato durante la conferenza stampa Il tempo che ci vuole è in primis il racconto del rapporto tra un padre e una figlia, quindi sarà facile per il pubblico immedesimarsi, anche perché si parte dall’infanzia in cui tutto sembra perfetto e si continua lungo l’età adulta con i suoi alti e bassi.

Si racconta anche l’invecchiare, il diventare fragili, il lasciarsi andare ma anche il non perdersi mai.

E poi il cinema, passione condivisa, che ha portato la figlia Francesca a seguire le orme del padre, uno dei più grandi registi italiani del ‘900.

Nel cast, oltre a Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano, troviamo (tra gli altri) Anna Mangiocavallo (che interpreta Francesca a 8 anni), Luca Donini, Daniele Monterosi, Lillo Circosta, Luca Massaro, Giuseppe Lo Piccolo e Luigi Bindi.

Il tempo che ci vuole è una produzione Kavac Film con Rai Cinema, Les Films du Worso, IBC Movie e One Art, prodotto da Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti, con il sostegno del Mic e con il contributo della Lazio Film Commission.

Il film uscirà nelle sale il 26 settembre con 01 Distribution.

La parola a regista e protagonisti

«Il legame tra padre e figlia è fondamentale e fondante per qualsiasi bambina e donna, ma mi sono resa conto che è stato trattato molto poco nel cinema. Questo film è il tentativo di raccontare, per una donna della mia generazione, questo legame così importante» – spiega Francesca Comencini durante la conferenza stampa – «Era un film che avevo dentro da sempre, ma mi volevo sentire matura sia a livello di regia che dal punto di vista personale prima di elaborare in maniera libera e serena tante cose. Quando è arrivata la pandemia e ci siamo ritrovati tutti chiusi in casa isolati e temevamo che il cinema potesse perdersi, ho sentito la forte necessità di mettere per iscritto questi ricordi che sono sempre stati nelle mia memoria e hanno accompagnato nel corso della vita. Una volta scritta la sceneggiatura ho voluto chiedere un parere a Marco Bellocchio e lui mi ha dato fiducia, decidendo anche di produrre il film» – spiega la regista Francesca Comencini, che ha voluto fortemente Fabrizio Gifuni per il ruolo del padre: «Anche se sul copione c’era scritto semplicemente “padre” e “figlia”, tutti noi sapevamo che storia stavamo raccontando. Non avevo molto materiale su di lui, perché è sempre stato un personaggio piuttosto schivo, ma mi è stato di grande ispirazione la sua inchiesta I bambini e noi, perché mi ha permesso di capire una delle sue speciali qualità ovvero l’ascolto puro e libero».

Romana Maggiora Vergano ha invece conquistato la regista durante il casting (avvenuto in tempi non sospetti, ovvero quando la giovane attrice doveva ancora terminare le riprese di C’è ancora domani): «Sono sempre stata una grandissima fan di Francesca ed è stato un vero onore per me lavorare con lei. Certo, dopo l’iniziale felicità, è arrivata la paura di dover entrare in un lavoro in cui la persona che mi stava guardando e dirigendo era quella che andavo a interpretare» – spiega – «Però poi il senso di imbarazzo è caduto subito, anche perché ho trovato una regista curiosa che cercava di tirare fuori da me cose che potessero risuonare in lei. Nel momento in cui mi è stato chiaro il respiro universale di questa storia, siamo entrati in un viaggio condivisibile e meraviglioso».